Rosalia Guarnieri
Le prime sortite della sindachessa berleghista, grintosa e passionale |
Le prime sortite della sindachessa berleghista, grintosa e passionale COPRITI ROSALIA Noi filoterroni chiameremo Villalba “Villalbenga” e Albenga Albavilla”. Coprifuoco di Viale Pontelungo, moschea, la Costituzione |
Rosy Guarnieri |
Le prime sortite della sindachessa berleghista d’Albenga, Rosalia Guarnieri, ci hanno lasciati di subito sgomenti e quindi perplessi e contrastati da opposti sentiri. L’attacco ai commercianti di viale Pontelungo, con la dichiarata imposizione di chiusure, tenuto conto dell’ora legale, pressoché pomeridiane, rendendo così la nota arteria cittadina un mortorio, tutt’altro che sicuro se vero è che la solitudine dei siti li rende più vulnerabili dai malintenzionati, ci aveva profondamente e negativamente colpiti. |
Non solo perché tesa a offendere gli esercizi gestiti soprattutto da immigrati, ancorché da vecchia data, ma anche per la paradossale soluzione data al problema della cosiddetta “sicurezza”, essendo evidente la contraddizione di affermare più sicuro il luogo abbandonato, non frequentato né ravvivato dal commercio e dalla presenza degli avventori. Pare che all’origine di tale “bella pensata” ci sia una rissa, fatto che non è stato certo provocato dalla frequentazione popolare del viale, com’è ovvio. Ma tant’è! Già che c’era, vista la proliferazione delle denunce di pedofilia nell’ambito ecclesiale, la nostra sindachessa, con la stessa logica, avrebbe potuto prendere posizione per la chiusura delle Parrocchie. Sennonché, con una liberalità dovuta, ma sconosciuta nelle fila dei secessionisti federalisti padanisti xenofobisti cui inerisce, la prima cittadina di Albenga ha aperto un dialogo con i rappresentanti dei lavoratori islamici insediati in Ingaunia, per discutere la loro legittima richiesta di aprire un decente luogo di culto e di cultura, del loro culto e della loro cultura. Si tratta, per la verità, di un diritto costituzionale pubblico e privato, lo riscriviamo testualmente per noi stessi e, soprattutto, per gli “smemorati”: Articolo 3 della Costituzione: “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso , di razza, di lingua, di religione,di opinioni politiche , di condizioni personali e sociali.” Articolo 8 della Costituzione: “Tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano.” Articolo 19 della Costituzione : “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.” Non c’è proprio, quindi, nulla da discutere ma, tenuto conto dei mala tempora che stiamo attraversando e della colorazione para-politica che la signora Guarnieri ha voluto abbracciare, si tratta pur sempre di un fatto notevole. Bene, ci siamo detti, si è ricordata di essere un’immigrata anche lei, originaria di Villalba dove, giustamente, è stata festeggiata. Non capita tutti i giorni di avere una sindachessa siciliana in un sito vetero-ligure vescovadato come Albenga. Anzi, qualcuno ha proposto di chiamare Villalba “Villalbenga” e Albenga “Albavilla”. Vedremo se tali gemellaggi avranno i loro sperati esiti e se, approfittando dell’aeroporto di Villanova, si potrà programmare un viaggio nell’amata Trinacria, senza dover affrontare l’impraticabile Salerno-Reggio Calabria e senza dover attendere il ponte sullo stretto di Messina (ilarità). Ci siamo ancor più compiaciuti perché si tratta di una donna che ci dicono essere grintosa e passionale, come correttamente noi filoterronici vorremmo che fossero le donne in tutto quello che fanno. Colmi di soddisfazione per le conclusioni come sopra dedotte, abbiamo dovuto, improvvisamente, trattenere il nostro entusiasmo perché, da alcune novelle rilasciate mediante “Il Secolo XIX”, pare che la nostra Rosy ritenga attuabile un “Referendum” sull’apertura di tale centro di culto e di cultura islamico, referendum che potrebbe da lei essere proposto qualora richiesto dalla gente. Ahinoi, abbiamo pensato, cotale illegittima idea le è sopravvenuta per colpa dei sodali berleghisti i quali, come è noto, della Costituzione repubblicana vorrebbero fare carta straccia. E invece no. Pare che l’idea, anzi, il consiglio le sia stato ammannito da compare Antonino Coppola, inteso Titò (attenzione: stiamo raccontando sulla base di fonti precarie, ogni riferimento a personaggi esistenti è puramente casuale). Seduto davanti alla sua notevole carciofaia della “Piana”, l’ha ricevuta in una variabile giornata d’aprile. “Capo, gli stava denunciando un moro, hanno tagliato due filari, in fondo, dalla strada”. E Titò, tranquillo, “Chi arrubba pi’ mangiari nun fa piccato, è una bona jornata.” “Copriti Rosalia… (le ha detto) una copertura devi avere . Tu chiedi alla gente ah ! e ci fai su tanticchia un bel referendum. Se dicono di sì, mah…. Se dicono di no…mica gliel’hai detto tu di no, ma quanno mai? glielo ha detto la gente.” “Ma come faccio ? hanno anche assicurato che si pagano tutto loro, senza oneri e pesi per il Comune.” “E chi glielo affitta il locale, ah! quando tutti sanno che il referendum ci fai ? Statti accuorta , che noi siamo del Norte . Talia a tutta questa piana , al di qua del Centa, meglio che al di qua del Salso, no ? vorresti vidirci trasire Omar ben Ibraim e l’emiro Banu Kalb, comme in Sicilia a fine anni mille ? Issi islamici travagliare devono. Di che hanno bisogno pi’ precari? Ci hanno statue ? no. Ci hanno santi? No. Basta la faccia a terra dritta a la Mecca”. “E i loro diritti ?” “Stai babbiando, picciotta ? I diritti li abbiamo noi del Norte, nu poco glieli diamo e nu poco no. Accussì fa chi cumanna. Perché tu cumanni, vero è ? o nun lu vulissi fari ?” Rosalia, allontanandosi, ha sentito un soffio gelido sulle spalle, una raffica improvvisa di tramontana confusa con il sorriso a labbra serrate di Titò. BELLAMIGO |