PROPAGANDA

Lo scarno titolo di questa canzone di Fabri Fibra & C mi ha portato a risalire agli anni in cui questo termine cominciò a prender corpo. E la mia ricerca mi ha portato alla Grande Guerra, e in particolare a scoprire come alcuni eventi vennero usati per orientare l’opinione pubblica di una parte alla demonizzazione della parte rivale, meno abile nel presentare efficacemente gli argomenti a proprio favore.

Propaganda [VEDI]: una “canzone canzonatoria” delle promesse elettorali per tenerci buoni fino alla prossima tornata, quando ci ricascheremo. Tanto, gli elettori brillano per la memoria corta

Il raffronto con la situazione odierna mi è sorto spontaneo, visto l’enorme impatto (anche a causa dell’enorme varietà degli odierni mezzi di comunicazione rispetto al primo Novecento), che la diffusione di notizie di parte o, al contrario, la censura di notizie avverse, esercita sul sentimento pubblico e quindi nell’orientare la sua adesione alle posizioni ufficiali, con la formazione del cosiddetto pensiero unico: che non affligge soltanto i regimi apertamente totalitari, ma anche quelli che si fregiano della medaglia democratica. A fiancheggiare, più o meno consapevolmente, in campi più frivoli, come la moda e lo spettacolo, l’orientamento ufficiale desiderato, agiscono oggi personaggi chiamati influencers, mentre oltre un secolo fa i compartimenti governativi addetti alla propaganda erano definiti moulders; termine che, derivando da mould, stampo, rende ancor maggiormente l’idea di manipolazione e costrizione delle opinioni di massa entro la rigida forma di uno stampo.  

La propaganda in grande stile cominciò durante la Grande Guerra, indirizzata soprattutto contro la Germania e alleati, dipinti come nemici avidi e spietati. Obiettivo finale: trascinare gli USA nella guerra per una sicura vittoria di Gran Bretagna e alleati

Ma indietreggiamo di oltre un secolo, con mezzo mondo impegnato a fronteggiarsi in una colossale carneficina, con parecchie nazioni europee coalizzate contro la Germania e gli imperi austro-ungarico e ottomano. Nonostante la grande sproporzione di uomini e mezzi tra i due fronti, [VEDI] la guerra, dopo oltre un anno dal suo inizio, aveva finito col “trincerarsi” in logoranti battaglie di posizione; e l’esercito imperiale stava dando prova di essere un rivale tutt’altro che sbaragliabile nei tempi che i numeri sembravano suggerire; anzi, grazie alla flotta di U-2 (vedi oltre), la guerra stava premiando la Germania, che, senza il coinvolgimento degli USA, si stava avviando a vincere la guerra, isolando la Gran Bretagna e i suoi alleati. [VEDI] (Approfondirò questo punto nel prossimo numero). Per inciso, è successo altrettanto nell’attuale guerra in Ucraina, che la Russia pensava di ridurre ad una blitz krieg.

L’affondamento per un missile ucraino dell’incrociatore russo Moskva illustra quanto sia difficile gestire una guerra contro una nazione assistita militarmente da alleati di fatto del calibro di USA e NATO, subendo nel contempo sanzioni economiche azzoppanti

La prima importante considerazione da fare è che, sin dai suoi inizi, la Gran Bretagna e la Germania si attivarono, la prima per trascinare gli Stati Uniti nella guerra al loro fianco, la seconda per mantenerli neutrali, entrambi ben consci del loro peso economico, che in ogni guerra è un fattore di primaria importanza. La Gran Bretagna, in particolare, non perse tempo a livello di sabotaggio informatico, e già ai primi di maggio 1914 una sua nave speciale, la Telconia, recise i sette cavi sottomarini tra la Germania e gli USA (i cavi telegrafici erano l’unica forma di comunicazione veloce allora possibile). In tal modo, si era formato un black out costante tra le due nazioni, mentre gli inglesi avevano campo libero per trasmettere oltre atlantico la loro propaganda anti-tedesca, senza immediato contraddittorio. Nell’arte della mistificazione gli inglesi erano peraltro molto più scaltri dei tedeschi, avendo un settore specifico e appartato del governo, che svolgeva quelle che oggi chiameremmo fake news in un edificio decentrato, la Wellington House. [VEDI] Questo apparato faceva giungere negli USA notizie sul presunto spionaggio tedesco oltre Atlantico, mentre enfatizzava il patriottismo e ogni altra possibile virtù degli inglesi e dei loro alleati.

Dopo innumerevoli quanto vani tentativi, finalmente i tanto sospirati americani arrivarono in Europa e dettero un robusta sterzata a nostro favore alle altilenanti sorti del conflitto, come sognato dai nostri fanti nel fango delle trincee. Disegni da La Tradotta, Giornale della 3° Armata.

Il 7 maggio 1915 si verificò l’evento che, per il numero di morti che causò, scatenò una propaganda giocata sulla emotività pubblica della “parte lesa” e la sua conseguente condanna della parte avversa, responsabile dell’evento stesso. Si trattò del siluramento, ad opera di un sommergibile U-2 tedesco, del transatlantico inglese Lusitania nello specchio di mare intorno alle isole irlandesi, dichiarato, con l’intero mare del Nord, zona di guerra dagli inglesi, con ciò precludendo il transito marittimo anche verso la Germania e l’Austria, con gravi conseguenze sul loro approvvigionamento, non solo militare, ma anche di derrate alimentari, con pesanti ripercussioni di denutrizione e morti per fame. [VEDI]
“Ci vorrebbero molti anni per uccidere quelle grandi orde di tedeschi, ma
basterebbe molto meno per ridurli alla fame”: un gentile pensiero alla base della decisione inglese di bloccare il transito navale nel mare del Nord.

Uno fra i tanti manifesti di forte effetto emotivo che invitavano ad arruolarsi per combattere gli autori della strage del Lusitania

Nel conseguente, rapido affondamento perirono 1200 persone, di cui 128 americani. La presenza di questi ultimi era proprio ciò che sarebbe servito alla propaganda inglese per far maturare nel governo americano la decisione di entrare in guerra contro la Germania, dipingendo i tedeschi come vili assassini di persone inermi. In effetti, il presidente americano Woodrow Wilson inviò alla Germania una nota di fervente protesta: tanto fervente che il suo segretario di Stato, J. Bryan, noto per la sua posizione di neutralità, si dimise, intuendo che quello sarebbe stato il primo passo verso l’entrata in guerra. [VEDI]
Bryan aveva colpito il segno, in quanto il luttuoso evento aveva degli inquietanti retroscena, che valevano, almeno in parte, a giustificare la decisione del siluramento.
All’epoca vigevano le regole del mare, che imponevano, prima di un assalto predatorio o al cannoneggiamento/siluramento, di avvisare la nave bersaglio, onde permettere a quanti erano a bordo di mettersi in salvo con le scialuppe. Se ciò aveva un senso nel caso di navi passeggeri, era inapplicabile nei confronti di navi da guerra, o comunque armate, poiché ciò avrebbe loro permesso di sparare i primi colpi e acquisire un vantaggio decisivo.
I tedeschi sapevano che gli inglesi camuffavano da navi mercantili navigli armati di tutto punto, o li dotavano di bandiere di nazioni neutrali, onde godere del vantaggio della sorpresa. Erano arrivati addirittura al punto di armare surrettiziamente, o utilizzare per il trasporto di armi, navi passeggeri, come i grandi transatlantici. E il Lusitania non faceva eccezione.

Medaglia celebrativa dell’affondamento del Lusitania coniata in piccola tiratura da un artigiano tedesco. La Wellington House subito la usò come dimostrazione della brutalità tedesca, stampandola in oltre 50.000 esemplari, poi ulteriormente ampliati e distribuiti a mezzo mondo

I tedeschi ne erano talmente consapevoli che si erano premurati di informare quanti volevano imbarcarsi sul Lusitania, dei pericoli a cui andavano incontro nella zona di guerra inglese, dove erano in agguato gli U-2. Addirittura l’ambasciata tedesca negli USA fece un pubblicato stampa in tal senso sul New York Times. E il governo inglese avrebbe dovuto mandare una nave speciale incontro al Lusitania a scopo di scorta nella zona del pericolo. Nave che poi decise di non inviare, attirando pesanti sospetti di aver voluto sacrificare il Lusitania, con americani a bordo, allo scopo di convincere gli USA a diventare belligeranti.  

Avviso, pubblicato sul New York Times dall’Ambasciata tedesca, di non imbarcarsi su navi battenti bandiera inglese e percorrenti zone marittime di guerra, se non a proprio rischio e pericolo

Quando l’U-2 avvistò il Lusitania, che sapeva essere armato e trasportare armi americane di appoggio agli inglesi, si guardò bene dall’emergere e fare gli avvisi di rito, così esponendosi al fuoco nemico, e non esitò a sganciare il fatidico siluro.
La Germania allora optò per una spontanea moratoria, visto lo scalpore suscitato dall’affondamento del Lusitania. Ma quando i siluramenti ripresero, il presidente Wilson, incalzato da una martellante propaganda anti-tedesca, che conquistò “il cuore e le menti” (the hearts and minds) [VEDI] del popolo americano, decise alla fine di entrare in guerra nel 1917, ribaltando le sorti della guerra, con il seguito di un Trattato di pace (o meglio, di resa incondizionata) così umiliante da costituire il seme della volontà di rinascita alla base del trionfo nazista, sulle orme di un’Italia che, pur risultando vincitrice, uscì dalla guerra esausta e disorientata, affidando le sue speranze di riscatto al fascismo.

Consapevole del peso negativo che la propaganda nemica ebbe sull’esito della Grande Guerra, Hitler creò addirittura un Ministero della Propaganda, affidandolo ad uno dei suoi più fedeli seguaci, Joseph Goebbels

Senza cedere alla tentazione di facili paralleli con la guerra in Ucraina, vorrei tuttavia evidenziare il decisivo ruolo della propaganda, di cui è abile utilizzatore Zelensky, grazie al suo passato di uomo di spettacolo (Beppe Grillo docet), sullo sfondo di eventi bellici tanto strazianti quanto lo erano i siluramenti di navi pseudo-passeggeri, con un miscelamento inestricabile di fake news ora come allora.

Zelensky ha praticato l’arte della retorica moderna, imparata facendo l’attore, tirando dalla sua parte un Biden che non chiedeva di meglio, avendo gli USA solo da guadagnare, e un’Europa che dalla crociata anti Russia ha soltanto da perdere, come giustamente titola una delle poche voci fuori dal coro mediatico (vedi sotto “L’UE prepara il suicidio. La Germania resiste”). L’UE mi ricorda quel tizio che segava il ramo su cui era seduto

L’abilità comunicativa di Zelensky è stata coronata da un crescente successo, riuscendo a convincere sia l’UE che il gigante USA ad entrare nel conflitto a gamba tesa, mediante sanzioni devastanti e il massiccio invio di armi, nonostante gli avvertimenti di Mosca che ciò equivaleva a dirette azioni di guerra. Con una importante differenza, tuttavia, tra Wilson e Biden: il primo ci mise due anni prima di farsi coinvolgere nella guerra europea, mentre il secondo non nasconde la sua voglia irruenta di entrarvi e trarne i maggiori vantaggi, presenti e futuri, dando fiato alla sua industria bellica ed estrattiva oggi, e a quella della ricostruzione, in stile Piano Marshall, domani, a guerra conclusa e inglobamento dell’Ucraina nell’UE.

Le perdite territoriali della Germania dopo il Trattato di Versailles del 1919 [VEDI ]

Carta delle ex Repubbliche sovietiche dopo il crollo dell’URSS nel 1989 [VEDI]

Infine, mi preme mettere in luce che le posizioni marziali di Hitler e Putin sorgono dall’analoga volontà di cancellare, mediante riconquista, l’umiliazione rappresentata dalla perdita di territori, considerati parti integranti della nazione, rispettivamente, dopo la sconfitta del 1918 e dopo quella che Putin considera come una sconfitta bellica: l’implosione dell’URSS nel 1989.

Marco Giacinto Pellifroni      24 aprile 2022

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One thought on “PROPAGANDA”

  1. L’autore dell’interessante articolo ha fatto bene a mettere in evidenza, nonostante i mezzi diversi, l’importanza della propaganda nelle guerre. Bene ha fatto a ricordare il ministro della propaganda di Hitler, oggi Zelensky ne è il praticante incontrastato. In fatto di propaganda non è cambiato molto, oggi si parla tanto di fakenews ma anche nelle guerre passate le notizie false la facevano da padrone

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