Referendum sulle trivellazioni

IL VOLTO DELLA MEMORIA
Sessantacinquesima parte
REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI

IL VOLTO DELLA MEMORIA
Sessantacinquesima parte

IL GIORNO 17 APRILE 2016 SARÀ UNA DATA IMPORTANTE PER LA NOSTRA ITALIA, PERCHÉ TUTTI NOI SAREMO CHIAMATI AD ESPRIMERCI SUL TEMA DELLE TRIVELLAZIONI IN MARE PER LA RICERCA E L’ESTRAZIONE DI GAS E PETROLIO.

 Desideriamo precisare, per i nostri amici lettori, che si tratta di un REFERENDUM ABROGATIVO, IL QUALE SI PROPONE DI CANCELLARE L’ARTICOLO DEL CODICE DELL’AMBIENTE, CHE PERMETTE LE TRIVELLAZIONI, FINO A QUANDO IL GIACIMENTO E’ IN VITA.

 Ma alcuni nostri Amici Lettori ci hanno preceduto e sentite, a questo proposito, le notizie radiotelevisive, succedutesi su questo argomento negli ultimi giorni e memori dell’ARTICOLO, scritto da ALDO PASTORE nel giugno 2015 SUL TEMA AIR GUN,  ci hanno chiesto di conoscere il parere di ALDO SULLA TEMATICA DEL REFERENDUM, al fine di poter esprimere un voto chiaro, frutto di una meditazione seria e ponderata.

Aldo ha accettato ben volentieri IL nostro cortese invito, ma, prima di ripresentare, con IL VOLTO DELLA MEMORIA, il suo articolo, ha voluto, su questo Argomento, precisare quanto segue:

RIPORTO, CONDIVIDENDOLO INTERAMENTE, IL PENSIERO DI FRANCO FLORIS (PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “ACCADEMIA KRONOS”), PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO “IL SECOLO XIX” IN DATA 20 MAGGIO 2016:

«IL QUESITO REFERENDARIO NON RIGUARDA DIRETTAMENTE IL SANTUARIO DEI CETACEI ED ESSENDO ABROGATIVO NON PUÒ SCONGIURARE LA PRATICA DELL’AIRGUN MA,  ANDANDO A VOTARE PER IL DAREMO UN SEGNALE IMPORTANTE PER SALVARE IL NOSTRO AMBIENTE MARINO ED EVITARE IN FUTURO POSSIBILI DISASTRI AMBIENTALI».

 Fatta questa doverosa premessa, pubblichiamo LA PARTE ESSENZIALE DELL’ARTICOLO DI ALDO, DATATO 29 MAGGIO 2012 INTITOLATO:

ALLA DISPERATA RICERCA DELL’ORO NERO MARINO

 STA CRESCENDO LA VOLONTÀ DI MOLTE NAZIONI DI RIDURRE LA PROPRIA DIPENDENZA ENERGETICA DALLE FONTI FOSSILI (E DAL PETROLIO, IN PARTICOLARE) MA STA SEMPRE PIÙ VENENDO ALLA LUCE ANCHE LA DISPERATA RICERCA DI INEDITE TECNICHE RIVOLTE ALL’ESTRAZIONE DI PETROLIO DALLE GRANDI PROFONDITÀ MARINE.

– Ed è su quest’ultimo argomento che desidero, ancora una volta, soffermarmi, citando, in proposito, alcuni significativi esempi:

1) siamo nel settembre 2010: viene firmato a Murmansk dal Primo Ministro norvegese Jens Stoltemberg e dal Presidente del Consiglio russo Dimitri Medvedev il trattato che definisce la linea di demarcazione delle rispettive zone di influenza economica delle due nazioni nel mare di Barents, dove, da alcuni anni, si sta assistendo allo scioglimento dei ghiacciai, indotto dall’effetto serra o surriscaldamento climatico, che dir si voglia. 

Sui fondali di questo bacino marino di circa 175.000 km² di superficie (posto fra le isole Svalbard norvegesi e l’isola russa Novaja Zemlja) vi è un tesoro nascosto: lì vi sono presenti quantitativi enormi di petrolio (altrimenti definito ORO NERO), quantificabili da 50 a 500 miliardi di barili ed, inoltre, giacimenti di gas naturale. 

Attraverso l’accordo siglato tra le due Nazioni, ma, soprattutto, attraverso il contemporaneo Patto, intercorso tra il surriscaldamento climatico e le multinazionali del greggio, questo tesoro nascosto è a disposizione delle due Nazioni. 

È un vero peccato che i responsabili politici di questi Stati abbiano, tuttavia, dimenticato DUE IPOTETICI INCONVENIENTI, che possono scatenarsi a seguito delle estrazioni programmate e, di conseguenza, condurre a catastrofi irreparabili:

A) L’estrema difficoltà a far fronte alle emergenze in un’ area geografica in cui mancano assolutamente infrastrutture; faceva notare Massimo Galli, in  un suo pregevole servizio giornalistico, che “VEDERE LE ACQUE E I GHIACCI DEL POLO, RICOPERTI DA UNA CHIAZZA NERA E VELENOSA, SAREBBE DAVVERO UNA CATASTROFE PER L’INTERA UMANITA’

B) Le alterazioni altimetriche dei Mari, indotte dallo scioglimento dei ghiacciai, (con elevazioni quantificabili in 3,5 mm di altezza, ogni anno) sono destinate ad incidere negativamente sull’esistenza di molte Regioni e Città costiere, che rischiano di scomparire in un futuro non molto lontano.

2) È ancora sotto i nostri occhi l’immenso disastro nel Golfo del Messico, causato dall’esplosione della piattaforma petrolifera DEEPWATER HORIZON, avvenuta nell’aprile 2010. 

Proprio in questi giorni di maggio la NATIONAL OCEANIC AND ATMOSPHERIC ADMINISTRATION (NOAA) ha reso pubblica la documentazione fotografica di quella catastrofe.

Alcuni scatti mostrano tartarughe marine coperte dal greggio, oppure intente a muoversi in un fango nero. 

Altre foto, invece mostrano balene e delfini affiorare dallo strato di greggio, che aveva coperto la superficie del Golfo, davanti alle coste di Louisiana e Mississippi, a seguito della fuoriuscita di almeno 5 milioni di barili di greggio. 

Per Kert Davies (Direttore dell’ufficio Ricerche di GREENPEACE) avere a disposizione tali immagini significava ”POTER FAR CONOSCERE ALL’OPINIONE PUBBLICA LE DIMENSIONI DI UN DISASTRO, CHE È STATO, IN GRAN  PARTE, TENUTO NASCOSTO, AL FINE DI RENDERSI CONTO DELL’ENTITÀ DEI DANNI ALLA NATURA, CHE IL COMPORTAMENTO DISSENNATO DELLE GRANDI CORPORATION È IN GRADO DI ARRECARE: IL DISASTRO HA CAUSATO LA MORTE DI 600 TARTARUGHE MARINE E DI 150 MAMMIFERI DEL MARE (DELFINI E BALENE).”

Ma a tutti coloro che dimostrano scarso interesse per i problemi ecologici  e della biodiversità, desidero semplicemente aggiungere che la British Petroleum, responsabile della piattaforma esplosa, ha accettato di pagare 7,8 miliardi di dollari per i risarcimenti alle collettività della costa, somma indicativa del danno economico che una distorta metodologia produttiva può arrecare.

3) Ma, è ora di ritornare al nostro MARE MEDITERRANEO ed alle tematiche iniziali, che sono state alla base delle mie considerazioni. Poniamoci, dunque, UN’ULTIMA DOMANDA:

IL MARE MEDITERRANEO È ESENTE DALLE TRIVELLAZIONI E, QUINDI, DALLA RICERCA, NEI SUOI FONDALI, DEL PETROLIO GREGGIO, OPPURE È COINVOLTO ANCHE ESSO ED, IN CASO AFFERMATIVO, IN QUALE MISURA?

La risposta a questo quesito giunge, a tutti noi, dalla sottostante fotografia, riportata dal quotidiano LA STAMPA, in data 21 novembre 2010:

Non mi si dica, per favore, che questo reperto fotografico riguarda unicamente la Provenza e la Costa Azzurra

È ormai arcinoto che le alterazioni del mare, (ed, in particolare, del Mediterraneo che, di fatto è un grande lago) vengono ad interessare tutte le coste che si affacciano sul mare stesso! 

Ed, in effetti, nell’intero Mediterraneo, alla data del 31 dicembre 2009 avevamo questa situazione:

– IMPIANTI DI ESTRAZIONE DI PETROLIO IN MARE: 70

– BARILI DI GREGGIO ESTRATTI DAL MARE: 4,5 MILIONI ALL’ANNO

OPERATORI ATTIVI: 5 (ADRIATICA IDROCARBURI –ENI – EDISON –  MEDITERRANEA IDROCARBURI –  IONICA GAS)

NUOVE RICHIESTE DI RICERCA PETROLIFERA IN MARE:  21

Tra queste ultime vanno segnalate (perché sono in fase di concreta realizzazione) le trivellazioni iniziate dalla BP al largo della LIBIA (come ultimo lascito del regime Gheddafi).  E, tuttavia, a circa 500 km di distanza dalla Sicilia. 

Lascio immaginare ai nostri carissimi Amici lettori quali potranno essere le conseguenze (che mi permetto di definire nefaste), che potranno derivare alla nostra economia e, soprattutto, a quella turistica e, di conseguenza, alle generazioni che verranno dopo di noi.

Discende da queste considerazioni, LA RISPOSTA ALLA DOMANDA, che mi ero posto all’inizio di questo articolo:

ANCHE NEL SETTORE INDUSTRIALE DEI TRASPORTI È NECESSARIO USCIRE DALL’ERA DEI COMBUSTIBILI FOSSILI (CARBONE E PETROLIO, IN PARTICOLARE) ED ESPLORARE NUOVE ALTERNATIVE ENERGETICHE E STABILIRE NUOVI MODELLI ECONOMICI

29 Maggio 2012       Aldo Pastore

Al fine di essere completi nella nostra esposizione alleghiamo il seguente contratto giornalistico:

ECCO COSA PREVEDE IL QUESITO REFERENDARIO

 

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