Savona: i simboli perduti

 La SLAM compra la nave scuola dell’Istituto Tecnico Nautico di Savona Leon Pancaldo. 

Dopo la Cassa di Risparmio di Savona e l’Authority del Porto, un altro pezzo del patrimonio Savonese viene trasferito a Genova: il nostro amato Istituto Nautico cede la Nave Scuola Leon Pancaldo alla genovese SLAM, azienda produttrice di abbigliamento tecnico, con la complicità della generale indifferenza dei savonesi.

  

La nave scuola Leon Pancaldo

Quando io ero studente, negli anni ‘60, Savona era la seconda città d’Italia per ricchezza pro capite, con un’economia ben inserita nel mitico triangolo Industriale e che, in modo coerente con la propria economia, oltre a produrre vero benessere, produceva anche fior fiore di diplomati in materie tecnico-scientifiche, che trovavano lavoro nei settori più avanti dell’innovazione di allora  e davano lustro a una città che, assieme alle altre del nord Ovest, è stata artefice delle fortune del nostro Paese, che da paese agricolo è diventato ad un certo punto la 5° potenza economica mondiale.

 

La nave scuola Leon Pancaldo

V’è da dire tuttavia che il lascito più prezioso che i cittadini savonesi hanno ereditato nei secoli è stata la posizione geografica della città con la sua  proiezione sul mare.

Savona, con la sua  millenaria storia di città marinara che ha dato i natali a illustri navigatori come Leon Pancaldo, Cristoforo Colombo, Michele da Cuneo, Lanzarotto Malocello e tanti altri navigatori meno noti ma non meno capaci, aveva nell’Istituto Nautico il vero simbolo rappresentativo della città, nato ancor prima dell’Unità d’Italia assieme a quello di Genova e Nizza e che, oltre all’aspetto puramente didattico, è sempre stato un vero e unico monumento vivente di una  città con una storia, la cui vocazione più grande era legata alle attività del mare. 

 

Leon Pancaldo, Cristoforo Colombo e Lanzarotto Malocello

 Tutte le città civili e fiere del loro passato difendono i loro simboli e li pongono a presidio storico-culturale quale punto di riferimento per le nuove generazioni e l’Istituto Nautico Leon Pancaldo è sempre stato, negli anni, una fucina di Ufficiali di Marina, che navigando in tutti gli oceani hanno fatto conoscere la nostra città, oltre a portarvi il frutto delle loro esperienze e del loro lavoro.

Le passate amministrazioni di sinistra, anziché valorizzare  e far conoscere ai giovani savonesi le enormi possibilità di impiego offerte dalla via del  mare e spronarle ad intraprendere quella strada, che tanto ha inciso nelle fortune della nostra città, hanno posto la storica scuola Nautica ignobilmente nell’anonimato di via alla Rocca per dare più spazio ad un Liceo Classico, facendo sloggiare l’Istituto Nautico dalla propria sede storica del Palazzotto di via Cavallotti, a suo tempo costruito anche con i contributi degli armatori savonesi di allora, il tutto per  meri motivi politici clientelari, di cui ho già scritto in passato.

 

 

Con lo spostamento presso l’Istituto Tecnico Industriale, di fatto l’Istituto Nautico è stato declassato e la sua specificità annacquata; oggi con la cessione della sua nave scuola si è giunti all’epilogo di una storia a suo tempo segnata.

La massificazione delle lauree, pallino storico della sinistra, con la scelta scellerata di incentivare (anche attraverso la classica manica larga di certi insegnanti di sinistra) gli studi classici a svantaggio degli studi tecnici e scientifici, ha portato il nostro Paese ad avere da una parte una grave mancanza di tecnici ma dall’altra una preoccupante disoccupazione dei giovani laureati, che i Governi delle Sinistre hanno pensato di “mitigare” attraverso la nuova pseudo-occupazione e cioè  la gestione dei così detti Migranti, che costa all’erario  oltre 5 miliardi di euro ogni anno, e che anziché portare PIL reale porta nuovo debito pubblico, insieme a gravi problemi di sicurezza, e ai giorni nostri anche problemi sanitari e che  serve solo a formare quello che Carlo Marx definiva “l’esercito di riserva industriale”, vale a dire un enorme bacino di bassa manovalanza disperata, che serve principalmente a quei settori economici maturi con scarso valore aggiunto  che basano la loro presenza sul mercato principalmente sul basso costo della mano d’opera.  

 

Ma ancor più  grave è il fatto che le risorse assorbite dall’inutile settore “dell’accoglienza” vengono tolte ad altri comparti ben più importanti e strategici della spesa pubblica, come la sanità e appunto l’istruzione; infatti la nave scuola Leon Pancaldo è stata ceduta perché l’Istituto Nautico non aveva i fondi necessari per mantenerla, per cui, senza le manutenzioni, stava andando in malora; mentre in passato  le risorse necessarie  al mantenimento c’erano, oggi  tali risorse scarseggiano perché vengono dirottate proprio in quel settore, che il famoso criminale Massimo Carminati affermava essere “… più redditizio del commercio della droga!” per chi vi opera, ma altamente inutile e improduttivo per tutti noi perché altro non fa che distruggere enormi risorse.

 

A sinistra la storica sede del Nautico a destra la nuova sede

L’Istituto Nautico, con le proprie risorse ha sempre prodotto dei validi professionisti del mare, che hanno trovato impiego non solo sulle navi e nei servizi alla navigazione, ma ha anche dato agli studenti le basi propedeutiche per accedere alle facoltà universitarie scientifiche, preparando altresì tecnici pronti a svolgere mansioni di alto livello, da impiegare nei vari settori strategici  che tutti ci invidiano. Sto parlando delle Industrie che vanno dalla filiera dello spazio a quella della radio – comunicazione fino alle eccellenze in nicchie rilevanti come l’automazione , ma soprattutto nel settore superspecializzato delle costruzioni navali che, a tutti i livelli, siano esse navi da guerra, piuttosto che megayachts o grandi navi da crociera, ci portano a primeggiare nel panorama mondiale.

 

Per contro, dagli studi classici si producono al momento disoccupati che trovano spesso come unico ripiego quello di fare i mediatori culturali, assistenti di scartoffie, avvocati e insegnanti dediti all’assistenza di quelle migliaia di inutili clandestini, che sbarcano sistematicamente per essere mantenuti per anni a spese del contribuente.

Non sto a narrare nuovamente   come le sinistre abbiano creato i presupposti per fare regredire la nostra città dallo stato in cui ce l’hanno lasciata i nostri padri a quello in cui si trova ai giorni nostri, perché ho già affrontato l’argomento meticolosamente sia in Consiglio Comunale che su Trucioli Savonesi in cinque articoli precedenti.

Il fatto che in trent’anni si è perso 1/4 della popolazione e la città è invecchiata a livelli di record nazionale la dice lunga su come per decenni si è amministrato la città e a questo punto dobbiamo ringraziare la Slam di Genova, che perlomeno ha sopperito alle deficienze pubbliche e ha salvato un bene che altrimenti sarebbe andato perduto, mettendolo in parte a disposizione dell’Istituto e in parte per progetti benemeriti.

Per fortuna in questo caso il “privato” ha sopperito all’ennesima dimostrazione della mancanza di amore per la propria storia e per le comuni tradizioni da parte di certa pseudocultura dei nostri giorni, che purtroppo pervade il pensiero dominante di certi partiti politici.

  SILVIO ROSSI  Consigliere Comunale LEGA NORD 

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.