Proposte folli per il savonese

Proposte folli per il savonese

Proposte folli per il savonese.

 Parlando del savonese e della sua torpida economia, in attesa che la rivitalizzino con gioielli come un biodigestore, un termovalorizzatore, un deposito di idrocarburi o un’altra discarica privata, mi piace sparare qualche proposta folle, in controtendenza, perché non inquinante e non puzzolente.

Ci avete fatto caso che il nostro ridente comprensorio è privo di una banca propria?

 


 

E zeppo di filiali e sedi bancarie, ma un suo istituto di credito, concentrato sulla economia locale, ormai non esiste da anni.

Ora, se date un’occhiata in giro, noterete come due ridenti paesini del cuneese possiedano una loro cassa di credito ed abbiano una sede proprio a Savona. Un’altra cittadina, sempre del cuneese, ha una sua propria banca con ben quattro succursali aperte tra Albenga ed Alassio.

Allora io mi domando, forse un po’ ingenuamente: “Ma se ci riescono loro ad avere un istituto bancario, cioè una fonte di finanziamenti da loro controllata, perché non possiamo fare lo stesso a Savona?”

Voi mi risponderete: “Ma cosa potremmo farcene? Ne abbiamo già troppe…non ne avremmo alcun vantaggio.”

No, non è così, perché il gruppo dirigente di una banca locale sarebbe condizionato ed indirizzato dalle forze economiche del luogo, anche se modeste. Il suo scopo sarebbe di lavorare con lo spedizioniere, l’albergatore, il gestore di uno stabilimento balneare, con tutte quelle figure che compongono il nostro tessuto economico.

Cosa che il gruppo dirigente di una banca nazionale non è interessato a fare, lavorando dietro un’ottica ben più grande.

Inoltre, come probabilmente saprete già, la Banca Centrale Europea ancora oggi presta denaro a tasso zero, ma lo fa solo agli istituti di credito e non agli stati o alle strutture come comuni e regioni. Se un gruppo di comuni del territorio, assieme alle forze economiche e sociali che volessero partecipare, privati compresi, riuscissero a dotarsi di un istituto di credito del savonese, potrebbero trovare una via d’accesso ad una fonte di finanziamento a costo bassissimo, potendo in tal modo rinegoziare i debiti che si trascinano dietro da anni. Sempre ammesso che riuscissero a non mangiarsi il tutto sotto forma di torte e clientele.

Vi sembra una cosa impossibile? Ma se ci sono riusciti due paesini con meno di 3000 abitanti ciascuno, noi che viviamo in una zona ancora ricca di risparmi privati, perché non dovremmo poterlo fare?

Cosa ci ferma?

LUCA MURGIA

 

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