ROMUALDO si pronucia con la R

ROMUALDO
si pronucia con la R

Leggendo il titolo, sembrerebbe una battuta, però non c’entra nulla San Romualdo di Camaldoli l’Abate cristiano e nemmeno il personaggio di Fantaghirò interpretato da Kim Rossi Stuart negli anni 90.

Ma nella realtà dei fatti, quante persone conosciamo che hanno una evidente R (ERRE) nella propria pronuncia delle parole?

San Romualdo Abate da Camaldoli

Se vi sentite compresi in questo aspetto non offendetevi e continuate a leggere, nonostante le R che potrete trovare.

Molte volte queste persone vengono derise, per qualcuno di loro questo “difetto” che in realtà poi è un “non difetto” è molto evidente, molti lo considerano a tutti gli effetti un difetto di pronuncia ingombrante e se ne vergognano, ma state tranquilli amici ed amiche che state leggendo e magari avete proprio questa caratterizzazione individuale della forma espressiva fonetica, non vi è nulla di cui vergognarsi né soprattutto da nascondere. 

Si, perché in molti casi la pronuncia scorretta del fonema “R” è riconosciuta con la parola italiana di Rotacismo, che deriva dalla lettera greca aspirata “RHO” come pronuncia e non come la località lombarda.

Questo fenomeno è particolarmente consistente nella storia della lingua latina, ed è presente in numerose zone in Europa ed in particolare della Francia, della Catalogna Spagnola, nelle zone rurali dell’Albania e della Romania, ma altresì presente in Austria e Repubblica Ceca, per poi finire perfino nella teutonica e precisa Germania Meridionale.

 Le lingue Europee derivate dal Latino

In Italia se ne ha un vero e proprio riscontro evidente, nel particolare localismo dialettale, per l’inflessione dominante nella zona di origine di alcuni dialetti locali, per esempio nelle zone del Parmense, dell’Alessandrino e dell’Astigiano, dove il fonema “R” risente di influenze dialettali e viene trasmesso ed appreso fin da bambini in modo autonomo e non corretto (che non vuole dire sia scorretto o improprio).

Forse anche per l’influenza del Francese antico come dominante storico e letterario.

Fra le lingue moderne, nei secoli fino ai nostri giorni, il Francese è quella che ha più influenzato l’Italiano, sia per quantità di fonemi e parole, sia nel tempo storico e materiale dalla caduta dell’Impero Romano ad oggi.

Infatti sebbene il Latino fosse la lingua anticamente ufficiale e storicamente legata a tutte le zone comprese nell’ex Impero Romano, l’antica lingua venne mano a mano relegata ad una minima percentuale di persone istruite che lo sapessero parlare, scrivere e mettere in pratica.

 Dialetti e fonemi Francesi

Nel medioevo si svilupparono diverse lingue in Europa, derivate dalle parlate tribali e locali che sostituirono effettivamente nel popolo, la lingua Latina, relegata a persone che detenevano una sorta di potere.

 

Il Francese arcaico, fu una di quelle lingue, che nel susseguirsi degli eventi storici, si riuscì ad imporre in una larga parte del territorio, influenzando le parlate e le inflessioni linguistiche e dialettali degli stessi abitanti.

Il lungo arco di tempo che caratterizza l’influenza francese, è concentrato in più di mille anni, ma l’ingresso delle parole francesi nella fonetica italiana comporta una distinzione tra francese antico e moderno.

Un esempio su tutti fu la Lengue D’OC, che si parlò fino a dopo il Rinascimento in larga parte d’Europa, sia a corte che, grazie ai menestrelli nelle case del popolo, molti dialetti e lingue locali in Italia hanno subito una forte influenza linguistica dalla Lengue D’OC.

Ma fu il Settecento il secolo di massimo infrancesimento, per usare il termine negativo con cui i puristi della lingua italiana indicavano l’influenza della lingua d’oltralpe sulla nostra.

 

Ma veniamo al succo del discorso, ovvero il fonema italiano della “R” in questione, esso viene documentato come fonema usato propriamente nelle inflessioni dialettali tipiche italiane, e si riscontra ancora e fortemente oggi, in ampie zone del nostro territorio anche nella pronuncia della lingua italiana stessa, dalle persone come una consuetudine abitudinale della propria parlata locale. 

Vi sono casi ad esempio nel dialetto Milanese, ed in alcuni dialetti del Ligure sia a ponente che a Levante, che vengono assimilati ed usati anche nonostante la non vicinanza territoriale diretta o dell’influenza del Francese.

Lo stesso fonema è altrettanto presente nel Sardo, nel Corso (inteso come dialetto tipico di origine italica), nel Napoletano e nel Siciliano (in particolare nella zona dei Monti Iblei, nella Sicilia sud-orientale), ma si riscontrano inflessioni anche nel dialetto Reggino (di Reggio Calabria) e in alcune zone montane del Nord o del Sud, influenzate da lingue Germaniche antiche.

Dialetti e fonemi germanici

Per quanto riguarda il Latino, nel suo sviluppo linguistico grazie all’espansione dell’Impero ed il contatto con altre popolazioni che ne vennero a far parte, si sostituì il fonema “S” con la “R” fonetica tipica dei nomi propri e se ne può dedurre che entro la fine del IV secolo a.C. il fenomeno dovesse essere ampiamente compiuto.

Derivante dal latino é forse il fonema del dialetto Romanesco presente anche in alcune zone della Toscana (Grosseto e Livorno), dove é riscontrabile il rotacismo di “I” davanti alla consonante, (ovvero del suono) “R”, col fonema “IR” “IR MURO” ad esempio.

Nella variante Milanese della Lingua Lombarda, intesa come dialetto tipico, la “L” intervocalica era comunemente sostituita dalla “R”. 

Nei dialetti della Lombardia occidentale il rotacismo è usato in particolare nella città di Milano, dove sempre a livello locale sopravvivono comunque forme come Vorè (volere), Varè (valere), Dorì (dolere), Cortèll (coltello), Scarogna (scalogna), Pures (pulce), Sciresa (ciliegia), Carisna (caligine), Regolizia o Regorizia (liquirizia), fonemi o parole altresì presenti anche in altri dialetti, Miran (Milano) e Scœura (scuola); queste ultime forme sono ancora rintracciabili nella periferia milanese e nelle altre province lombarde, in particolare nelle aree montane e rurali

 Influenze linguistiche e ceppi etnici in Italia

Il fenomeno del rotacismo è molto diffuso anche in alcune varianti della lingua Sarda, in particolare nelle zone limitrofe al Cagliaritano e nel Sulcis, è altresì presente in molte zone della Corsica Francese, assieme al Ligure Corso.

È assai frequente nel Napoletano, interessando la consonante semplice “D” sia in posizione intervocalica, sia all’inizio della parola sostituendolo con la “R”, un esempio su tutti è la parola dialettale Addove, pronunciata Arrove, oppure Caduta-Caruta, e la più usata e nota Madonna-Madonna, mentre è tipica anche la caratteristica Piede-Pere. 

Un fenomeno analogo a quello che nel Napoletano che interessa la “D”, sia in posizione intervocalica, sia all’inizio della parola, si riscontra anche nel Siciliano. 

Per fare un esempio di trasformazione della “D” intervocalica può ricordarsi che alla parola italiana “Adagio” corrisponde, in siciliano, “Araciu”. 

In alcuni casi la “D” si trasforma in “R” anche a inizio di parola, come in “Avìa rittu”, che corrisponde all’italiano “Avevo detto”.

Gruppi linguistici italiani

Nella Liguria occidentale e centrale l’esito principale di -DR – TR- è [Ir] come nel provenzale: Pair̂e/Mair̂e “Padre/Madre”, quest’esito non copre la Liguria orientale, in particolare lo Spezzino, dove come già detto la “R” prende la pronuncia dialettale al pari del dialetto Alessandrino e Parmense. 

 

Nell’Oltre-giogo savonese, nella Val Trebbia e sulla costa tra Porto Maurizio e Albenga (ARBENGA-ARASCIU – Alassio) si ritrova invece l’esito [R] tipico dei dialetti padani (e del francese): Par̂e /Mar̂e.

Una cosa ben diversa é invece l’R moscia, in quanto questo non è un fenomeno linguistico ma se riscontrato, viene considerato un vero e proprio difetto fonetico gutturale, tra l’altro molto più evidente e riscontrabile di un fonema, questo è invece dovuto ad una conformazione particolare della bocca o della lingua, in molti casi modificabile nel tempo e con esercizi particolari da uno specialistica logopedista.

 

  PAOLO BONGIOVANNI

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