Riflessioni sull’energia nucleare

IL VOLTO DELLA MEMORIA
 (Centoseiesima parte)
RIFLESSIONI SULL’ENERGIA NUCLEARE

IL VOLTO DELLA MEMORIA
(Centoseiesima parte)

 Con l’articolo odierno, desidero richiamare l’attenzione dei nostri carissimi amici lettori su di un argomento assai complesso e controverso; mi riferisco al tema della energia nucleare del futuro.

Sono certo che alcuni lettori, molto attenti, potranno obiettare che questo argomento è stato, da me, già trattato (mi riferisco alla 40ª parte di questa pubblicazione datata 24 maggio 2011).

Rispondo a questi amici che la loro osservazione è giusta; voglio, tuttavia, aggiungere che mi sono riletto, per intero, l’articolo sopra citato; e debbo dire in tutta sincerità, che continuo a condividerlo interamente e non ho, quindi, intenzione di apportare, ad esso, correzioni o modifiche.

Desidero, tuttavia, evidenziare che le ricerche (scientifiche tecnologiche su questo argomento, continuano ad andare avanti, in molte parti del mondo e, di conseguenza, è necessario aggiungere che anche le nostre argomentazioni e discussioni vanno periodicamente aggiornate.

Ripropongo, quindi, all’attenzione ed al giudizio dei nostri amici lettori, questo tema.

Inizio a riproporre integralmente un mio precedente articolo, datato 8 giugno 2006 e così intitolato:

 RIFLESSIONI SULL’ ENERGIA NUCLEARE

Attraverso questa pubblicazione, invito tutti gli amici-lettori a ragionare e discutere su due interrogativi fondamentali e sconvolgenti, che verranno ad interessare l’intera umanità del futuro e cioè:

  •              sarà possibile, in avvenire, attraverso la definitiva concretizzazione delle avveniristiche ricerche tecnico-scientifiche, ottenere fonti energetiche sicure, pulite ed inesauribili?

ed ancora:

  •            l’energia nucleare cesserà di essere un incubo devastante per l’umanità per diventare, al contrario, il simbolo di un nuovo, vero ed autentico progresso?

La risposta alla prima domanda è relativamente semplice: uscire oggi e, soprattutto, domani dall’ era dei combustibili fossili (ed, in particolare, del petrolio) non è solo necessario, ma è anche possibile.

Occorre, tuttavia, prendere atto che non esiste (e non esisterà) una sola opzione in grado di risolvere il puzzle energetico.

Sarà necessario un pacchetto di soluzioni:

 – risparmio

 – solare

 – eolico

 – biomasse e biocombustibili

 – altre energie alternative (geotermica ed idroelettrica).

Inoltre, occorrerà un nuovo modo di immagazzinare l’energia propulsiva del futuro (idrogeno).

Ma, io ritengo che, nel contesto delle fonti energetiche del futuro, rispondenti a criteri di sicurezza ed inesauribilità precisate nella prima domanda, possa includersi anche il NUCLEARE.

Occorre, quindi, cercare di fornire una risposta al secondo quesito; può esistere, cioè, un nucleare ecologicamente affidabile?

Se osserviamo questo problema alla luce della situazione attualmente esistente a livello planetario, dobbiamo decisamente rispondere con un secco NO.

Esistono, infatti, problemi strutturali di fondo che non sono stati ancora risolti e che, di conseguenza, hanno fortemente rallentato lo sviluppo del nucleare in ogni angolo del Mondo.

Mi riferisco, in particolare, ai seguenti argomenti:

 •      Eccessiva elevatezza dei costi

      Insicurezza sanitaria ed ambientale

      Mancata soluzione del problema dello smaltimento delle scorie.


In effetti, questo ultimo tema deve essere ulteriormente analizzato ed approfondito; occorre ricordare, in proposito che, a differenza di altre attività, la produzione di energia dalla fissione del nucleo atomico lascia, dietro di sé, delle “code” di materiali radioattivi, che debbono essere tenuti lontani dagli essere viventi e dalla biosfera, per un tempo infinito.

In particolare, le centrali nucleari attuali, alla fine della loro vita utile, contengono, al loro interno, materiali radioattivi che debbono essere “sepolti”, con tecniche non sufficientemente sicure; inoltre, sta vieppiù crescendo il numero dei reattori nucleari fuori esercizio, al punto che molti esperti affermano, con paradossale ironia, che l’occupazione futura sarà stimolata non tanto dalla produzione di elettricità, quanto, invece, dalla sepoltura delle scorie.


Ma domandiamoci a questo punto come e dove avviene la ” sepoltura ” delle scorie; è possibile, oggi, con tecniche sofisticate, procedere al “ritrattamento” delle stesse con il recupero dell’ Uranio 235 e del Plutonio 239.

Tuttavia, in molte Nazioni, questa tecnica non viene applicata; nella maggioranza dei casi (in ispecie negli Stati Europei) il materiale radioattivo viene depositato nei cosiddetti ” cimiteri nucleari”, i quali, guarda caso, sono generalmente ubicati, nei Paesi del Terzo e Quarto Mondo; in altri termini, ci troviamo di fronte ad una nuova forma (molto sofisticata) di colonialismo, con le conseguenze che facilmente, tutti noi, possiamo prevedere o intuire.

Occorre, dunque, un NUCLEARE NUOVO e cioè quello definito di IV GENERAZIONE, capace di guarire i mali strutturali di cui soffre il nucleare attuale e di proporsi non già come “l’unica soluzione”, bensì come “componente del complesso di soluzioni energetiche, precedentemente citato”.

Il nucleare di IV Generazione mira a raggiungere tre traguardi:

– creare centrali piccole, poco costose e facilmente gestibili

– creare centrali intrinsecamente sicure

– evitare in toto la produzione di rifiuti radioattivi e, quindi, risolvere alla radice il problema delle scorie.

Le ricerche intorno a questo nucleare di nuova concezione sono già iniziate.

Dall’anno 2000 è operativo il GIF (Generation IV International Forum) costituito da Stati Uniti, Giappone, Canada, Francia, Gran Bretagna, Svizzera, Argentina, Brasile, Corea del Sud e Sud Africa, cui si è aggiunta recentemente l’Unione Europea.

Il programma ha evidentemente due limiti: il primo è quello di essere soltanto un programma di ricerca, i cui risultati non sono scontati; il secondo limite è rappresentato dall’ incertezza dei tempi di realizzazione: è, infatti, un programma che, nella migliore delle ipotesi, potrà iniziare a produrre energia (a basso costo, pulita, sicura e, quindi, accettata) solo dopo il 2030.

E’, comunque, assolutamente doveroso, da parte dell’Italia, partecipare a questa ricerca. 

Infine, va riservata una grande attenzione alle innovazioni scientifiche e tecnologiche che si stanno attuando nel campo della FUSIONE NUCLEARE.

Nei giorni scorsi, il Commissario Europeo alla Scienza ed alla Ricerca James Potochik, ha salutato l’avvio del PROGETTO ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), al quale aderiscono  sette grandi Potenze (Unione Europea, Stati Uniti, Cina, Giappone, India, Brasile e Corea del Sud), le quali hanno sottoscritto un accordo che le impegna a finanziare  un piano di lavoro da 10 miliardi di euro, finalizzato alla costruzione, in Francia, di un reattore nucleare di concezione rivoluzionaria.

Se, infatti, le centrali nucleari tradizionali si basano su un meccanismo di fissione dell’atomo, il PROGETTO ITER si propone, invece, di ricreare, sulla Terra, un processo analogo a quello, attraverso il quale, si sprigiona energia nel sole e nelle stelle, in seguito alle reazioni di fusione tra nuclei di idrogeno.

Questo tipo di fusione non produrrà gas ad effetto serra, non presenterà rischi e non genererà rifiuti radioattivi.

L’energia, prodotta da ITER, consentirà, allora, di produrre un’energia sicura (in quanto eco-sostenibile) ed inesauribile.

E’ un vero peccato che l’Italia (e la Liguria, in questo contesto) pur possedendo scienziati di grande valore in questo specifico settore, sia scarsamente interessata all’iniziativa.

Savona 8  Giugno 2006   


E Ritorniamo ai giorni nostri, carissimi amici!

Il mio sogno-desiderio di allora sta diventando concreta realtà!

 Vediamo assieme questo inserto giornalistico (LA STAMPA 3 MAGGIO 2017):

Energia pulita

L’Italia punta a un impianto parallelo

 Il progetto «Iter» ha il 2025 come obiettivo per avviare il processo di produzione energetica dalla fusione nucleare. Regista, per la parte italiana, è l’Enea: «Senza una fonte nucleare non è fattibile raggiungere i risultati cercati in tema di sostenibilità̀, dato che le rinnovabili, da sole, non bastano», spiega Aldo Pizzuto, direttore del dipartimento Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare. «Il livello di complessità̀ è alto – sostiene il fisico Alessandro Bonito-Oliva – ma oggi i risultati si vedono». In parallelo a «Iter», Enea e Asg hanno lavorato a un progetto gemello in Giappone ed entro il 2023 potrebbe arrivare il progetto italiano «Dtt». Il Piemonte si è offerto di ospitare la struttura.

 Ma andiamo oltre! (LA STAMPA 4 MAGGIO 2017)

 L’AZIENDA DEMONT DI MILLESIMO guidata dall’Ad Fabio Atzori è, infatti, incaricata della realizzazione dei montaggi meccanici dei componenti del «Cooling Water System», il sistema di raffreddamento primario ad acqua. Un sistema che rappresenta uno degli aspetti tecno- logici più critici del progetto che tra otto anni porterà̀ al plasma nel gigantesco prototipo di reattore a fusione nucleare. Iter è una struttura da 18 miliardi di euro (finora) che mira a dimostrare, in un impianto delle dimensioni di una normale centrale elettrica, la possibilità̀ di fondere nuclei di idrogeno per formare elio e rilasciare un’enorme quantità̀ di energia praticamente pulita.

Ho finito, carissimi amici! Lascio a voi ulteriori commenti e giudizi

Aldo Pastore

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