Salvare le foreste è fondamentale

Salvare le foreste è fondamentale

 Salvare le foreste è fondamentale

 

 Gli alberi salveranno il clima e noi? In parte, ma non ce la faranno da soli. Questo in sintesi il messaggio rispetto alle mille iniziative di piantumazione che sono sicuramente utili ma non devono diventare un alibi per non impegnarsi in altri settori. Gli alberi hanno prima di tutto importanti funzioni ecologiche che chiamiamo servizi ecosistemici: contengono l’erosione dei suoli e riducono il rischio di alluvioni, permettono la penetrazione della pioggia nelle falde idriche, ospitano e difendono una ricca biodiversità, nelle nostre aree urbane aiutano a depurare l’aria e con l’ombra e l’evaporazione del loro fogliame riducono di qualche grado le temperature estive, aiutandoci a sopportare meglio le nuove ondate di calore africano. Inoltre sono elementi fondamentali della bellezza del paesaggio.

Da un po’ di tempo sempre più attenzione viene rivolta agli alberi come “pozzi di CO2” ovvero le foreste viste come serbatoi che possono sottrarre con la fotosintesi una parte delle nostre emissioni dovute alla combustione di materiali fossili – petrolio, carbone, gas. In un articolo comparso su Nature nel marzo 2020 a firma di un centinaio di ricercatori, coordinato da Wannes Hubau dell’Università di Leeds, si riporta che le foreste tropicali intatte, ovvero non disturbate dall’uomo, tra il 1990 e i primi anni 2000 circa, hanno sequestrato il 15 per cento dell’anidride carbonica emessa dalle attività umane, con un valore medio di 660 kg di carbonio per ettaro all’anno. In teoria l’aumento di CO2 nell’aria a causa delle nostre ciminiere dovrebbe fare crescere più rigogliosamente anche le foreste, in realtà lo studio evidenzia purtroppo come questa capacità di compensare le nostre emissioni stia diminuendo, soprattutto in Amazzonia, perché l’aumento della temperatura e delle siccità dovuti al riscaldamento globale causano maggior mortalità degli alberi e stress fisiologico.

Questo vuol dire che bisogna assolutamente proteggere le foreste tropicali per non causare un’ulteriore perdita di efficienza di questo serbatoio naturale di carbonio. Per dare una mano al clima ovviamente è corretto piantare più alberi, ma stiamo parlando di milioni di chilometri quadrati nelle zone favorevoli del pianeta, non soltanto di un parco urbano qua e là, operazione più simbolica che effettiva.

Comunque tutto fa brodo, e anche un tronco in più nel nostro giardino qualche quintale di CO2 lo cattura e il modo più sicuro per sottrarla a lungo termine dall’atmosfera è trasformare quel legno in mobili o travi da costruzione ripiantando subito dopo un nuovo albero. Su molti prodotti di carta e legno ormai vedete i simboli familiari del Pecf (Programme for the Endorsement of Forest Certification) o del Fsc (Forest Stewardship Council): sono la garanzia che la materia prima proviene da foreste certificate, gestite con tecniche sostenibili e non dal saccheggio illegale di quelle tropicali. Attenzione però: c’è chi pianta un albero, magari con un programma di riforestazione a distanza, e poi balza su un aereo per una vacanza esotica pensando di essersi messo la coscienza a posto. In realtà, per ridurre veramente le emissioni, bisogna piantare l’albero e non prendere l’aereo…

 

 

LUCA MERCALLI 

 

Da il mensile  dei soci Coop 

 

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