Qualunquisti in frac

Qualunquisti in frac

Qualunquisti in frac

 Di destra e sinistra ho già scritto abbastanza, mi pare di ricordare anche qualche riga tempo fa su questo blog, pertanto non  ripeterò concetti già espressi.

Ognuno può – se vuole – documentarsi come crede e farsi la propria idea.

In ogni caso destra e sinistra non sono vaghe ispirazioni che stanno scemando, purtroppo per la prima il tempo non è ancora finito e neppure il suo scopo che è la ricerca dell’interesse ad ogni costo ma per fortuna non lo è nemmeno per la seconda che lotta da sempre per un ideale società più uguale, solidale e più giusta.

Non recarsi alle urne alle consultazioni elettorali è uno strano modo di protestare.

Si aiuta il conservatorismo di destra mettendosi di fatto nel suo sentiero, si segna in qualche modo un’appartenenza.

Quindi per chi crede nella linea progressista, di sinistra,  il voto e il consenso diviene essenziale per modificare le cose.

Il non votare, il non partecipare, l’esimersi dal dire la propria quindi  non è certo il mezzo migliore per cambiare le cose.

Rinunciare è una posizione attendista e anche piuttosto codarda, di chi sta alla finestra per scendere poi le scale dalla parte che ha prevalso. Una via di mezzo coperta dalle nebbie.

Sottolineo soltanto che non è vero che  medio tutissimus ibis, e in tutto est modus in rebus anche quando si fa finta di non vedere differenze.

E quando non si notano le diversità, in questo caso tra la destra e la sinistra politica si cade in quel filone che viene chiamato con un termine che da un po sta sulla bocca di tutti :populismo.

La base del populismo che sempre contiene elementi qualunquistici – anticamera delle dittature – sta proprio qui, nella negazione di queste differenze.

Un messaggio pericolosissimo che sta tagliando l’Italia in mille pezzi, spingendo la ricerca di consenso puntando sulla rabbia e  facendo surf sulle sofferenze delle persone.

Rabbia, sofferenza, disagio, povertà, scadimento morale, corruzione e quant’altro di peggio è emerso e forse emergerà ancora nel nostro paese si combattono e si vincono con il governo delle cose, non con gli schiamazzi.

Ma pur nel rispetto delle convinzioni di ognuno spiace contraddire chi pensa a un livellamento oramai raggiunto tra destra e sinistra, programmatico o ideale che sia.

Non è così e non potrà mai esserlo,  chi ha un minimo di cultura politica lo sa bene e non declama alcuna forma di parificazione storica.

E’ una voluta miopia? Se così fosse bisognerebbe analizzarne i fini che spesso non esistono dietro l’unica declamazione distruttiva dell’appiattimento tra due concezioni del mondo alternative.

Bisogna guardarci intorno con realismo, con concretezza, comprendendo che nessuna olocrazia è più possibile, non lo è mai stata, neppure in passato.

E in verità non sarebbe neppure auspicabile.

Chi scrive dubita fortemente di decisioni prese in modi itineranti e  staccate dal parlamentarismo costituzionale.

Chi lo pensa possibile – legittimamente – credo viva avvolto da polverose confusioni intellettuali, muovendosi in una conventicola catacombale senza scampo dalla quale auspico un ravvedimento ponderato ma intelligente.

Ma c’è qualcuno che abbia un minimo di cognizione di quello che sta succedendo in giro per l’Europa e nel mondo convinto che ci sia un’alternativa alle politiche progressiste, socialiste, democratiche che arginino il degrado economico e morale che attraversiamo?

Persino da inaspettati pulpiti si denunciano azioni di espansivo libertinaggio morale e sociale.

Guardare alla realtà diviene quindi essenziale e va oltre le dispute provincialotte che spesso si innescano solo per testimoniare una qualche esistenza personale nella propria borgata.

 
Non esiste un programma di sinistra, il programma della sinistra – anche in Italia – sono gli occhi della gente, è il battito del suo cuore, il rumore del lavoro che non si ascolta più, dei giovani disperati, degli anziani troppo soli dopo una vita di lavoro, degli occhi delle madri che non vedono un domani sereno per i loro figli.

Il programma della sinistra è solo questo.

  E’ un’idea globale non ristretta a pochi temi circoscritti pur se importanti, è una visione complessiva trascendente lo stato attuale.

E’ guardare alla società malata e provare a gettare in campo dei rimedi, la sinistra è il realismo progressivo di chi parte dalla realtà per cambiarla.

E’ per questo che è nata la sinistra. Non per altro, per cambiare la società.

Poi c’è anche un altro realismo che è quello repressivo e conservatore, di chi accondiscende sempre per proprio interesse, per avere un personale privilegio, di chi subisce supinamente per convenienza, di chi si assoggetta alla realtà così come la vede, di com’è, e rinuncia a tutte quelle azioni che potrebbero cambiarla o migliorarla questa realtà.

Queste deviazioni possono trovarsi anche a sinistra, è innegabile,  e certamente tali personalismi vanno espunti, ma ciò non toglie l’evidente diversità con l’ala conservatrice di una destra troppo spesso vicina alla xenofobia e alla distruzione valoriale.

Opzioni che vanno assolutamente emarginate.

Fare i conti con la concretezza, con la tangibilità delle questioni vuol dire raccogliere tutte le forze reali disponibili e iniziare un lavoro di lunga durata per un obiettivo lontano cui si può giungere per vie diverse e molteplici, vie che a volte possono non piacerci, vie che possono sembrare impossibili da percorrere, vie non sempre condivise unitariamente.

Non essendo né auspicabile, ne attuabile, e francamente inadatto un movimento rivoluzionario l’unica arma che si ha è il voto democratico, una conquista  difficile costata sangue al nostro paese, perchè solo così si ha la possibilità di fare una scelta.

E la scelta di sistema va fatta sempre.

Provare a strutturare la società, il mondo che ci gira intorno vuol dire costruirlo, cambiarlo, adattarlo, plasmarlo.

Siamo in una condizione nella quale il benessere dei cittadini non riesce a prevalere in Italia e anche in Europa, una storia vergognosa che si è radicata, fatta di degrado conclamato e spudoratamente buttato sulla faccia di una povertà sempre crescente.

Abbiamo sentito per anni messaggi diseducativi, una lunga fila di conformismo laudatorio che come tornaconto aveva denari e poteri, una spirale che volenti o nolenti ci ha trascinato tutti sul fondo melmoso, angoscioso dell’avvilimento e della vergogna.

Si è insinuato quasi strutturalmente in Italia il dubbio che essere onesti sia inutile e sia un comportamento da sciocchi..

Si è affermato il diritto di fare man bassa di denari pubblici,  protetti dall’ombra del potente di turno a cui magari si è vicini, si è affermato il diritto di strappare un malloppo a qualunque costo, di conquistare comunque un bottino, soldi, viaggi, potere, escort, posti per mogli e figli.

Se vogliamo che tutto questo continui, non è difficile, basta non votare, basta dire che sono tutti uguali, tanto a destra che a sinistra, basta seguire tutti gli isterismi che strepitano in giro per il paese solo per convincersi di esistere.

Fino a quando verrà qualcuno a dirci che ha la soluzione in tasca  per far rinascere il “paese che ama”…….

Non dobbiamo dimenticarci di ieri, del punto sul quale ci avevano trascinato.

Bisogna ricordare perché si fa presto a dimenticare.

Ma è proprio da questi nuovi gruppi di  neoqualunquisti in frac che sbraitano contro tutto e tutti  – spesso anche con ragione – che bisogna diffidare perché non si risolvono i problemi con un mix di protesta e di sproloquio scurrile. Servono soluzioni, ma soluzioni fattibili non un confuso vociare che strappa applausi ma resa irrealizzabile.

Dalle piazze urlanti si sente in Italia salire spesso un odore di stantio in grado di ammazzare qualunque verità e qualunque progetto di cambiamento.

Ciò non significa affatto che la politica sia trasparente, pulita, dedita all’interesse generale, perché abbiamo davanti eventi non proprio edificanti e istruttivi,  ma senza la politica, non questa ma la grande politica ogni statualità è destinata a derive deleterie.

Cosa sarebbe il nostro Stato senza i partiti come qualcuno auspica?

Non bisogna però voltare le spalle alla rabbia anche se estremista ed evitare di capire, ma occupare il campo con le idee e le convinzioni, bisogna trovare convergenze, vedere ciò che può essere fatto subito e ciò che ha bisogno di tempo e smetterla di pensare che la verità sia una sola.

Bisognerebbe comprendere che siamo in viaggio verso il futuro, verso ciò che sarà  e stiamo percorrendo questo viaggio al buio dove rischiamo di perdere non solo il nostro avvenire ma anche il nostro passato più recente che molto avrebbe dovuto insegnare sulle derive intraprese.

Vedremo cosa succederà nella primavera che verrà, ma di certo se cambiamento non sarà, chi non avrà dato il suo contributo per cambiare  potrà solo tacere.

 

 

Maglio Domenico

 

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