SACERDOZIO, POTERE E VERITA’

Commento all’ammonizione contro le tentazioni mondane che il Papa ha rivolto (et pour cause) ai sacerdoti

SACERDOZIO, POTERE E VERITA’

Commento all’ammonizione contro le tentazioni mondane che il Papa ha rivolto

 (et pour cause) ai sacerdoti

SACERDOZIO, POTERE E VERITA’

Chissà mai quali ragioni ecclesiali e pastorali hanno persuaso il Santo Padre ad ammonire i quattordici nuovi sacerdoti ordinati domenica in San Pietro e, con loro, tutto l’ordine sacerdotale, riguardo al senso e al fondamento del ministero sacro a cui sono chiamati; perché mai avrà voluto ricordare proprio ora che “Dio non ama chi vuole realizzare solo le sue ambizioni: il sacerdozio non serva al proprio potere personale”?

Si rivolgeva forse a qualcuno in particolare o era solo un paterno richiamo erga omnes e ogni riferimento alle vicende di sospetta corruzione che riguarderebbero anche alti prelati è, come suol dirsi in simili circostanze, puramente casuale?

Certo è che l’affermazione secondo cui “il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale”, è valida per ogni tempo e per ogni luogo, ma l’occasione solenne in cui è stata pronunciata e “il contesto della dichiarazione pubblica – scrive Gian Enrico Rusconi sulla Stampa (21/06) – e quindi il suo plusvalore comunicativo, è dato dalle notizie che sono riportate contemporaneamente dai quotidiani. Sono le inchieste annunciate sulla gestione della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, ex Propaganda Fide, e i sospetti di un uso improprio di beni della Chiesa.” Rusconi non si pronuncia sull’inchiesta in corso che coinvolge il cardinale Crescenzio Sepe, si sofferma invece sul volto teso e stanco di Benedetto XVI e sulle sue decise e severe prese di posizione nei confronti di quelle che ai suoi occhi, come a quelli di molti semplici cattolici “di base” e di teologi come Kung e Mancuso, appaiono le nuove piaghe della Chiesa cattolica, effettivamente provata in questi ultimi tempi da una fitta e imbarazzante sequela di scandali: dal caso Boffo alle non trasparenti intese con affaristi e politici, alla sciaguratissima vicenda degli abusi sui minori. Non è dunque per caso che il Pontefice ha voluto ammonire i nuovi presbiteri così: “Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale o del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero. Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di se stesso e dell’opinione pubblica.” In altri tempi si sarebbe detto “del rispetto umano e del giudizio del mondo”. E’ incredibile che il Papa teologo debba ricordare ai sacerdoti che non sono al servizio della propria ambizione, della carriera, di questo o quel potere mondano, insomma che non possono servire due padroni: “Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona”. (Mt 6, 24). E se ne ha sentito l’urgenza significa che qualcuno (si spera pochi) ha smarrito la via, il senso della propria vita, l’orientamento verso la verità, preferendo servire mammona piuttosto che Dio; e quindi tanto incredibile non è. Ha ancora ricordato il Papa: “il sacerdozio si fonda sul coraggio di dire sì ad un’altra volontà, nella consapevolezza, da far crescere ogni giorno, che proprio conformandoci alla volontà di Dio, immersi in questa volontà, non solo non sarà cancellata la nostra originalità, ma, al contrario, entreremo sempre più nella verità del nostro essere e del nostro ministero.” La nostra originalità, cioè la nostra unicità di persone con tutti i nostri limiti e le nostre qualità (i nostri “talenti”), sia che siamo sacerdoti, sia che siamo laici, perché ognuno non può che essere quello che è, in quanto creatura così e così determinata, pur nella sua inalienabile libertà. Ma queste sono, o dovrebbero essere, nozioni di base ormai connaturate e metabolizzate in ogni credente cristiano. E se il Papa ha sentito il dovere, o il bisogno, di ricordarlo ai sacerdoti cattolici, non significa forse che non tutti i cattolici sono per questo anche cristiani? Osserva ancora Rusconi: “Questo Pontefice, snobbato un po’da tutti, nonostante le parole di deferenza curiale che lo circondano, sta forse trovando il suo inatteso profilo. In un momento difficilissimo per la Chiesa in Europa, di cui solo nel nostro superficiale Paese non ci si accorge.” Eh sì, la navicella di San Pietro, malgrado le folle del Giubileo e i trionfi mediatici del predecessore di Papa Ratzinger, si trova davvero in cattive acque. Non è la prima volta nella sua storia millenaria e non sarà nemmeno l’ultima. D’altra parte un conto è la Chiesa di Dio, fondata sulla roccia, ispirata e guidata dallo Spirito Santo, erede della Tradizione Apostolica e deposito della fede; un altro è la Chiesa come struttura di potere temporale, quindi anche politico, finanziario, commerciale, mediatico e, insomma, mondano con tutto quello che ne consegue, comprese le tentazioni sempre in agguato del principe di questo mondo. Contro queste tentazioni era rivolta l’ammonizione papale. Chissà se qualche alto prelato al culmine della suo cursus honorum si è sentito, per così dire, chiamato per nome. Certo è che qualcosa, anzi molto, nella Chiesa deve cambiare, se non si vuole che pastori ciechi portino tutto il loro gregge verso il baratro.

 
Fulvio Sguerso
 
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