Porto di Imperia

da La Repubblica

Porto di Imperia, rivelazioni scoop di Marco Preve

Nel mirino
Imperia, il governo accusa “Poca trasparenza sul porto”

“Bacchettate” dal ministero dell´Ambiente al Comune e alla società 

 MARCO PREVE da La Repubblica

 

dal nostro inviato
Il Ministero dell´Ambiente “bacchetta” il porto di Imperia inteso sia come società concessionaria che come amministrazione comunale. Poca trasparenza nelle molteplici modifiche progettuali alle opere marittime «già realizzate… senza il parere preventivo del ministero». Risultato: la Commissione tecnica per la Verifica dell´Impatto Ambientale esaminerà le varianti e se dovesse scoprire che i lavori non sono stati eseguiti in «conformità con quanto prescritto», potrà «intervenire con i poteri che sono conferiti a questo ministero, qualora le opere non rispettino le prescrizioni e le tipologie valutate nel decreto Via». In altre parole il ministro Stefania Prestigiacomo potrebbe ritrovarsi a firmare un ordine di ripristino dell´esistente, ossia riportare i luoghi come erano prima degli interventi a quel punto abusivi.
Sono decisioni clamorose quelle prese dalla Commissione Via del ministero dell´Ambiente e da pochi giorni comunicate ad enti e autorità interessate, che Repubblica è oggi in grado di rivelare.
Tecnicamente si tratta di un parere che riguardava due aspetti: la variante per la parte urbanistica (ne parliamo nell´altro articolo in questa stessa pagina) e quella concernente le opere marittime. Per la precisione: «le modifiche strutturali dei moli e delle banchine… che ampliano le darsene interne, soprattutto a San Lazzaro, introducono una nuova colmata nel porto Maurizio… modificano l´orientamento e le dimensioni… ampliando le capacità ricettive dell´intero porto, variando di conseguenza il piano degli ormeggi». La Commissione vuole capire se tali modifiche decise nel 2005 siano coerenti al progetto che ottenne la Via nel 2001 visto che, scrive il presidente della Commissione Claudio De Rose «non sono chiare le variazioni intervenute rispetto agli scenari valutati» all´epoca, considerato poi che «non risulta agli atti alcun parere del ministero in merito ai potenziali impatti di tali modifiche» e che «la documentazione consegnata non contiene elaborati progettuali che illustrano tale riassetto…». Tutto nasce da una richiesta di parere presentata nel 2009 dalla Regione Liguria che – dopo l´approvazione della maxi variante del 2005 in conferenza dei servizi – non si raccapezzava più in quello stillicidio di modifiche e varianti che venivano presentate come «adeguamenti tecnico funzionali» al Piano Regolatore Portuale e che ebbero come vaglio quello della Commissione del Consiglio dei Lavori Pubblici presieduto da quell´Angelo Balducci che si insediò anche per poche settimane ai vertici della Commissione collaudo regionale ed è oggi uno degli indagati dello scandalo della cricca. Quello che sembra di capire è che le varianti “marittime” del Porto di Imperia, seppur formalmente approvate dagli enti coinvolti, non vennero sottoposte da quelli cui competeva (Comune e Ministero dei Lavori Pubblici) ad una verifica della Commissione di Valutazione Impatto Ambientale visto che, scrive oggi il presidente De Rose: «Tali modifiche rientrano nella sfera di competenza del Ministero dell´Ambiente».

Al centro della disputa il capannone della cantieristica, snodo dell´azione della magistratura
Maxi variante urbanistica la palla passa alla Regione

DAL NOSTRO INVIATO
IMPERIA – Sarà la Regione Liguria a decidere sulla maxi variante urbanistica del Porto di Imperia e soprattutto sul costruendo capannone della cantieristica, oggi al centro di uno dei filoni d´inchiesta della locale procura per un presunto abuso edilizio. Nel parere inoltrato nei giorni scorsi, la Commissione Tecnica di Via del Ministero dell´Ambiente dopo un dettagliato approfondimento della questione conclude che «la problematica sulla variazione della volumetria dei capannoni industriali riguarda una questione di carattere urbanistico che rientra nella sfera delle competenze regionali…». Secondo la Commissione, peraltro, i capannoni «rispettano sia l´altezza massima sia la superficie, sia la volumetria… nonostante presentino una localizzazione difforme a quella del Piano…».
La Regione, che ha già approvato la variante stralciando però il capannone dovrà ora decidere. Il Ministero riconosce che c´è stato sforamento di volume rispetto al Piano regolatore portuale ma lo stima in 4.231,94 metri cubi come pure, fino ad oggi, la Regione, e non in 11.581 metri cubi come rilevato dalla consulente della procura, l´architetto Elena Colciago. Il perito sottolineò come la differenza consistesse nella sparizione della destinazione “artigianato”. Vennero cioè fuse le destinazioni d´uso “cantieristica” e “artigianale” per avere un totale unico più alto di metri cubi ma senza che fossero mai state modificate formalmente le differenti destinazioni.
(m.p.)

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