Quando muore un artista

QUANDO MUORE UN ARTISTA
Lo scorso sabato, 23 giugno 2018, è mancato nella sua Cairo Montenotte, a settantotto anni, il pittore, ceramista e scultore Roberto Gaiezza

QUANDO MUORE UN ARTISTA

 Lo scorso sabato, 23 giugno 2018, è mancato nella sua Cairo Montenotte, a settantotto anni, il pittore, ceramista e scultore Roberto Gaiezza. La sua è stata una vita d’artista sempre protesa verso nuovi traguardi, votata fin dalla prima giovinezza all’esercizio e allo studio  della pittura sotto la guida del maestro valbormidese Carlo Leone Gallo (1875 – 1960). Gaiezza, oltre che artista (ma la distinzione, dal punto di vista dell’agire creativo, è puramente accademica) era anche un ottimo fabbro e saldatore, e queste sue abilità artigianali non mancarono di produrre i loro peculiari effetti nelle sue sculture in ferro e nella sua attività di ceramista.


Roberto Gaiezza

Nel 1965 vince un concorso di pittura a Sassari con il quadro Case a Stintino ; è il primo importante riconoscimento della qualità del  suo lavoro di pittore che, in quegli anni , verteva sullo studio di scorci paesaggistici, di ritratti di contadini induriti dalla fatica, di donne precocemente invecchiate, di vedute non idilliache  sui campi lavorati. Il suo percorso creativo parte dunque dal realismo ma ben presto si orienta verso la scomposizione e la frammentazione delle figure che lo avvicinano alla vorticosa sperimentazione di artisti come Enrico Bai e Sergio Dangelo.  Nei primi anni Settanta comincia a frequentare il milieu albissolese dove trova accoglienza e riconoscimenti, e a cimentarsi nell’arte della ceramica. Ma la vera svolta nel suo itinerario artistico  avviene nel 1987, quando, visitando l’Arte Fiera di Basilea, incontra le opere di Burri, di Afro e di Emilio Vedova; per il quarantasettenne Gaiezza è come una folgorazione, tornato a casa, racconta l’artista: “Presi un sacco e vi buttai dentro tutto quello che mi era servito sino ad allora: colori, pennelli, tavolozza…”, la conversione all’informale materico fu per lui come vivere una seconda giovinezza: alla pittura e alla ceramica aggiunse la scultura e intensificò la sua ricerca di un punto di fusione tra mondo esterno oggettivo  e mondo interiore soggettivo, di qui la serie delle sue Introspezioni sulle quali Sandro Lorenzini ha tessuto un poetico commento: “Superfici reali, tangibili, pennellate sempre larghe, espressive nel loro silenzio, spazi geometrici, intuitivamente dimensionati a misteri di proporzioni auree.

  
Alcune opere di Roberto Gaiezza

Un occhio al passato, un vaglio conscio di ciò che la mano andava facendo, un procedere sicuro, mai affrettato, verso percorsi a venire, sulla via certa di un ritmo compositivo solido e chiaro, un approdo sempre avvenuto  sul lido calmo dell’armonia…” (da La pittura come un saio, su “Trucioli savonesi”, 2016). Nel 1991 fonda a Cairo Montenotte, insieme all’amico pittore e musicista Giorgio Moiso e al pittore Francesco Iriti, il Centro Culturale “Il Filtro”, alle cui iniziative parteciperanno artisti di prima grandezza come Agenore Fabbri, Mario Rossello, Renata Minuto, Carlos Carlè, Aurelio Caminati, Ernesto Treccani e Sergio Dangelo. Gaiezza apparteneva a quella categoria di artisti mai soddisfatti dei traguardi raggiunti e  sempre alla ricerca di nuovi orizzonti. Il suo sogno, infatti, era quello “di poter incorniciare una tela tutta bianca in modo che, chi la osserva, possa vedere tutto quello che vedo io”. Sogno generoso quant’altri mai, ma purtroppo, come sapeva bene lo stesso Gaiezza, irrealizzabile. Quando muore un artista muoiono con lui anche i suoi sogni più belli.

   FULVIO SGUERSO 

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