Savona – Elezioni comunali

Savona, i soliti faccioni sono già apparsi sui muri
ma restano al palo temi e proposte strategici
soffocati, stravolti dall’idea di potere per il potere

Savona, i soliti faccioni sono già apparsi sui muri
ma restano al palo temi e proposte strategici
soffocati, stravolti dall’idea di potere per il potere
 

Savona – Qualche manifesto con i soliti faccioni è già apparso sui muri della Città. Ma in vista della scadenza elettorale del prossimo maggio che vedrà Savona rinnovare Sindaco e Consiglio Comunale il dibattito sui contenuti, sui cosiddetti “oggetti del contendere” non pare proprio essere decollato.

Per questo motivo proveremo, in questa occasione, a sollevare alcuni temi che ci appaiono del tutto determinanti al fine di stabilire e verificare la qualità dei progetti che saranno portati, dai candidati e dalle forze politiche, all’attenzione degli elettori.

Nulla di più da parte nostra che un tentativo di offrire un qualche parametro comparativo alla valutazione dell’opinione pubblica.

PAGELLA ALLA GIUNTA BERRUTI E ALLA MAGGIORANZA

Partiamo, allora, da un giudizio complessivo sull’amministrazione uscente: senza scendere nel dettaglio dei vari e complessi aspetti che ha presentato l’amministrazione della Città nel corso di questi anni non si può evitare di affermare un giudizio pessimo sull’operato della Giunta e della maggioranza.

Gestione del territorio di bassissimo profilo con il completamento del progetto portato avanti dalle amministrazioni precedenti in totale continuità, incapacità nel risolvere problemi di fondo (si veda i contenitori storici: non si porti a favore il completamento della copertura della piscina dopo 15 anni di travaglio indescrivibile, per favore).

POLITICA DI ANNUNCI RITIRATI E I FRANCOBOLLI DEL PUC

Politica di annunci subito ritirati ( con una buona dose di fantasia al potere: vedi nuovo ospedale). Incapacità di far uscire il PUC dalla logica dei “francobolli”, vendita di pezzi importanti del patrimonio comunale (vedi Banca d’Italia). Nessuna soluzione concreta ai temi dello sviluppo (siamo fermi alle Crociere, sulle quali porremo qualche domanda più avanti), basso profilo sul terreno culturale. E ci fermiamo a questo punto.

Davvero un bilancio che meriterebbe di essere approfondito per portare, da parte di settori politici e sociali della Città, alla constatazione della necessità di una presentazione alternativa, sia al centrosinistra uscente, sia al prossimo centrodestra che si annuncia quale consueto sparring-partner.

Purtroppo, a sinistra, forze politiche importanti hanno pensato di muoversi nella consueta direzione della “limitazione del danno” e del tentare di introdurre in questo quadro presunti elementi di discontinuità (una strategia già abbondantemente fallita).

Un atteggiamento debole, arrivato fra l’altro in contraddizione con giudizi molto diversi espressi in precedenza, sulla base di opzioni di contenuto che si riveleranno probabilmente secondarie perché non legate ad un progetto complessivo.

Un adeguamento che porterà ad una marginalizzazione di una presenza di contrasto politico che, invece, meriterebbe impegno, applicazione, capacità di condurre una battaglia di fondo.

Scriviamo queste cose con rammarico, mentre riproponiamo alcuni dei contenuti che potrebbero, davvero almeno a nostro modesto giudizio, caratterizzare una presenza politica di rilievo nel quadro del prossimo scontro elettorale.

Allora andiamo per ordine: prima di tutto è necessario riflettere, e porre come discrimine, il ruolo degli Enti Locali rispetto all’avanzamento di un confuso progetto di federalismo che intreccia diverse questioni dopo l’affrettata riforma del titolo V della Costituzione avvenuta nel 2001, la bocciatura del tentativo del centrodestra nel 2006, il successivo DDL Calderoli e l’approvazione progressiva dei decreti delegati al proposito, dal cosiddetto “federalismo municipale” a quello “regionale” (una terminologia del tutto impropria, sulla quale comunque non ci soffermiamo oltre).

TITOLI TOSSICI IN BILANCIO E LEGHISMO RAGIONERISTICO

Ne abbiamo già accennato nel recente passato, ma ritorniamo in ogni caso sull’argomento: l’amministrazione comunale di Savona attualmente in carica, oltre ad usare in modo del tutto improprio alcune leve di bilancio e utilizzando risorse in funzione dei cosiddetti “titoli tossici”, si è mossa sostanzialmente sull’onda di una idea di “leghismo ragionieristico” senza riuscire, cioè, a svolgere una funzione di coesione sociale verso il basso e di coesione politica nell’insieme del concerto degli Enti Locali, almeno a livello regionale (diverso poi il discorso circa la funzione svolta nei confronti della Regione Liguria, ma non entriamo adesso nel merito di una questione molto delicata).

In effetti, comunque, non abbiamo ravvisato, rispetto al ruolo di un Ente Locale gestito dal centrosinistra, rispetto alla questione del “federalismo” (di vario tipo) alcuna posizione di contrasto, al tentativo in atto, da parte del centrodestra, di avviarsi verso un vero e proprio momento di rottura dell’unità nazionale (che si potrà realizzare in varie forme, considerata la situazione di fortissima crisi economica sul piano internazionale e le difficoltà di costruzione dell’Unione Europea).

La prossima tornata amministrativa sarà davvero quella in cui gli Enti Locali si giocheranno, per intero, il proprio ruolo di punto di riferimento, di catalizzatori delle risposte ai bisogni sociali: se si va a questo appuntamento soltanto pensando alle aliquote dell’IMU 1 o dell’IMU 2 o al come porre la “tassa di scopo”, senza un progetto politico concreto, allora davvero il rischio del collasso del sistema sarà prossimo.

Le forze politiche che intendono sedere nei prossimi consigli comunali, a Savona come altrove, debbono porsi questo tipo di questioni, in forma prima di tutto politica, di orientamento di fondo, di traguardi da perseguire.

Ravvisiamo invece il “respiro corto” dell’idea del potere per il potere, dell’alleanza al minimo, della governabilità quale “bene in se”: davvero poca cosa.

Abbiamo così individuato un primo punto di discrimine rispetto alla realtà esistente, nell’ambito di alcune idee da sviluppare nell’offerta ai savonesi di una necessaria alternativa politica.

Egualmente non avvertiamo, nel dibattito in corso, una riflessione adeguata attorno al tema della detenzione del potere, della sua articolazione, delle sue espressioni di scena e di retroscena.

Al riguardo del tema del potere Savona ha rappresentato, da tempo, una sorta di laboratorio: fin dagli anni ’70-’80 quando il teardismo si collocava già in un contesto di assoluta anticipazione di quella “Tangentopoli” che poi sarebbe stata scoperta all’inizio degli anni ’90 rappresentando una delle cause più importanti della dissoluzione del sistema dei partiti.

Dalle nostre parti, in seguito, si è sperimentato, almeno dal 1994(anno della formazione di una inedita alleanza tra la Lega e il Centro, che vide protagonisti alcuni personaggi che poi avrebbero caratterizzato la stagione immediatamente seguente) fino al 2005 (in conclusione di due mandati di governo del centrosinistra), il quadro della cosiddetta “subalternità” delle istituzioni ai non meglio definiti ed individuati “poteri forti” dell’economia.

L’ATTIVITA’ DEI POTERI FORTI E LE IMPOSIZIONI

Poteri che imposero il completamento, per quanto possibile, del processo di deindustrializzazione realizzando nelle aree portuali e di maggior pregio industriale alcune operazioni edilizie e puntando su di un modello di presunto sviluppo incentrato sul trasporto e il passaggio di persone nella nostra città (la vicenda, oggi, in piena fase di attuazione dello “scalo crociere”).

Adesso ci troviamo in una fase di ulteriore passaggio, di cui ancora una volta Savona appare essere terreno di sperimentazione, quello della privatizzazione del potere, addirittura concentrato in numero assai ridotto di persone alcune delle quali ricoprono più incarichi in bilico tra il pubblico e il privato (come accade del resto da altre parti e in diversi settori) in funzione del mantenimento di funzione per una sorta di microcapitalismo territoriale.

Microcapitalismo che si avvantaggia sul terreno economico della coltivazione di alcuni “orticelli” ben delimitati (pensiamo anche al ruolo di alcune categorie economiche) rifiutando, sul piano politico, l’idea di rappresentanza.

In questo quadro le istituzioni locali sono relegate ad una funzione assolutamente laterale (badate bene, non stiamo toccando il tasto dolente del ruolo dei consessi elettivi come faremo in seguito, ma scriviamo delle istituzioni locali nel loro insieme, comprese quelle cariche monocratiche i cui epigoni credono, vanitosamente, di farsi eleggere direttamente dai cittadini).

Verifichiamo allora alcuni punti di dibattito possibile.

Abbiamo già accennato ai temi del federalismo e del bilancio e non vi ritorniamo.

Al centro della discussione debbono, comunque, tornare i temi dello sviluppo e dell’economia.

PIATTAFORMA MAERSK E BLOCCHI A CARBONE DI VADO

Temi che, per quel che riguarda Savona, si collocano, sotto l’aspetto della prospettiva immediata, al di fuori dal confine del Comune. Incombono, infatti, Piattaforma Maersk e nuovi blocchi a carbone per la centrale di Vado Ligure.

Savona, la Città, la sua amministrazione, assunta la consapevolezza che questi sono gli elementi determinanti per il futuro debbono essere in grado di intervenire, esprimersi, portare avanti una battaglia politica.

Vi sono molte buone ragioni per il “No” ad entrambi i progetti. “NO” condotti da molti settori politici, istituzionali, sociali (con particolare riguardo, a proposito della Centrale, non solo degli aspetti di tipo ambientale, ma anche legati ai temi della salute; temi sollevati con grande competenza e apporti di elevata scientificità).

Mancano, però, le sedi per una discussione di fondo e , soprattutto, per promuovere una ricerca penetrante sui temi dello sviluppo economico da collegare, da un lato all’innovazione tecnologica e dall’altro ad una visione della Città di Savona da non limitare a quella di una spenta città di transito (riprendiamo, sotto questo aspetto, l’idea già più volte avanzata di “Savona città della Cultura”, delle facoltà universitarie di tipo umanistico collocate in centro, nel Palazzo dell’ex-Ospedale San Paolo e la biblioteca a Palazzo Santa Chiara.

VELLEITARIA CITTADELLA DELL’INNOVAZIONE AL CAMPUS

Il tema dell’Università, una Università italiana in profonda crisi come ci capita personalmente di constatare tutti i giorni, è tema di grandissima attualità e spessore politico. Una Città come la nostra che decidesse un coraggioso investimento di risorse, prima di tutto umane, su questo fronte si porrebbe all’avanguardia.

Non basta, ed appare anche un po’ velleitaria e fuori tempo, l’idea della cittadella dell’innovazione al Campus di Legino, che pure si potrebbe fare restando coscienti però di tutti i limiti dell’operazione).

LE NUOVE BANCHE ANNUNCIATE, MA MAI ARRIVATE

Inoltre il tema dello sviluppo è direttamente collegato, ricordando sempre i grandi temi della crisi economica che tocca tutti da vicino, al tema del sistema bancario in sede locale e nei rapporti tra questo livello ed il piano regionale, nazionale, internazionale (era stato previsto, fra l’altro, l’arrivo a Savona di istituti di credito stranieri: si era parlato di Credit Lionnais e di Deutsche Bank, ma non si è visto nulla; c’è il Credit Agricole ma solo perché collegato a Cariparma).

Un punto di grande peso, da sollevare con capacità di analisi e di attenzione specifica. Collegato al tema dello sviluppo c’è la questione urbanistica, nelle precedenti tornate al centro dell’attenzione generale ed oggi, oggettivamente, esaurita la vicenda dell’area portuale e dell’ex-Italsider con il completamento di Torri Bofill e Crescent, in calo rispetto all’attenzione dell’opinione pubblica.

Il tema dell’urbanistica va affrontato, prima di tutto, reclamando con forza la revisione complessiva del PUC per ragioni già più volte esposte (e legate alla logica dei cosiddetti “francobolli”. Non si tratta di una proposta semplicisticamente massimalistica, ma del tutto necessaria per riaprire (come dice qualcuno) “la partita”.

ZONA DI LEGINO, TEMA CENTRALE DEL DOMANI

Senza questo passaggio preliminare non ci potrà essere alcuna possibilità d’incidenza politica se non attraverso una opposizione precisa, documentata, incalzante. In ogni caso, da questo punto di vista, il tema centrale del domani è quello riguardante la zona di Legino.

Il progetto fin qui formulato, su nuovo stadio (sic), cittadella dell’innovazione, insediamenti abitativi non piace a nessuno. E necessario sfruttare questo stato di cose e proporre una sistemazione più consona alla realtà dell’attuale Stadio e fermare davvero, in forma definitiva, la prevista ondata di cemento.

L’ultimo punto, consapevoli della limitatezza di questi punti di discussione e tralasciando tantissimi argomenti di grande importanza, riguarda il tema della “costruzione democratica delle decisioni”.

Un tema che si compone di tre punti: combattere la logica della “governabilità ad ogni costo” (che sembra, appunto, aver ammaliato anche una parte di quella sinistra che pensava di essere innovativa ed alternativa); rilanciare il ruolo del consiglio comunale mai così mortificato( anche nello stesso sviluppo del dibattito interno al consesso) come in questi ultimi cinque anni; provvedere a riempire il vuoto lasciato dall’abolizione delle circoscrizioni ( il nostro avviso, sotto questo aspetto, è quello di provvedere a strumenti di partecipazione e decentramento amministrativo, dotati di propria autonomia funzionale, ed eletti dai cittadini in forme diverse da quelle delle liste di partito, attraverso il concorso dei soggetti attivi sul territorio sul terreno dell’associazionismo).

L’ESPERIENZA DEI CONSIGLI DI QUARTIERE

La ripresa in chiave aggiornata dall’antica esperienza dei consigli di quartiere potrebbe rappresentare un esempio da valutare con attenzione. Questa nuova esperienza, tra l’altro, potrebbe portare benefici, sul piano dell’inclusione politica, anche dei cittadini migranti presenti sul nostro territorio).

Nella sostanza, e per finire, serve un dibattito aperto, che parta da valutazioni concrete sull’operato dell’amministrazione uscente, dalla verifica delle necessità di rappresentanza politica di settori della Città e di progettualità alternativa. La promozione di espressioni di pluralismo reale, in nome di un serio confronto di idee non potrà che far bene alla democrazia, in generale, ma in particolare in un quadro tutto sommato limitato e provinciale, come quello di Savona.

Savona, 13 Marzo 2011                                                           Franco Astengo

 

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