SAN VALENTINO

SAN VALENTINO

Un Santo Patrono degli innamorati? E perché non un Santo Patrono degli abbandonati, degli illusi e delusi, dei respinti e degli umiliati e offesi dei due (o diversi) generi?

 

SAN VALENTINO

    Un Santo Patrono degli innamorati? E perché non un Santo Patrono degli abbandonati, degli illusi e delusi, dei respinti e degli umiliati e offesi dei due (o diversi) generi? Gli innamorati – se lo sono veramente – sono già, almeno finché dura l’innamoramento, in paradiso. Se non fosse una contraddizione in termini, più che una festa degli innamorati sembrerebbe opportuna una festa dei disamorati, degli sfortunati, dei divorziati, dei solitari, di chi insegue il miraggio di un amore impossibile, insomma degli uomini soli e della donne sole non per scelta ma per crudele destino. Costoro, a che Santo potrebbero votarsi (oltre che, naturalmente, a Santa Rita da Cascia?). Forse a Sant’Antonio da Padova, ricordando le tentazioni mandategli dal diavolo nel deserto? Certo è che proprio nel giorno della loro festa rischierebbero di non beneficiare nemmeno di una telefonata o di un sms o di una email di consolazione, dato il vuoto che hanno, o si sono fatti, intorno.


 

Eppure, se c’è, o se qualcuno ha inventato la festa degli innamorati, perché nessuno inventa la festa dei cuori solitari? Non sarà che nessuno spenderebbe per loro non dico una lira o un euro ma nemmeno una parola? Nel giorno di San Valentino Martire (Interamna, 176 –  decapitato a Roma per ordine dell’imperatore Aureliano il 14 febbraio del 273),  patrono non solo degli innamorati ma anche degli epilettici, si sprecano i biglietti –  chiamati, appunto, “valentine”,  i messaggi e i messaggini sentimentali, i regali e i regalini tra fidanzati o (a)morosi, è un tripudio di frasi e di promesse di eterna felicità, abbastanza simili e convenzionali (esistono anche repertori di frasi fatte da inviare alla persona desiderata), di inviti a cenette o cenini a lume di candela, e così via. C’è qualcosa di male? E che cosa può esserci di male in una scambio di galanterie su comando? Comando di chi? Nessuno ci obbliga  a regalare un mazzolino di viole o a scrivere un biglietto in stile Baci Perugina per l’oggetto dei nostri desideri., e infatti non tutti gli innamorati lo fanno. La domanda è allora: perché tanti “innamorati” lo fanno? Perché è la loro festa, perché sono innamorati sul serio, perché colgono l’occasione per dichiararsi o magari per credersi innamorati o di far innamorare qualcuno o qualcuna? Possibile che si identifichino  tutti, in questo giorno, negli innamorati di Peynet? Non è – o non dovrebbe essere – l’amore qualcosa di estremamente intimo, personale e al limite del dicibile (Lingua mortal non dice / quel ch’io sentiva in seno.)? Non sarà che tutta questa retorica amorosa su comando mascheri una sostanziale mancanza di vero amore e di vera romantica passione? Oh, lo sappiamo bene: per un giorno si può persino fingere di provare sentimenti mai provati e pronunciare parole dette da altri in altro tempo ad altre persone. Quanti “ti amo” voleranno oggi sul web o per l’etere tramite cellulari? Oggi ti amo, ma domani? Le feste sono belle ma hanno un difetto: passano in fretta; e, come dice l’amaro proverbio: “ passata la festa, gabbato lo Santo”. 

FULVIO SGUERSO

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