Ripartire sì, ma come?

RIPARTIRE SÌ, MA COME?

 RIPARTIRE SÌ, MA COME?

5 giugno1947 Piano Marshall

 

 PRIORITÀ. A questo punto della lunga quarantena forzata, la parola d’ordine è “ripartire”. La domanda però è: “come?”. Passano le settimane, i mesi e il virus non da segni di clemenza. Quasi fossimo su un ring ora bisogna lavorarlo alle corde, non dargli tregua, provare insomma tutti insieme a uscire dall’angolo. Facile a dirsi, difficile a farsi. Nella elegante Ginevra, icona della Svizzera opulenta e internazionale, si sono visti disoccupati, frontalieri precari, sans papier, donne e uomini, ormai giunti allo stremo, fare la fila per il cibo. Sono immagini che non si credevano possibili, spia di un sotterraneo e diffuso disordine sociale, tanto da arrivare al punto di invocare il mito del Piano Marshall per ridare fiato all’Europa come dopo la profanazione della guerra. Ma il confronto non regge. Ora non siamo in guerra e non sono certo le risorse che mancano, ma piuttosto una chiara visione delle priorità. Di una in particolare: la solidarietà con gli anelli più fragili della società. 

 LUMI. Oltre al Piano Marshall, si fa spesso riferimento a un nuovo “contratto sociale” in modo che dopo il ritorno alla normalità il mondo non sia peggiore di prima. All’uopo ci viene in soccorso la grande lezione di Jean-Jacques Rousseau che nella città di Calvino, prima di mandarla in stampa ad Amsterdam, concepì ed elaborò la stesura definitiva del suo Contrat social, divenuto una delle opere fondamentali del pensiero illuminista. Se a un tardivo discepolo del filosofo venisse in mente di imitarne la gloriosa impresa, non mancherebbero certo le fonti di ispirazione. Il bisogno di un nuovo Illuminismo per ridare fiducia alla ragione umana, ormai è fuori discussione e si avverte con sempre maggiore intensità. Non è solo una questione materiale. Si tratta soprattutto di recuperare i valori dell’età dei lumi che stavamo perdendo di vista nel frastuono sovranista.

Renzo Balmelli da  L’avvenire dei lavoratori

 

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