Recensione del libro Sessualità e politica

Recensione del libro Sessualità e politica,
(Viaggio nell’arcipelago gender), di Giancarlo Ricci,
Sugarco edizioni, Milano 2016

Recensione del libro Sessualità e politica,
(Viaggio nell’arcipelago gender), di Giancarlo Ricci,
Sugarco edizioni, Milano 2016
di Biagio Giordano

L’ultimo libro dello psicanalista e saggista Giancarlo Ricci, dal titolo Sessualità e politica, uscito a gennaio, è, senza mezzi termini, una sferzante, raffinata critica a quella che l’autore milanese ha definito da tempo, dopo averne studiato a fondo il pensiero: ideologia gender.


 

Giancarlo Ricci, con sorprendente originalità, e raro acume psicanalitico, individua del pensiero gender  le componenti  sintomatiche più vittimistiche, oggi divenute dominanti nel movimento, e ne sottolinea  tutta la pericolosità, mediatica, politica, sovversiva,  rispetto ai valori più tradizionali, fondativi, assimilati dalla maggioranza sociale.  Una pericolosità che si annida nell’enfasi critica con cui il movimento, sempre più esasperato, si pone di fronte alle istituzioni, e che trova una sorta di alibi nel ritardo del nostro paese a riconoscere al mondo gender alcuni fondamentali diritti di base.

Per l’autore l’esasperazione ideologica gender rischia di scontrarsi con un sistema di pensiero corrente faticosamente acquisito, la cui autentica radice civile è stata confermata dalla storia democratica del nostro paese.

Lo psicanalista milanese, dalla sua ricerca riesce a trarre per il lettore, giudizi e informazioni sul mondo gender di estremo interesse. Di rilievo alcune valutazioni anche cliniche, come il formarsi, nel pensiero gender, di gradazioni psichiche sintomatiche, narcisistiche, che di fatto frenano tuttora la possibilità di instaurare con la tradizione un confronto aperto, tollerante,  privo di ogni apriorismo tendenzioso.

Secondo il libro di Giancarlo Ricci, l’ideologia del mondo gender usa lo scientismo e le biotecnologie allo scopo di indebolire la tradizione, sconvolgerne i valori di lunga data e riconosciuti dalle istituzioni stesse, confondere con leggi tendenti all’omogeneizzazione, alcuni  suoi punti fermi quali: l’identità sessuale, la differenza tra i sessi, la famiglia, la filiazione.


  L’autore, alla base di tutto il suo lavoro, pone la centralità culturale della questione, molto più dell’aspetto istituzionale che è ancora in forte ritardo, e avvia un’analisi sui concetti, le parole, i significanti tuttora in gioco nel pensiero gender, di cui denuncia la ristrettezza, la contraddittorietà,    l’ambiguità, la supponente univocità di senso.

Quello di Giancarlo Ricci è dunque un lavoro di notevole spessore, che si avvale di un modo di scrittura particolare, dal carattere logico-espositivo, cioè molto allungato in chiarimenti, precisazioni, attento a mostrare le radici etimologiche più profonde dei significanti ricorrenti nell’attività del pensiero gender, e suggerendo alla fine il modo con cui andrebbero meglio intesi quei  concetti  che disseminano il terreno della propaganda pro o contro gender.  

Giancarlo Ricci estende i sensi delle parole gender più blindate, politicizzate e ideologizzate, in direzioni più utili al confronto, cioè su un terreno dove una nuova sintesi sarebbe ancora possibile.  Il suo è anche un invito, come al solito, a coltivare nello scrivere, in ogni ambito, quelle virtù di immaginazione che favoriscono maggior sfumature, significati più coerenti, laici, e perché no? la comunicazione degli enunciati logici più rigorosi. 

 I concetti con cui Giancarlo Ricci rielabora l’ideologia gender svelandone le tendenze  totalitarie, si pongono agli antipodi delle cose descritte spesso dai media sullo stesso argomento. L’autore evita ogni forma surrettizia di esposizione,  e  ciò può avere qualche  effetto  benefico nel mondo culturale laico, magari aprendo un dialogo in più  con il chiuso mondo gender.

Il libro sottolinea l’importanza che assume il lavoro linguistico per intendere e comunicare una complessità che è nelle cose stesse, e che si lascia cogliere solo a patto che il confronto con l’altro non abbia pregiudiziali di nessun tipo.

Tra le righe del libro si intende come lo scontro tra tradizione e ideologia gender avvenga soprattutto tra le quinte di ogni istituzione, occupando anche spazi dell’immaginario comune fino a ieri impensabili: creando disagi e tensioni sul lavoro che sfociano di frequente, in espressioni violente.

L’autore, grazie a un proficuo lavoro psicoanalitico – linguistico, individua, e dà un certo spessore, a  60 voci i cui significati, lontani da ogni  cristallizzazione di senso, si  prestano  a ulteriori fertili sviluppi concettuali. Sono parole che paiono sempre cruciali, indispensabili, decisive   per  poter interloquire    tra soggetti posti su un  terreno di diversità  di grande attualità, dove aspetti della civiltà più tradizionale giungono a contatto con un nuovo per lo più oscuro, a volte privo di una vera identità, autoritario, forse integralista, che fa dei diritti mancati una spada a doppio taglio,  in grado di colpire chiunque si senta parte di un insieme altro..

Biagio Giordano

18-02-2016

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