Quando calienta el PUC, là ne la Playa

 In questa scadenza allungata e diluita di mandato, ecco arrivare puntuale in Seconda Commissione una di quelle pratiche – simbolo della cattiva amministrazione urbanistica, passiva e passacarte degli interessi privati, che non prova mai ad anticiparli e magari coinvolgerli con visioni originali e utili ai cittadini, né, financo, a opporsi alle pretese in base alle sue prerogative, ma solo a favorirli sottobanco. 

Ex ristorante e bagni la Playa

Gli elementi chiave ci sono tutti: le spiagge, l’Autorità Portuale, i privati coi loro ineludibili progetti, il cemento a filo d’acqua.  Ma stavolta non va proprio tutto liscio.Veniamo al punto. Dal 2016 i proprietari dell’edificio dei bagni La Playa hanno di fatto chiuso e, non essendosi accordati col gestore, dato lo sfratto.
Come sempre succede in questi casi entra in scena il famoso generale Degrado, che lungi dall’essere deterrente per chi possiede e sarebbe tenuto a mantenere in ordine, anche con coercizione pubblica se necessario, diventa prezioso alleato nella lotta per ottenere il massimo cemento possibile. 
Con il solito copione: articoli sui media, pressione per lo scandalo e il pericolo per i bagnanti, occupazioni abusive (ché l’immigrato o il senzatetto fanno sempre la loro figura, fanno fine e non impegnano, per suscitare giusto orrore nei cittadini perbene).
Perché si scatenano le truppe del decoro oltraggiato? Bisogna capire che un tratto di litorale, una striscia fra la strada e la spiaggia, non è demaniale ma appartiene agli stessi proprietari dell’edificio che vi insiste. 
 Infatti il famoso progetto di riqualificazione di via Nizza, che è testè partito per gioia e delizia dei cittadini, prevedeva di sostituire le pittoresche baracche con un delirante accrocchio di moderne palafitte. Ma essendo appunto le baracche di proprietà privata, non erano tenute a ottemperare, né l’Autorità Portuale poteva intervenire con il solito abbattimento selvaggio.  Neanche il tempo di provare sollievo per lo scampato pericolo, che se ne prospetta uno peggiore: infatti il cemento speculativo è onnipresente e prevalente. Dunque esiste un progetto per trasformare i volumi esistenti in lucrose villette sul bagnasciuga. Progetto momentaneamente accantonato per il no del Comune, ma si sa che quando partono queste iniziative di solito tornano alla carica ancora e ancora, incombendo su un quartiere che è giustamente e aspramente critico su questo ennesimo scempio.Nel frattempo il gestore dei bagni sfrattato ha provato a proporre un progetto per spostarli. Ora, dopo averlo affidato ad architetti molto ben visti in Comune, aver ottenuto vari via libera di enti e della stessa Autorità Portuale, eccoci all’esame di Commissione e Consiglio, perché, guarda caso, è prevista una variante al PUC.

Molte domande si prospettano, all’esame della pratica.

– perché si devono continuamente approvare micro o macro varianti al PUC? Che razza di programmazione è quella che procede alla giornata assecondando qualsiasi progetto arrivi e adattandolo alle circostanze?

– perché costruire ancora sulla spiaggia o quasi, dare, da parte dell’ente porto gestore demaniale, una nuova concessione ventennale non a gara, quando esiste comunque la Bolkestein che potrebbe rendere il tutto impraticabile? 

– il tratto interessato era spiaggia libera, e viene, con la concessione, attribuito ai bagni. SI spiega che in compenso diventerà spiaggia libera il tratto de La Playa, che sarebbe anche maggiore come estensione. Ma che razza di spiaggia libera è quella su cui incombono alle spalle future villette? 

– a fronte di un contenzioso privato che rischia di essere ostativo al progetto cementizio stesso, o comunque complicare le cose del famoso degrado, perché dovrebbe essere il Comune a togliere le castagne dal fuoco ai proprietari, in sostanza agevolandone i progetti futuri?

– dulcis in fundo: la pratica confligge con la costruenda passeggiata. Era stato detto ai cittadini, dal vicesindaco Arecco negli incontri pubblici, che il progetto poteva essere modificato, ma poi è emerso che non era così. Ora, invece, lo modifichiamo addirittura in fase esecutiva, restringendo la passeggiata in funzione dell’edificio dei bagni, prevedendo gli allacci durante i lavori (il che, tra l’altro, dà urgenza alla pratica).

Ma il vice sindaco, assente per impegni inderogabili, non poteva rispondere a queste domande.

L’assessore al commercio Zunato si è limitata a sottolineare il solito aspetto economico ed occupazionale, mentre l’architetto Macario assicurava, cosa che non è ben chiara dai disegni del progetto, che il retrostante campetto “Maracanà” non verrà toccato. 

Il nostro consigliere Meles ha ben espresso tutte le perplessità di cui sopra, ma è stato l’ex leghista Bertolazzi, ora Savona capoluogo, a pronunciare parole di fuoco svelando tutti i retroscena e i precedenti, in sostanza, mostrando il re nudo a chi non voleva vederlo.

Infatti tutti tacevano, in maggioranza e minoranza. Nessun intervento, nessuna domanda o richiesta di chiarimenti, come avviene in qualunque Commissione. 

Poi, a fronte del generale imbarazzo della sala virtuale, e visto che le cose non passavano lisce come auspicato, Apicella del PD è dovuto intervenire mostrandosi cautamente critico, e annunciando – ma guarda – la solita comoda astensione del suo partito, a fronte di una pratica che, se fossero stati maggioranza, potrebbero aver presentato loro, visti i precedenti passati e la sostanziale concordanza urbanistica fra centrodestra e centrosinistra. Del resto, quando governavano loro, era il centrodestra ad astenersi sulle pratiche di questo tipo, votando contro pro forma solo quando era assolutamente sicuro che la maggioranza avesse i numeri. 

 In ogni caso, grazie al voto contrario dei tre di Savona capoluogo, di noi 5 stelle, di Addis e di Ravera, la pratica è finita 11 a 12 e non è passata, nonostante l’assist di 8 astensioni del PD e di Italia Viva, cui si è aggiunta, per la maggioranza, Karunaratne. 

Vedremo, con la pratica accompagnata da parere negativo della Commissione, come andrà in Consiglio, se tutti i palesi dubbi sull’operazione avranno qualche riscontro, se i numeri incerti indurranno qualche resipiscenza oppure no. 

E soprattutto, cosa deciderà di fare il PD, i cui voti potrebbero essere decisivi, e se un’ennesima volta smentirà ogni proposito di rinnovamento e cambiamento espressi a parole (molto a parole) nel futuro Patto per Savona. 

Di certo, al momento, queste evidenze concrete confermano tutti i dubbi su simili alleanze da parte di chi ha conosciuto, come noi, la profonda frustrazione urbanistica del precedente mandato. 

 

Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

 

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