Porcellum incostituzionale – Parte 1
Porcellum incostituzionale – Parte 1
|
Porcellum incostituzionale – Parte 1 La decisione della Corte Costituzionale dello scorso 4 dicembre è una decisione storica e innovativa a livello tecnico, ma allo stesso tempo devastante per i risvolti politici che ne susseguono. La Consulta ha dichiarato, da quanto si apprende dai media, che il premio di maggioranza e l’assenza del voto di preferenza sono costituzionalmente illegittime, arrivando così a superare l’attuale legge elettorale solo grazie ad un giudizio di costituzionalità. Ancora una volta la magistratura si è sostituita alla politica. Ma andiamo con ordine. La storicità della sentenza
Per la natura e la tipicità della legge elettorale, si è sempre pensato che questa fosse come sottratta dl giudizio della Consulta, in quanto essa interviene solo in determinati casi: – il ricorso in via principale, quando entro i termini previsti lo Stato impugna leggi regionali o le Regioni impugnano leggi dello Stato, qualora si ritenga che uno dei due abbia approvato una legge che ecceda le proprie competenze costituzionali. Autorizzati all’impugnazione sono il Consiglio dei Ministri e la Giunta Regionale. – il ricorso in via incidentale, quando durante un processo instaurato di fronte ad un organo giurisdizionale, si deve applicare una norma che il giudice o una delle parti ritiene incostituzionale, sollevando quindi la questione di legittimità presso la Corte. – il conflitto di attribuzione, che si riferisce al conflitto che s’instaura tra poteri dello Stato (Magistratura, Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica), quando uno di questi lede la sfera di attribuzione di poteri costituzionali di uno degli altri poteri. Stessa cosa tra Stato e Regioni. Resta quindi difficile capire come far sì che la legge elettorale arrivi a giudizio della Corte, visto che la giurisprudenza ha, con diverse sentenze, più volte ribadito che la verifica dei poteri è un potere delle Camere, non sindacabile dal giudice ordinario o amministrativo. La tenacia dell’avvocato Aldo Bozzi è stata però eccellente e, forse forzando un po’, ha ottenuto un risultato fenomenale. Dopo anni di ricorsi, arrivato sotto il giudizio della Corte di Cassazione, ha chiesto ai giudici di rimettere la palla nelle mani della Consulta, ritenendo non manifestamente infondato il dubbio di legittimità costituzionale legato al premio di maggioranza ed al listino bloccato. La Cassazione ha accolto questo dubbio, ha emesso l’ordinanza di sospensione del processo (Bozzi ha citato in giudizio il Ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio dei Ministri) ed ha sollevato la questione di legittimità costituzionale alla Consulta. Si tratta quindi di un ricorso in via incidentale. Dopo questo ricorso, si potevano avere solo due strade fattibili: – il rigetto del ricorso, senza entrare nel merito, semplicemente perché si è instaurata una fictio litis con il solo scopo di sollevare la questione di legittimità, pertanto il carattere d’incidentalità perderebbe il proprio presupposto. Per semplificare: sinonimo di incidentale è casuale. Ora, ciò non significa che vengono applicate a caso delle norme durante un processo, ma per tutti i tasselli messi insieme, una legge che regola quei tasselli nel processo viene ritenuta incostituzionale. Se io faccio un ricorso solo con lo scopo di ottenere la remissione alla Corte di una legge che ritendo incostituzionale, viene meno proprio l’incidentalità e la Consulta non potrebbe decidere. Al contrario, a sorpresa, il ricorso è stato accolto. – accoglimento del ricorso e, dopo il dibattimento, dichiarazione di illegittimità costituzionale delle norme che prevedono premio di maggioranza e listino bloccato (chiaramente incostituzionali). Il ricorso è stato accolto e quei due punti sono stati dichiarati incostituzionali. Non è stata cancellata la normativa elettorale, in quanto si creerebbe un vuoto normativo che, in caso di scioglimento, non permetterebbe il rinnovo delle Camere. Tanto meno torna in vigore la legge precedente, il Matterellum, in quanto, proprio la stessa Consulta, ha sancito che nel nostro ordinamento non esiste la reviviscenza della norma giuridica, in quanto si configurerebbe un ordinamento giuridico “stratificato” che lederebbe la certezza del diritto. La nuova legge elettorale rimodellata, espunta dalle parti incostituzionali, è un sistema proporzionale puro con sbarramento al 4%. L’unico dubbio è sulle preferenze, dove probabilmente la Consulta è intervenuta con una sentenza di tipo additivo, innovando la legge elettorale permettendo, in caso appunto di mancato intervento legislativo, di poter esprimere la preferenza. Ma su questo ne parleremo quando uscirà la sentenza. Sentenza che avrà valore quando pubblicata, quindi in linea teorica, sciogliendo le Camere domani ed andando al voto a febbraio, si andrebbe a votare con la legge elettorale frutto dell’intervento della Corte Costituzionale. Per quanto riguarda l’efficacia, in genere la dichiarazione d’incostituzionalità non è come l’abrogazione che ha validità pro futuro (ex-nunc), ma è quasi sempre ex-tunc, sin dall’inizio, perché assimilabile ad un annullamento. La stessa Corte ha sempre fatto salvi i rapporti giuridici esauriti. Ora qui si stanno susseguendo una serie di interpretazioni, più o meno fondate, ma che senza la sentenza non possiamo nemmeno immaginare. Si parla della mancata convalida dei deputati, che allora dovrebbero decadere, si parla di atti che di conseguenza sono illegittimi. Provando a calarmi a giudice costituzionale, credo che i 15 abbiano pensato, con accurata ricerca nella Costituzione e nell’ordinamento, nonché nella giurisprudenza costituzionale, che le elezioni ormai passate siano assimilabili ad un rapporto giuridico esaurito. In virtù di quel risultato, ogni forza politica ha dei seggi e dei parlamentari in una sorta di “graduatoria”. Il rapporto giuridico si è esaurito nel momento dell’ufficializzazione dei risultati e degli eletti da parte del Ministero dell’Interno e delle Corti d’Appello. Gli atti interni delle Camere non sono sindacabili dal giudice ordinario, tanto meno dalla Consulta. I risvolti politici
Il vero problema della sentenza è che genera un forte crack politico. Intanto è vero che il Parlamento è legittimo, ma è corretto definirlo delegittimato, visto che i numeri sono viziati dall’incostituzionalità di un premio di maggioranza e chi ricopre quei seggi non è stato scelto da preferenza. Il resto è consequenziale: dal 2006 ad oggi delle persone che non dovevano essere lì, hanno approvato leggi vergognose, effettuato migliaia di nomine, hanno affossato il Paese, sostenendo Governi nominati da un Presidente della Repubblica, che ormai è un Re, eletto per ben due volte da un Parlamento formato da una legge elettorale viziata. Si può riassumere che la democrazia sia stata sospesa per sette anni. E di questo la politica ne è responsabile: era chiaro fin dall’inizio quanto facesse schifo quella legge (non a caso è stata ribattezzata Porcellum), ma né il centro-destra, né il centro-sinistra hanno fatto nulla per andare oltre, per superarla. Oggi non cambia sostanzialmente nulla: anzi, i partiti delle larghe intese (ma anche Forza Italia), sono interessati a rimanere fino a fine legislatura, per non rischiare di trovarsi col cerino in mano in caso di nuove elezioni. Non è stata mai cambiata perché permetteva a PD e PdL di formare le liste a tavolino. La soluzione sarebbe approvare una legge elettorale transitoria, ossia il Mattarellum e tornare al voto. Non che sia una bella legge elettorale (diciamo proprio che è orrenda), ma sarebbe la soluzione migliore per sanare questa delegittimazione del Parlamento. Ma anche qui sarebbe tosta: come può questo Parlamento, con un centinaio di deputati sostanzialmente abusivi, che al suo interno ha i fautori del Porcellum stesso e gli annunciatori di riforme elettorali mai viste, approvare una nuova legge elettorale, che sia democratica? Difatti l’unica proposta della maggioranza è un maggioritario a doppio turno, un po’ come la legge elettorale delle elezioni comunali. Semplicemente inapplicabile a livello nazionale. Poi c’è l’innovativa ed interessante proposta del M5S. Ma di questo ne parlerò un’altra volta. To be continued.. PS: l’ultima riga del comunicato stampa della Consulta è importante e la riporto. “Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”. Per Napolitano: il Governo deve starne fuori! Manuel Meles
|