Razzismo crescente e i casi di Lodi e Riace
RAZZISMO CRESCENTE
E I CASI DI LODI E RIACE
|
RAZZISMO CRESCENTE E I CASI DI LODI E RIACE |
Un Paese normale non è un Paese razzista perché è vero che dal punto di vista biologico, dalla nascita del primo uomo ai giorni nostri, si sono create man mano delle differenze fra i vari popoli nelle aree di crescita che hanno in seguito generato razze diverse, ma è anche vero che tutti siamo pur figli dell’homo sapiens. L’Habitat nei vari milioni di anni ha in seguito generato tratti somatici e aspetti fisici differenti da popolo a popolo nelle varie parti del mondo e le religioni nel tempo hanno anche modellato differentemente i vari caratteri e modi di pensare e di interagire, tuttavia siamo pur esseri umani con le stesse sensibilità e sentimenti come il dolore, la tristezza, l’allegria, l’invidia e/o il senso di solidarietà verso gli altri. L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che non ha partecipato alla brutale tratta degli schiavi dall’Africa al continente Americano, anche se gli Italiani si sono comportati in modo brutale e razzistico durante le campagne coloniali; ai tempi dell’Impero romano mentre a Roma la schiavitù era cosa normale, fra gli antichi Liguri ciò non avveniva, al contrario, non pochi liguri furono rapiti dai saraceni e venduti schiavi nei mercati di Tripoli, Tunisi e Algeri. La storia dell’umanità ha subito corsi e ricorsi e purtroppo vi è sempre stata la sopraffazione da parte del più forte verso il più debole, da cui il detto romano ”si vis pacem para bellum”, che ai giorni nostri è sempre valido, sia a livello di Stati sovrani, ma anche a livello di singoli cittadini. (vedi il ricorso in massa all’acquisto di armi da difesa) Tutto ciò sopra considerato, vorrei ragionare sulla mia esperienza di vita dai tempi della mia infanzia ai giorni nostri, per comprendere il cambio di atteggiamento da parte dei cittadini verso il “diverso” in questi ultimi 50 anni, cioè in questo ultimo mezzo secolo, perché’ credo che ragionare col termine “secolo” possa dare più un’idea del termine di tempo. Quando io ero bambino, il quartiere Fornaci era come un paese quasi estraneo alla città; quando un fornacino andava in città diceva “vaggu a Sanna’”; la lingua “ufficiale“ a quel tempo era il dialetto, malgrado tutti sapessero parlare l’italiano; mia madre, che era piemontese e sapeva parlare italiano, oltre al piemontese, con il trasferimento a Savona per via del matrimonio, si era adeguata alla sua nuova situazione ed aveva imparato il dialetto ligure in breve tempo.
A quel tempo le porte principali delle case erano sempre aperte, infatti raramente avvenivano furti, tanto è vero che le forze dell’ordine, malgrado gli abitanti fossero gli stessi di oggi, erano probabilmente 10 volte di meno e vi erano solo due pantere. Quando arrivava qualche carovana di “gitani” tutti si mobilitavano a chiudere le porte e noi bambini non uscivamo di casa e chissà come mai i cani abbaiavano con una intensità insolita. Col tempo, con l’arrivo degli emigranti dal Sud, assieme a tanta brava gente, che ha contribuito allo sviluppo di tutte le aree del mitico triangolo industriale, ahimè è arrivato un piccolo inizio di criminalità, cui noi non eravamo avvezzi……..oggi si scopre che la Liguria è una delle Regioni del Nord più contaminate dalla ndrangheta, con una perla di Città come Bordighera commissariata per mafia, il che dimostra come sia inevitabile che la migrazione onesta porti al seguito anche gente di malaffare. Il fatto detestabile che la mafia abbia attecchito nel Nord del Paese non vuole dire che la migrazione dal Sud sia stata tout court negativa, poiché al Nord vi era bisogno di mano d’opera e i giovani provenienti dal Sud hanno contribuito al nostro sviluppo e anche in verità a colmare le casse dell’INPS; inoltre i migranti arrivavano in genere con tutta la famiglia, uomini e donne per cui le normali “esigenze ormonali” non si sono mai manifestate in stupri di gruppo, come sta avvenendo in questi giorni. Va da sè che essendo i novelli migranti per il 90% giovani maschi ben dotati ed esuberanti e……. anche “ben abituati“ in casa loro, visto come crescono in modo esponenziale popolazione nel terzo mondo, di punto in bianco farli diventare casti non è un impresa scontata. Ai tempi della mia infanzia non vi erano persone di colore o perlomeno non ve ne erano nella nostra città, mentre, quando ho iniziato a frequentare gli Stati Uniti e i Caraibi, ho iniziato a vederne tantissime. Il vedere così tante persone di colore non mi aveva per niente impressionato, perché’ facevano esattamente quello che facevano i bianchi, sulle strade a riparare l’asfalto o in banca ad assistere i clienti. Se mai, avevo notato la differenza nelle varie isole dei Caraibi, dove al cospetto di isole Stato ben organizzate, tanto per fare un esempio come Barbados o Bahamas, governate e abitate per la stragrande maggioranza da neri, vi erano isole Stato come Haiti dove la popolazione viveva nel disordine e nella miseria. Inoltre avevo già allora notato quanto la polizia di frontiera delle isole Stato meglio organizzate fosse severa; a me stesso era capitato che, avendo il passaporto scaduto ero stato controllato (io bianco da neri), sino a che il Console italiano non mi aveva rinnovato il passaporto. Oggi come allora, quando qualche barca con a bordo migranti Haitiani o Cubani approda alle Bahamas o a Barbados, pari pari li prelevano e li riportano con la forza al loro Paese, malgrado siano tutti ex figli dell’Africa e quindi fratelli. La cosa sarà spietata ma serve a mantenere un equilibrio economico in queste isole, che vivono in una condizione di sufficiente benessere, che altrimenti passerebbero al caos, per cui i governi locali non si fanno certamente impietosire di fronte ai fratelli con la pelle dello stesso colore. Il primo Stato al mondo che ha sviluppato la teoria del melting pot sono gli Stati Uniti, dove dopo la legge del 1967 e le varie battaglie, gli afroamericani hanno ottenuto la completa uguaglianza; la maggior parte di Giudici sono neri e in molti posti di prestigio siedono personaggi afroamericani sino ai massimi livelli: un Presidente degli USA è stato afroamericano, preceduto da una altra prestigiosa figura della precedente Amministrazione Bush, come l’ex Segretario di Stato Condoleezza Rice, anch’ella afroamericana.
Avendo vissuto parte della mia vita in Florida (Stato del Sud), dove in questo stesso momento mi trovo, posso constatare che non mi viene neanche per sogno sentire alcun sentimento di razzismo nei confronti della popolazione con il colore della pelle differente dalla mia: qualsivoglia problema io abbia, che va dalla necessità di un idraulico o, come accadutomi nei giorni scorsi, a problemi di connessione internet, il tecnico che si presenta è sempre di pelle scura, è educato, è professionale e risolve sempre il mio problema, mentre i pochi accattoni che chiedono elemosina per le strade sono per la maggior parte di pelle bianca. (i così chiamati “white trash”) Se passo poi alla mia vita savonese, devo constatare che il negozietto cinese di riparazioni di abiti in via Pia ha notevolmente semplificato la mia vita quando devo i ritoccare agli abiti che compro, come ho avuto un grande aiuto dalle badanti, una russa bianca e una equadoregna di colore, quando i miei genitori ne ebbero bisogno; quindi se questi nuovi emigranti hanno rimpiazzato quelle maestranze che prima parlavano il mio dialetto e lo fanno egregiamente, la cosa non può che essere positiva e non può creare alcun sentimento di razzismo. Come già detto, in genere gli italiani non sono razzisti, io personalmente non lo sono mai stato perché, come appena accennato, ho avuto a che fare con persone di colore integrate nel sistema attraverso una pietra miliare comune a tutti cioè il lavoro, come del resto fu a suo tempo con i migranti dal meridione d’Italia. E’ chiaro che chi ha un lavoro può permettersi di avere una dimora fissa, può crearsi una famiglia, può frequentare i locali delle persone autoctone, ma soprattutto può partecipare a pieno diritto alla crescita economica e sociale del Paese ospitante, compartendo doveri e diritti del Paese ospitante. Il fatto che la prima Sindaca d’Italia di colore fosse della Lega, come lo è il primo Senatore nero, attualmente seduto al Parlamento con il distintivo di Giussano all’occhiello, la dice lunga di come noi la pensiamo su un tema, che va affrontato con pragmaticità e buon senso e che fortunatamente la maggior parte del popolo italiano ha ben capito e non si fa infinocchiare dal buonismo ipocrita. Il buonismo ipocrita non considera il problema che si crea in un Paese nei confronti dei cittadini autoctoni più poveri con il fare affluire grandi masse di migranti senza controllo, tutti uomini, privandoli di parte dei diritti, dei quali il più elementare è la sicurezza. Ancor più gravemente il buonismo non considera l’umiliazione che si crea nei confronti degli stessi migranti onesti, nel momento che viene loro tolta quella dignità che solo il lavoro può dare, lavoro che in questo momento la nostra economia non riesce a dare neanche agli italiani.
Quei 600.000 migranti che soggiornano in Italia a carico del contribuente, per i quali le sinistre sfidano Salvini a rimandarli a casa loro, come se li avesse fatti entrare lui, sono il frutto di una politica scellerata fatta da 7 anni di Governi ipocriti, il cui unico scopo era di creare nuovi posti di lavoro, facendo debito, non a favore dei migranti che facevano entrare, ma a favore del loro migliore pascolo clientelare, che è l’area del sociale, dove sono impiegati a carico del contribuente migliaia di addetti tutti legati alla sinistra, settore che è, a tutti gli effetti, “cosa loro”. (lo constatiamo molto bene anche a livello locale!) Mantenuti come i pesciolini rossi nell’acquario, ben nutriti e ben vestiti, i migranti di colore ciondolano per le strade di tutta Italia e creano rabbia fra i cittadini, per non parlare di quando addirittura spacciano droga o commettono delitti efferati come acclarano le recenti cronache, creando il propellente alla crescita del razzismo in un Paese che razzista non è mai stato. Ora la Commissione Europea non ci vuole permettere la flessibilità per dare qualche euro in più ai poveri italiani che vivono nell’indigenza perché, loro dicono, che di flessibilità ce ne hanno dato già fin troppa, appunto per affrontare quella emergenza migratoria, che guarda caso quando i Governi precedenti hanno capito che non poteva essere più retta, hanno cambiato politica e Ministro degli Interni e la cosa si è subito attenuata: se ci avessero pensato prima ora non avremmo i 600.000 nullafacenti a carico del contribuente e non dovremmo, come dicono loro, pensare a come rimandarli a casa, ma soprattutto a come continuare a mantenerli. In questo scenario tuttavia sono sorti, nei giorno passati, due casi che dovrebbero far riflettere in senso stavolta positivo. Il caso di Lodi, dove, avendo la Sindaca preteso una documentazione uguale per tutti per usufruire della mensa scolastica a carico del Comune, che come ogni Comune italiano credo non sia in condizioni economiche splendide, si è dato il via a una maxi colletta, presumo da parte di persone benestanti di sinistra, per pagare le rette a chi non era in grado di presentare i documenti richiesti; ciò mi dà lo spunto per approfittare di tale sorprendente buona volontà e sensibilità per attaccarmi all’altro caso del giorno e cioè il caso Riace. A parte le, diciamo, “forzature” del Sindaco di Riace, tutti i media ci hanno mostrato e magnificato il grande lavoro di ripopolazione di un Paese con i migranti, come un esempio da seguire per tutti i Paesi e borghi italiani, che, al contrario, stanno morendo, oltre alla necessità di presidiare le aree di degrado rurale.
E’ chiaro che lo Stato, nelle condizioni in cui si trova, non può sopportare centinaia di casi Riace, ma visto il grande successo di solidarietà avuto a Lodi perché’ i vari Fazio, Balotelli, Morandi, Bono, Benigni, Oliviero Toscani e quella grande massa di attori, cantanti, intellettuali (tutti straricchi!!) non pensano a creare un consistente fondo destinato ai migranti che vogliono stabilirsi e creare attività nei paesi abbandonati di tutta Italia? Questo sarebbe una modalità di aiuto concreto, come quello di Lodi, a livello nazionale, che potrebbe dimostrare, da una parte la buona fede dei “predicatori” della solidarietà e dall’altra creare effettivamente una piccola economia indipendente dal clientelismo e dalla dipendenza dal contribuente italiano, che è già oberato di tasse, oltre ad essere un ottimo strumento per dare dignità a tutti quei migranti che hanno lasciato il loro Paese per motivi gravi e non perché hanno creduto di venire a vivere nel paradiso terrestre e a sbafo.
Visto che Prodi e Veltroni, al contrario di come avevano promesso, in Africa non ci sono andati a portare il loro disinteressato “sapere” agli africani, potrebbero farlo comodamente in Italia, aiutati dal loro grande serbatoio di sostenitori, per la stragrande maggioranza formato dagli appena accennati ricchi italiani volenterosi di fare del bene…….Sarebbe una buona occasione per dimostrare con i fatti il loro “disinteressato buonismo e dimostrare finalmente di saper fare delle cose concrete, se ne sono capaci. SILVIO ROSSI Consigliere LEGA NORD |