Sanremo

Ma a Sanremo, dopo 30 anni, la mancia è sempre d’oro?
Nessuno ricorda ormai i “galà estivi” riservati ai politici locali

Ma a Sanremo, dopo 30 anni, la mancia è sempre d’oro?
Nessuno ricorda ormai i “galà estivi” riservati ai politici locali

Sanremo –  Sfogliare l’archivio della cronaca di Sanremo arricchisce il bagaglio della conoscenza di anni e dei nostri giorni. Il 16 settembre il giornalista de La Stampa, Renato Olivieri, ricordava tra le altre cose che nel 1977 le mance al Casinò avevano addirittura superato gli incassi. Nei dieci anni hanno fatto registrare punte anche del 98 %. “Ora – aggiungeva Olivieri – in questo scorcio del 1980 le mance si sono attestate sul 62 per cento”.

All’epoca venivano incassati nell’arco di un anno 137 miliardi di cui 23 e rotti finivano nelle tasche, anche se cucite, del personale, soprattutto in quelle dei 232 croupier.

I tempi, a distanza di 30 anni, si sono evoluti. Il panorama economico è mutato. Un giovane sindaco ha segnato forse la svolta rispetto ai collaudati “signori”, spesso tacciati di “mangia, mangia”.

La generale corsa all’arricchimento personale ha intaccato il tessuto alle fondamenta. I fratelli massoni non sempre hanno dato il buon esempio all’anima e al corpo.

Purtroppo la città fatica ad uscire dal “buio” e spogliarsi del passato come strumento di crescita e di uguaglianza.

L’annuncio di una città pulita, ordinata, è lungi dal traguardo. Domenica 10 ottobre 20010 nel cuore del “salotto” cittadino, pomeriggio, si è tenuta una processione religiosa. Tanta gente, fedeli, tra canti, preghiere, la statua portata a spalle, la benedizione. Tra la vecchia stazione, strade e marciapiedi attigui, decine e decine di ambulanti di colore, con ogni bene di Dio. Non hanno risparmiato di avvicinare neppure i fedeli che si accalcavano lungo il percorso della processione. “Se credi in Dio, aiutami, sono povero e devo mangiare”.

La solita insistenza, un solo vigile urbano, nell’ultima fila. Le mani della mala sul mercato dei vu cumprà. Il decisionismo del sindaco per ora non si vede.  La città p sporca e il “piccolo salotto” dell’area pedonale, mal si sposa con il senso di trascuratezza, disordine, che tutto intorno si vede e si respira.

Ci vorrà ancora del tempo. Non siamo più negli anni delle mance d’oro, ma il colpo d’ala ha da venire.  Il Zoccarato rinnovatore deve premere l’acceleratore davvero e non basta solo un colpo. 

 

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