Salvini cavallo vicente o perdente
SALVINI CAVALLO VINCENTE
O PERDENTE?
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SALVINI CAVALLO VINCENTE O PERDENTE? |
Perdente o vincente che sia, Matteo Salvini è tuttora il leader – forse un po’ meno carismatico dell’anno scorso – secondo i sondaggi, del primo partito italiano, anche se non più con il consenso del 34 per cento, come alle elezioni europee della primavera 2019. E’ quindi evidente che la Lega Nord, ora Lega Salvini Premier e non più “per l’indipendenza della Padania” come all’epoca della leadership bossiana secessionista o separatista di Roma ladrona, del vilipendio del Tricolore, del vilipendio del Presidente della Repubblica, della diffamazione dei magistrati, dei centomila bergamaschi armati, parole d’ordine anti italiane ed eversive (sulle quali il militante leghista Attilio Eridanio – dal nome latino del dio Po – preferisce sorvolare), non può essere liquidata come un fenomeno meramente folkloristico destinato a finire nel nulla come altri movimenti “rivoluzionari” di protesta durati l’espace d’un matin, come i “girotondi”, “gli indignati”, “il popolo viola”, “i gilet arancioni”, “i no global”, “il popolo dei vaffa-day” (non basta gridare al lupo, al lupo per governare: abbiamo visto la parabola dei grillini dalle stelle alle stalle) e compagnia cantando, o meglio, protestando.
Intanto la Lega è indubbiamente radicata da tempo nel territorio dell’Italia settentrionale, a livello comunale e regionale; amministra regioni importanti e fondamentali per l’economia nazionale come il Piemonte, La Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia; è stata tre volte al governo con Berlusconi, con Bossi ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione e di nuovo con il Cavaliere ministro per le riforme per il federalismo (non più per l’indipendenza della Padania); due volte con Roberto Maroni ministro dell’Interno e poi con Maroni ministro del lavoro e delle politiche sociali, sempre con Berlusconi presidente del Consiglio; infine è stata nuovamente al governo insieme al Movimento5telle con Matteo Salvini vicepremier insieme a Luigi Di Maio e ministro dell’Interno nel primo governo Conte. Sennonché Salvini, succeduto a Maroni e a Bossi per le note vicende corruttive e giudiziarie onestamente ammesse dal leghista Attilio Eridanio e per le precarie condizioni di salute del senatur, come ho sostenuto nel mio articolo non speculare, gentile Eridanio, ma realisticamente decostruttivo dell’orazione pro Salvini del prof. Lisorini, difensore volontario aggiunto e apologeta del leader sovranista ed euroscettico minimizzatore della pandemia al modo del presidente uscente degli Usa Donald Trump e rinviato a giudizio per sequestro di persona a scopo di propaganda politica, si è atteggiato, contratto o non contratto, più che a vice premier a premier in pectore, assumendosi di fatto le funzioni del ministro delle infrastrutture e della ministra della difesa. A questo punto, al di là dell’idealizzazione acritica che ne fa il filosofo livornese, lei non manca di rilevare la disinvoltura opportunistica di Salvini, passato senza batter ciglio da “prima i padani” a “prima gli italiani” e dall’ampolla dell’acqua del dio Eridano al bacio al Rosario e al Crocifisso (a quando il bacio alla bandiera?), lei onestamente ammette che “la svolta in senso nazionalista della Lega, ha sì portato una copiosa messe di voti della destra sociale e comunque antiliberale, ma nello stesso tempo ha portato la Lega su un crinale completamente opposto all’originale autonomismo territoriale e di costume identitario che contraddiceva la vecchia Lega Nord”. Così ora abbiamo un Matteo Salvini sovranista italiano che contraddice il Matteo Salvini indipendentista padano. Che cosa è successo? Conversione dal mito di Milano “capitale morale” al mito di Roma non più ladrona ma faro di civiltà? Folgorazione sulla via delle democrazie illiberali (idest dittature mascherate) di Orban, di Putin, di Lukashenko, di Erdogan? Schizofrenia incipiente? Niente di tutto questo, solo puro calcolo politico. Almeno Giogia Meloni è senz’altro più fedele a se stessa e più politicamente avveduta e coerente, non per niente è più avanti nei sondaggi. Il Salvini di lotta e di governo nel primo governo Conte è però finito all’opposizione per un errore di calcolo e di presunzione (ci ricordiamo tutti la richiesta dei pieni poteri partita dal Papeete nell’agosto del 2019 e la sua irrituale convocazione straordinaria delle Camere durante le vacanze ferragostane (alzate il culo che dobbiamo sfiduciare il Governo…) è chiaro che di fronte a questa escalation di pretese fuori controllo del ministro dell’Interno le opposizioni e il Presidente della Repubblica hanno fatto scattare l’allarme rosso e così le cancellerie europee e la stessa Casa Bianca, per niente contenta di un eventuale governo sovranista filo Putin. Ma anche come leader dell’opposizione il Capitano non sembra molto lucido, tanto più in questi tempi di pandemia: la sua costante polemica contro l’esecutivo durante l’emergenza non lo promuove a statista preoccupato del bene della nazione e non soltanto della sua parte politica: è sempre il Salvini di lotta ma non più anche di governo, di qui le sue oscillazioni nei confronti dell’ Ue, dell’euro, di Draghi, del chiudere tutto e dell’aprire tutto, dei no-mask e degli assembramenti con tanto di selfie…Devo dare atto ad ogni modo al leghista Eridanio di non attribuire la caduta del governo giallo-verde alla motivazione ufficiale che va ripetendo Salvini stesso, cioè che i 5 stelle gli impedivano di governare (lapsus freudiano significativo), smentendolo platealmente. Meno convincente la tesi del complotto internazionale ordito da Mattarella e da Conte con i vertici dell’Ue, sul quale giura invece il prof. Lisorini; più che un complotto, come spiega lo stesso Eridanio senza infingimenti “dall’interno della Lega” e quindi più attendibile degli osservatori esterni o “prevenuti”, era in corso una trattativa “con Bruxelles per ottenere un ammorbidimento per questioni di bilancio, cosa poi realizzata con l’appoggio alla candidatura Von Der Layen, lasciando la Lega nel dilemma di opporsi e quindi creando una situazione di disagio per la classe imprenditoriale del Nord, oppure assecondare Conte sputtanandosi con la parte sovranista del partito”. Ha preferito non sputtanarsi con i sovranisti e far cadere il governo di cui faceva parte, sputtanandosi così con la classe imprenditoriale del Nord. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Grazie comunque ad Attilio Eridanio per il suo intervento ben informato, sul quale mi piacerebbe leggere una risposta anche dell’avvocato aggiunto del Capitano, il prof, Pier Franco Lisorini.
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