Quando la pace fa paura

Quando la pace fa paura
se prelude a un nuovo ordine mondiale

La spedizione a Kiev dei volenterosi siglata dal fraterno abbraccio fra Macron e Zelensky  è stata in buona  sostanza una velleitaria dichiarazione di guerra alla Russia, fortunatamente neutralizzata dal finto appoggio di Trump.  Non è dato sapere cosa passa per la testa al tragicomico quartetto, al quale non si è potuta aggiungere la Meloni per non perdere la gamba leghista del suo traballante governo.  Sta il fatto che nessuno di loro rappresenta la volontà dei rispettivi popoli ma tutti insistono sull’appoggio incondizionato all’Ucraina e sul rispetto dei suoi artificiali confini.  È ciò che intendono per “pace giusta”: secondo loro la Russia, dopo aver distrutto sul campo le forze armate della Nato e ridotto al lumicino l’esercito ucraino dovrebbe convincere le popolazioni della Crimea e del Donbass a rinunciare al ritorno alla madre patria per tornare sotto il giogo della cricca di Kiev.  Un crimine nei confronti di quelle popolazioni;  ma il criminale deve essere in grado di compiere il crimine e l’Europa, nonostante  l’egida della Nato, non lo è.  Non lo è e non poteva esserlo  senza la complicità americana ma nemmeno Biden si sarebbe spinto fino alla rottura con Mosca rischiando una catastrofe planetaria.

I volenterosi a Kiev

Quindi cosa passa per al testa di lorsignori? Provocare i russi ad attaccare Londra, Parigi, Berlino, annichilire la Polonia, spaventare italiani e spagnoli pronti a calarsi le brache e fare in modo che l’amico americano non possa restare a guardare?  E prepararsi a far morire qualche decina di milioni di europei chiudendo gli altri nei bunker dopo aver fornito loro le istruzioni per l’uso in caso di attacco nucleare.  Hanno perso il cervello, se mai l’hanno avuto.

Incontro a Istanbul del 29 marzo 2022

Nell’incontro a Istanbul del 29 marzo 2022 preceduto un mese prima da abboccamento informale fra russi e ucraini ci si stava preparando alla stesura di un accordo che avrebbe posto fine al conflitto appena iniziato.  Poi il ritiro spontaneo- non la cacciata – delle truppe russe dalla periferia di Kiev e il loro rientro  all’interno dei confini della federazione fece credere agli occidentali che la potenza militare russa fosse solo apparenza e li convinse che fosse l’occasione buona per abbattere l’orso russo.

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Il provvidenziale massacro di Bucha – di cui non si sono mai accertati numero, identità delle vittime e veri artefici della carneficina e i maneggi di Johnson mandarono tutto all’aria.  La posizione di Kiev, incoraggiata e foraggiata dalla Nato fino al punto di trasformare il conflitto in una guerra per procura dell’Occidente contro la federazione russa, divenne progressivamente sempre più dura.  E quando i leader europei e i vertici Nato cominciarono a capire che la Russia non solo era una formidabile macchina da guerra impossibile da abbattere ma non veniva nemmeno scalfita da sanzioni che soprattutto in ambito energetico si rivelavano unboomerang, invece di prendere atto della realtà si impegnarono compattamente in un’operazione di sistematica disinformazione e manipolazione dell’opinione pubblica.  Un’operazione che in Italia è stata condotta con particolare zelo dal governo Meloni nato all’ombra dell’ambasciata americana e garantito dal presidente Usa davanti ai partner europei.

È altamente probabile che tre anni fa l’ex comico si sarebbe ritenuto soddisfatto del via libera verso l’Ue e di formali garanzie internazionali per la sicurezza del Paese e che avrebbe rinunciato all’ingresso nella Nato per tornare al rispetto della neutralità prevista dagli accordi di Minsk; ed è anche plausibile che si sarebbe liberato dei gruppi politici e delle formazioni militari neonaziste, che avrebbe riconosciuto il ritorno della Crimea alla Russia e l’autonomia delle regioni russofone del Donbass.  Tre anni dopo si trova con un pugno di mosche in mano e il peso sulla coscienza di centinaia di migliaia di morti per nulla.

Ora Putin ci riprova. grazie al ritorno dell’invisibile ma solido asse con gli Usa compromesso dall’amministrazione Biden e dal prevalere sulla pollitica della finanza americana terrorizzata dalla prospettiva del nuovo ordine mondiale anticipato dal Brics.  Putin ha ottenuto quello che voleva, ha preso l’iniziativa per chiudere la partita e l’Europa è entrata nel panico.  Se Putin vuole la pace ma nessuna tregua l’Europa vuole una tregua ma non la pace, che ufficializza la sconfitta sua e di Zelensky.

E di nuovo la stampa si scatena nel tentativo di cambiare le carte in tavola. L’obbiettivo di Zelensky forte dell’appoggio dell’Ue e della Nato era riprendersi la Crimea e completare l’ucrainizzazione del Donbass, entrare formalmente nell’Ue e mettersi sotto l’ombrello dell’alleanza atlantica.  L’obbiettivo di Putin era quello di salvare le popolazioni del Donbass, mettere in sicurezza la Crimea, impedire l’accerchiamento da parte della Nato, assicurarsi la neutralità dell’Ucraina e denazificarla. Ora l’Ucraina è militarmente annientata, la mancata denazificazione è stata la sua rovina e l’unico modo per interrompere l’emorragia del suo esercito è riconoscere la situazione di fatto accontentandosi che si chiami pace una resa senza condizioni.

Gli unici che non se ne sono accorti sono i politici e i media nostrani.  “Putin dà buca a Trump”, dicono, e “l’incontro  finisce a insulti”.  Anche un bambino delle elementari sa, o dovrebbe sapere, che una cosa sono i negoziati, una cosa gli incontri al vertice. E anche in questo pazzo pazzo  pazzo mondo immaginare Zelensky al vertice è un ossimoro. Il vertice, quando ci sarà, sarà fra Trump e Putin; i negoziati sono condotti da personalità di assoluto rilievo, con un ampio margine per trattare e un effettivo potere decisionale:  non sono una farsa, come ha affermato l’ex comico che si è meritato la risposta della Zacharova,  che nella sua veste si può permettere di essere diretta e gli ha dato del clown.  E tutti quei politologi stupidi o in malafede (o tutte e due le cose) dovrebbero ricordare che quello stesso Zelenshy che secondo il Corriere avrebbe messo Putin all’angolo sfidandolo a singolar tenzone aveva escluso con una legge di rango costituzionale ogni contatto con lui.  E io mi sento di aggiungere che il suo voltafaccia è forse giustificato dalla speranza di ricorrere a un’arma alla quale gli ucraini sono affezionati: l’attentato. l’arma con la quale ogni volta che si è aperto uno spiraglio di pace o quantomeno di dialogo l’hanno fatto letteralmente saltare per aria.  Fra le tante perle c’è poi la sentenza dell’autorevole editorialista di Repubblica: la Russia ha perso la guerra perché dopo tre anni si è presa meno del 20% dell’Ucraina.  Come se fosse mai stata intenzione del governo russo ampliare un territorio già enorme e incorporare un Paese economicamente stremato e con una popolazione in buona parte ostile: una polpetta avvelenata, insomma e un peso insopportabile.

Nel frattempo smentendo l’antico adagio in vino veritas il conduttore di un popolare programma televisivo in onda su un canale berlusconiano e ovviamente meloniano  se ne esce con la commossa, amara e indignata  constatazione che in Russia vengono intercettati i telefonini dei ragazzini che se dicono qualcosa che non piace a Putin vengo messi al gabbio e per mostrare urbi et orbi come si vive in quella orribile dittatura che è la Russia fa intervistare una signora che ha trovato l’America in Italia e per farsi benvolere sostiene che Putin è un tiranno sanguinario che aspira a diventare il signore del mondo. Ma che serietà … (e non mi riferisco alla donna che avrà il suo tornaconto ma a chi ne accredita le farneticazioni).

“Vertice verso il flop” titola oggi il Messaggero, tradendo il terrore che i negoziati appena iniziati spianino il cammino verso la pace.  Per la Stampa è addirittura la “beffa di Istanbul”, ricalcando le parole di Zelensky mentre la sua collaboratrice, altro campione della libera stampa, sostiene la necessità di un cessate il fuoco duraturo, che non è però finalizzato alla pace, impedita secondo lei “dalle velleità imperiali di Mosca”.  E quindi ci vuole tutto il tempo necessario per rimettere in sesto l’Ucraina,  produrre e fornirle armi in grado di far male alla Russia e trovare il modo di rimpiazzare le generazioni di ucraini mandati al macello.

La verità è che la delegazione russa a Istanbul è tutt’altro che di basso livello, come riconosce lo stesso Trump, e lo sforzo diplomatico di Putin per chiudere la faccenda è genuino. Quanto alle “velleità imperiali” della Russia, se proprio si deve parlare di “imperi” o “grandi potenze”la Russia lo è già a pieno titolo e i primi a saperlo sono americani e cinesi.  E solo all’analfabetismo politico e culturale della nostra presunta “classe dirigente” e degli scribacchini di regime sfugge il fatto che l’interesse primario russo è la stabilità planetaria, un ordine mondiale che consenta di concentrare energie e risorse sulla società, sul benessere collettivo, sulla formazione e sulla ricerca scientifica.  Il merito di Trump è proprio quello di aver capito che si possono fare buoni affari in un mondo pacificato e che l’aggressività del capitale finanziario che genera instabilità e conflitti locali può nell’immediato garantire posizioni di forza ma alla lunga finisce per generare il caos.

Uno scenario di pace che richiede vista lunga e buon senso, che sarebbe illusorio pensare di trovare nei politici europei impegnati a spostare da una parte all’altra il baricentro del continente.  Il peggio del peggio riesce ad essere la Meloni che non contenta di aver reso irrilevante il nostro Paese, il cui peso politico è oggi pari a quello della Repubblica di San Marino, fraintende le direttive del suo dominus e si accoda supinamente al bellicismo franco-tedesco. “La libertà ha un costo”, dice per giustificare la corsa al riarmo, identificandosi con le apprensioni dei Paesi baltici che dopo aver punzecchiato per anni l’orso russo temono che gli arrivi addosso una zampata.  La nostra libertà, quella di opinione, di stampa, di associazione, è sì in pericolo ma il pericolo viene proprio da lei, dalla sua parte politica e dal suo governo. E quanto alla sicurezza, della quale le televisioni addomesticate parlano come se non fosse responsabilità dell’esecutivo, il pericolo c’è eccome ma viene dalla sua incapacità di difendere i confini, espellere i clandestini e controllare il corpo estraneo che mina la società italiana.  E una volta per tutte dati alla mano la signora ci dovrebbe spiegare quali interessi comuni abbiamo con l’Ucraina e quali motivi di conflitto con la Russia.

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