Repubblica o monarchia?

REPUBBLICA O MONARCHIA?

REPUBBLICA O MONARCHIA?

 La monarchia di Casa Savoia terminò nel maggio 1946 a seguito di un referendum che inaugurò la Repubblica italiana, delineata da una Carta Costituzionale, la quale delimita lo spazio entro cui le leggi sono tenute ad esprimersi. Leggi che sono proposte e dibattute da un Parlamento, espressione della volontà popolare. Per motivi di urgenza, è concesso all’esecutivo, cioè al governo, varare decreti-legge, che però devono essere convalidati dal Parlamento entro 60 giorni, pena la decadenza e quindi la nullità di tutti i suoi effetti.

Sostanzialmente, siamo pertanto, teoricamente, in una Repubblica parlamentare, in quanto la sovranità appartiene al popolo, che si esprime attraverso i parlamentari dallo stesso eletti mediante periodiche votazioni. 

 


La monarchia, cessata con Umberto II nel maggio 1946, sembra trovare rinnovato vigore con Giuseppe Conte, che assomma in sé le prerogative di capo del governo e dello Stato, indifferente al dettato costituzionale

 

Giuristi e avvocati mi scusino se un outsider come il sottoscritto si addentra in un campo non suo, seguendo semplicemente un lineare ragionamento logico. Se dirò delle inesattezze, qualcuno di loro avrà la pazienza di correggermi. D’altronde, ho sempre avversato i rigidi steccati tra discipline, ritenendo che gli specialismi portino a perdere la visione d’insieme, ossia proprio la prerogativa principe della politica e di chi la professa.

Dopo questa premessa, voglio tentare di guardare alla nostra Repubblica sotto molteplici angolazioni.

Repubblica parlamentare. Può ancora definirsi tale l’attuale repubblica o sta scivolando, complice l’emergenza, verso una monarchia assoluta, sotto mentite spoglie? E’ ormai lunga consuetudine che le leggi avanzate dal parlamento siano in netta minoranza rispetto a quelle di matrice governativa. Oggi, il parlamento è addirittura assente, se non per una fugace seduta un giorno alla settimana. In siffatta ristrettezza di tempo, non è in grado, non solo di legiferare, ma neppure di vagliare i provvedimenti che il primo ministro produce in solitaria, senza contraddittorio, se non formale, da parte delle opposizioni, per giunta non in sede parlamentare ma in incontri informali concessi a suo arbitrio. 

Stato di diritto. Chi ha conferito al premier i suoi poteri straordinari? Certo non il presidente della Repubblica, il cui precipuo compito è –o sarebbe- quello di vigilare sul rispetto o la violazione dei principi costituzionali. Su questo versante, gli inadempimenti da parte dei vari presidenti, non escluso l’attuale, ormai non si contano; e sono ancora più gravi in un momento di emergenza, gravido di conseguenze devastanti sulla società, che vedono il Capo dello Stato (di diritto?) rimanere muto, se non per affettuose esortazioni a superare le avversità, quando sarebbe chiamato a prendere il bastone di comando e riportare il premier nell’ambito delle sue prerogative, anziché calpestare la Costituzione; la quale gli vieta di procedere, col pretesto della salute pubblica, a colpi di DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), il cui valore è quello di semplici atti amministrativi, cui solo il Parlamento può conferire il valore di leggi. In ogni caso, nessuno può auto-attribuirsi l’autorità di legiferare, neppure un monarca, che, per legittimarsi, deve ricorrere alla designazione divina (per grazia di Dio!). Nel caso del premier Conte, nessuna delle due cariche a lui superiori, il Parlamento e il Presidente della Repubblica (non conosco i disegni divini) lo hanno investito del potere ch’egli s’è auto-conferito per violare uno degli articoli più vincolanti della Costituzione: l’art. 13.

 


Anche Mussolini limitò la libertà delle persone e assommò su di sé il potere reale, grazie alla debolezza del re Vittorio Emanuele III: una posizione che mi ricorda l’odierna debolezza del presidente Mattarella

 

Costituzione e libertà individuale.

Art. 13 

La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. In casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di Pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’Autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva. 

Non è stata adempiuta nessuna di queste direttive, nel sonno del tutore supremo della Costituzione e nell’imboscamento del Parlamento.

 


L’estate che ci attende. Non si discute il provvedimento, ci si adatta con deferenza

 

A peggiorare le cose, questo premier si trova nella sua posizione di potere assoluto senza godere neppure di un voto da parte dei cittadini, essendo stato cooptato (per quali meriti?) da un governo “giallo-verde”, legittimamente eletto, per poi rimanere al suo posto, cooptato dal governo successivo, il cui programma è radicalmente opposto a quello del governo precedente, quindi in totale spregio della volontà popolare, espressa col voto. E l’attuale governo non sta affatto “tirando a campare”, anzi, ha le idee molto chiare: l’emergenza Covid-19 gli ha messo il turbo e sta entrando a gamba tesa -con l’ausilio di una task force di oltre cento “scienziati”, capeggiata da un virologo visionario, Roberto Burioni- nel campo amorale dell’invasione dei nostri corpi e delle nostre menti. Stanno pianificando nientemeno che renderci tutti tracciabili, manipolabili, in sostanza bersagli di onde elettromagnetiche modulabili da fonti remote. Il contrario della libertà di movimento, di azione, di pensiero. Pedine.

 In tale situazione, ripeto, possiamo ancora dire che siamo in una Repubblica parlamentare, ossia che la sovranità appartiene al popolo? Chi scrive se lo chiede ogni giorno, non solo da oggi; ma sembra non porsi affatto la domanda -e torno a chiamarlo in causa- il presidente Mattarella. Siamo nell’anomala situazione di un premier autoreferenziale e di un Capo dello Stato rintanato nel suo Palazzo, incapace di imporsi, ammesso che lo voglia. Mattarella assomma su di sé un carico di responsabilità, soprattutto per omissione di atti dovuti, che dovrebbero portare alle sue dimissioni, come fece Vittorio Emanuele III, quando abdicò a favore del figlio Umberto II, con l’Italia in macerie. L’uomo dà l’impressione di essere schiacciato dal cumulo di responsabilità che, forse per l’età, non ha la tempra di assumersi, preferendo laissez-faire ad un premier, ben felice di sgravarlo di ogni compito o intervento, per assaporare l’ebbrezza del potere assoluto. Mi rammenta la parodia di Hitler, col mappamondo in mano, fatta da Charlie Chaplin.

 


Quando il potere dà alla testa e ci si sente super leges

 

Il potere. Sembra una parola come sospesa, in quanto tutti se ne sono volontariamente spogliati, lasciando al capo del governo la totale responsabilità di quanto sta accadendo. Mi riferisco soprattutto alle opposizioni, che amano presentarsi come acquiescenti “nel momento del pericolo”. Al massimo, si agitano per le mosse più losche del governo in politica estera ed economica, come l’avallo del MES, che, con o senza condizionalità, sconvolgeranno la nostra esistenza assai più del coronavirus: un FMI a piede libero in Italia mi terrorizza, visti i suoi brutali precedenti in ¾ di secolo; mentre il solito PD, cavallo di Troia della finanza estera in Italia, si agita coerentemente per l’adesione. 

Per corruzione o per paura. Avevo intitolato così l’articolo per la settimana scorsa, per poi metterlo in stand by e scriverne un altro, più consono alle ultime vicende. In sintesi, l’articolo verteva sulla constatazione che la maggior parte delle mosse della politica sono ispirate da uno o entrambi questi atteggiamenti. Considero corruzione anche l’attaccamento a una poltrona per tornaconto personale, non soltanto la connivenza prezzolata per l’adozione di provvedimenti di parte; mentre per paura intendo anche l’omissione di atti di interesse nazionale per timore di rappresaglie a se stessi o ai propri famigliari. Certi metodi non si limitano alla “onorata società”.

 

Parla un uomo di primo livello, il dott. Shiva, che non s’è adagiato sulla comoda corrente pro-sistema e denuncia le trame di una ristretta elite contro l’umanità. Chi si illude che il coronavirus abbia sconfitto la globalizzazione non ha capito che ne è un prezioso alleato. [VEDI]

 

I casi che inducono a così pensare sono numerosi, ma quello da manuale si applica a Grillo, dai tempi in cui denunciava pubblicamente il signoraggio al voltafaccia successivo. Lo fece in seguito a minacce fisiche? Non lo sapremo mai. E quanti scheletri nell’armadio avranno i solerti propugnatori dell’UE, così com’è o “da cambiare da dentro”, come predicano +Europa, LeU e, naturalmente, il PD. Quando leggo che nei sondaggi il 20% circa degli italiani ancora simpatizza per il PD, mi chiedo se si rendano conto che tifano contro se stessi. Quanto a Conte, avrà l’armadio sgombro?  A chi deve rispondere?

Ingenui o conniventi. Propongo a chi mi legge la visione dell’intervista, fatta in USA allo scienziato indiano, dott. Shiva, che, pur ai massimi livelli, non si è fatto condizionare, o peggio comprare, dai malfattori d’alto rango che minano la nostra salute con scaltri artifizi, per renderci loro docili schiavi perenni. Stratagemmi copia-e-incolla di quelli usati dai banchieri transnazionali col loro denaro fasullo, per corrompere i governi, col risultato che si preferisce ricorrere a quel denaro, indebitando le nazioni per le generazioni a venire, anziché stamparselo in proprio. 

Complottista? Sissignori, è in atto da tempo un vero complotto globale contro l’umanitàE noi siamo le vittime designate, attraverso l’imposizione di farmaci e vaccini, per fiaccarci nel fisico e nel morale, arrendevoli ad ogni comando, spacciato come aiuto.  Altro che andare a distruggere l’Iraq per il possesso di armi di distruzione di massa, poi rivelatosi una falsità, quando quelle armi le usano gli stessi che proclamavano di andarle a snidare. Saremo tutti vaccinati contro tutto, fragili e proni a subire ogni restrizione nella vana speranza di sconfiggere il dolore, la malattia, la morte. Non vogliamo capire che non ci si può assicurare contro ogni evento, pena la nullità.  

 

Presidente Mattarella, la prego, non associ la sua memoria all’accanimento terapeutico sugli italiani delle multinazionali del farmaco; e neanche all’adesione al MES, cavallo di Troia della Troika in un’Italia in ginocchio. Non si accorge, lei convinto antifascista, che questo è il nuovo fascismo, che attenta alla nostra salute e libertà?

 

 Diagnosi sbagliate. Mi azzardo a fare un altro sconfinamento, in campo medico. Contro il parere di Roberto Burioni, pro-vaccini, come Bill Gates e il Gotha apolide, che punta a sfoltire il pianeta, un cardiologo di Pavia, da lui qualificato come “fantomatico”, scopre che l’eparina guarisce dal coronavirus, che può essere perlopiù curato a casa e, in caso di ospedalizzazione, si può evitare il ricorso a terapia intensiva e intubamento, anticamera della morte. [VEDI] Contro il parere della task force di Roma, molti medici hanno usato l’eparina (farmaco non tossico, esistente dal 1916) con risultati esaltanti. Ma queste guarigioni vanno contro gli interessi dei pro-vaccini,  mentre l’eparina costa pochi spiccioli. 

Motivo? “Il problema è cardiovascolare, non respiratorio” […] “Molti, troppi, sono morti per un errore di diagnosi: venivano curati per polmonite, invece era embolia polmonare.” E farmaci e cure  devono essere diversi da quelli praticati: l’eparina, appunto. Proprio ora che i pro-vaccini stavano per annunciare trionfalmente la produzione del vaccino antivirus per l’intero pianeta! Ma stiamo certi che non rinunceranno tanto facilmente ad imporre l’ennesimo vaccino al mondo intero. Per legge.

  

P. S. Sono stato a lungo in dubbio se pubblicare un pezzo così critico sia del premier, per il suo protagonismo al di sopra delle norme, che del presidente della Repubblica, per essersi lasciato usurpare, senza reazione, suoi precisi compiti. Tuttavia, la lettura dell’ultima ora di una intervista tra due autorevoli giuristi come Sabino Cassese e Paolo Armaroli [VEDI], mi ha convinto di aver visto giusto, pur con toni più accesi da parte mia.

Marco Giacinto Pellifroni  19 aprile 2020 

 

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