Presenza femminile tra i titolari di impresa….

Presenza femminile tra i titolari di impresa individuale in calo dal 2003 al 2015: Liguria in controtendenza rispetto al Nord Ovest e all’Italia – Dati Movimprese

Presenza femminile tra i titolari di impresa individuale

in calo dal 2003 al 2015:

Liguria in controtendenza rispetto al Nord Ovest e all’Italia

– Dati Movimprese

 Le quote della componente femminile dell’imprenditoria italiana presentano complessivamente andamenti in crescita nel corso degli ultimi anni; questa tendenza sembra non riguardare quanto sta avvenendo a livello ligure e in provincia di Genova, dove le quote femminili non sembrano evidenziare incrementi, anzi tendono a ripiegare verso il basso.

In presenza di alcune modifiche intervenute nell’algoritmo di calcolo delle cariche detenute dalle imprenditrici non è possibile seguire l’andamento complessivo del fenomeno nel lungo periodo e pertanto l’intento di questa analisi è verificare per il solo caso delle titolari di impresa individuale (di cui è disponibile a tutti i livelli territoriali la serie storica 2003-2015) se quanto affermato  è confermato dall’evidenza empirica, cercando di evidenziarne le cause attraverso gli andamenti delle componenti italiana e straniera dell’imprenditoria.

L’imprenditoria individuale in generale

Le tendenze generali dell’imprenditoria individuale sono state nel periodo 2003-2015 negative, come si evince in modo chiaro dai grafici successivi.


Andamenti complessivi di genere per territorio

Mentre in Italia la quota delle imprese individuali femminili è cresciuta in 12 anni dal 25,5% al 26%, vista la minor decrescita registrata dalle imprenditrici (-6%) rispetto al -8,3% registrato dai maschi e nel nord ovest è rimasta pressoché stabile dal 24,1% al 24,2% (-4,3% e -3,5%), la situazione risulta opposta  in Liguria e in tutte e quattro  le province pur con andamenti differenziati ma che in ogni caso coinvolgono sempre sia le italiane che le nate all’estero.

A Genova la quota dell’imprenditoria individuale femminile è pari al 23,8% nel 2015 (era 26,4% nel 2003) quindi inferiore di 2,2 punti percentuali al dato nazionale (mentre a inizio periodo era invece superiore di 0,9 punti percentuali al dato nazionale 25,5%).

Per le restanti province liguri la maggiore quota di imprenditrici rispetto alla media nazionale si è mantenuta nel tempo nonostante la diminuzione registrata ovunque. A inizio periodo (2003) tutte e tre presentavano quote di imprenditoria individuale femminile superiori al 30%. La provincia leader è La Spezia che oltre ad avere l’incidenza iniziale maggiore di titolari  femmine (32,5%) nel corso del periodo conside-rato ha segnato una caduta meno forte di quella delle altre province liguri (-8,8% contro quella maschile dell’1,5%) che ha consentito di mantenere il valore al di sopra della soglia sopra al 30%.

 

Nel caso di Savona  (-15% nell’arco di tempo considerato) e Imperia (-23,7%) le quote finali sono rispettivamente 28,8% e 26,8%. L’andamento della quota femminile a Genova è comunque “migliore” di quello regionale (-11,8% nel periodo 2003-2015, secondo solo a La Spezia), ma nonostante ciò la caduta della quota è di 2,6 p.p. (in linea con quella regionale, ma superiore a quella di Savona, che registra -2,4 p.p.) a causa della crescita (unico caso in Liguria) del numero dei titolari maschi dell’1,2% tra la fine 2003 e la fine 2015.

Andamenti differenziati per italiani e nati all’estero

Distinguendo la componente italiana e straniera dell’imprenditoria individuale, gli andamenti sono opposti con una diminuzione costante degli italiani che per Genova è iniziata dal 2004, mentre nelle altre province l’anno precedente e una crescita a tassi medi annuali elevati nel caso dei nati all’estero.

Osservando le rappresentazioni grafiche dell’andamento degli imprenditori nati all’estero per le quattro province emerge un evidente rallentamento della crescita a partire dal 2012, ma con particolare riferimento al 2013 in tutte le province; in quell’anno, infatti, a livello regionale il tasso annuale di crescita che fino ad allora era stato costantemente superiore al 5,6% scende drasticamente al 2,1%. Mentre per Genova si passa dal 7,3% del 2012 al 3,9% del 2013, a La Spezia dal 3,9% all’1,3% e a Savona dal 5,2% al 2,3% mantenendo comunque un trend monotono così non avviene per Imperia, dove la crescita degli imprenditori nati all’estero si interrompe in quell’anno con un decremento del -3 ,4% (-84 maschi e – 11 femmine), diminuzione particolarmente sensibile per i maschi che soltanto due anni dopo (2015) superano il valore raggiunto nel 2013.


Sotto questo particolare aspetto la situazione ligure rispecchia quella generale, anche se la crescita complessiva degli imprenditori nati all’estero in Liguria è superiore a quelle del Nord Ovest e dell’Italia (169,9% in 12 anni nella regione, 164% nella ripartizione e +133,5% a livello nazionale). A livello provinciale la crescita ha riguardato in particolare Savona (+198,5%), seguita da Genova (169%), Imperia (159,1%) e per finire La Spezia (+154,3%).

La crescita ha riguardato anche la componente femminile ma in misura minore rispetto a quella maschile. A livello regionale in 12 anni si registra una differenza di 51,5 punti percentuali (180,5% maschi e 129% femmine) sintesi di andamenti molto differenti a  livello provinciale, che vanno dal delta minimo di La Spezia in cui le femmine crescono ad un ritmo complessivo di “appena” 9,5 punti percentuali inferiore a  quello maschile alla situazione opposta di Imperia (104,7 punti percentuali di differenza); a Savona differenze nell’incremento superiore alla media  (64,7 punti percentuali tra maschi e femmine) e a Genova inferiori (32,5 punti percentuali).

La Liguria è in controtendenza  rispetto a quanto avvenuto nel Nord Ovest e in Italia dove, seppur con tassi di crescita diversi, il dato delle nate all’estero è migliore di quello maschile, così come la diminuzione delle italiane in 12 anni è inferiore a quella dei connazionali: nel Nord Ovest, infatti, le italiane diminuiscono di 12,6 punti percentuali mentre i maschi del 15,6% e le nate all’estero crescono del  172,7% a fronte del 161,9% dei maschi (con la crescita della quota femminile dal 24,4% al 25% per le italiane e dal 19,6% al 20,2% per le straniere) e in Italia il decremento degli italiani è rispettivamente del 13% per le femmine e del 16,7% per i maschi, mentre i nati all’estero crescono del 137,9% (femmine) e del 132,2% (maschi) , con le quote femminili in aumento dal 25,7% al 26,6% (italiane) e dal 22,1% al 22,5% (nate all’estero).

A qualsiasi livello territoriale la quota femminile è più alta tra le italiane che tra le nate all’estero, con particolare evidenza in Liguria dove la differenza è di 10,6 punti percentuali (28,2% le italiane e 17,6% le nate all’estero), in crescita rispetto all’8,8% del 2003, decisamente superiore ai  4,8 punti percentuali del Nord Ovest (25% le italiane e 20,2% le nate all’estero) e ancor più all’Italia (4,1 punti percentuali, con quota del 26,6% per le italiane e del 22,5% per le nate all’estero).

La Spezia risulta, sia per le italiane che per le nate all’estero, la provincia con la quota maggiore di titolari femmine (32,4% italiane e 22,5% nate all’estero); il primato tra le nate all’estero è legato alla forte diminuzione della componente estera in provincia di Imperia che nel 2003 con il 25,6% risultava la provincia leader, ma che nel 2015 registra il 17,9%.

Conclusioni

In presenza di trend di fondo concordanti ai diversi livelli territoriali, la componente femminile dell’imprenditoria individuale è meno dinamica in Liguria che in media nazionale, confermando una maggiore difficoltà delle giovani leve a subentrare alle “anziane” in uscita – nel caso delle italiane – e un possibile freno all’imprenditoria individuale femminile straniera rappresentato dalla forte richiesta di servizi di badantato da parte delle famiglie della regione “più anziana” d’Italia.

Come molto spesso accade, ancor più delle condizioni economiche legate alla crisi in atto, che comunque hanno condizionato le scelte femminili anche in base alle differenti composizioni settoriali ai diversi livelli territoriali, sembra avere maggiore importanza la struttura demografica regionale che rappresenta una determinante socio economica fondamentale dei trend locali, a conferma di quanto evidenziato per il sistema scolastico e l’inserimento lavorativo in un precedente studio.

07.07.2016            Claudia Sirito

 

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