Populismo e dittature

Populismo e dittature

(Note sulla trasmissione televisiva di Andrea Purgatori, del 4 agosto, su TV la 7, incentrata su: Evita Peron)

Populismo e dittature

(Note sulla trasmissione televisiva di Andrea Purgatori, del 4 agosto, su TV la 7, incentrata su: Evita Peron)

Ho visto il servizio giornalistico di ieri sera su la TV La7, digitale terrestre, condotto da Andrea Purgatori, una trasmissione tutta su Evita Peron una delle protagoniste della politica argentina a cavallo della seconda guerra mondiale.


Dal servizio emerge una definizione di politica populista non confrontabile con quella italiana di oggi, nel senso che quella argentina era una sorta di nuovo umanesimo: proiettato dall’alto della politica verso le masse con notevole risorse, purtroppo quest’ultime non riproducibili, quindi spogliatrici dei beni strutturali argentini.

E’ stato quello di Evita un periodo ricchissimo di propaganda radio incentrata sull’amore, avente per oggetto i poveri e gli sfruttati, un periodo denso di iniziative governative sul territorio a favore dei ceti deboli, degli emarginati, degli operai (quelli più appesantiti dalla fatica ma anche quelli del settore dei servizi, basti pensare agli aumenti salariali concessi alla massa generale dei lavoratori per un valore del 30 per cento in più del salario).

Nel campo civile poi venne concesso il diritto di voto alle donne, che fino a quel momento erano state escluse dalla partecipazione democratica.

Ma mentre Evita faceva una politica populista dai tratti fortemente di sinistra, il marito (Peron) per equilibrare la politica la faceva di destra: soddisfacendo esigenze di altri ceti sociali, numerosi, già privilegiati. Entrambi commetteranno l’errore, gravissimo, di trascurare l’esercito, finendo per inimicarselo.


 L’esercito era sempre più preoccupato dall’andamento dei bilanci di Stato, e dal lassismo interclassista presente nel paese riguardante confusione sui meriti lavorativi e la mancata rivalutazione delle responsabilità in gioco nei vari settori dell’economia, spesso frustrate dall’atmosfera generale caoticamente concessionaria.

I bilanci economici di stato, come accade oggi in Italia, non traevano vantaggi dalle politiche populiste e l’Argentina non riusciva mai a decollare sul piano dello sviluppo industriale (prendendo come parametro di riferimento per quanto riguarda lo sviluppo qualcosa di simile ai paesi occidentali allora molto più avanti), questo nonostante le immense risorse naturali e il contributo professionale competente degli emigrati.

Che ci sia quindi una relazione tra le tragiche vicende della democrazia argentina e la condizione economica di quel paese, resa disastrata dagli interventi dei vari populismi, sembra, secondo noti economisti europei, essere probabile. e se ciò dovesse essere confermato in futuro anche dalla storia scritta, allora occorre riflettere su come possa essere importante, quando si fanno enormi concessioni di risorse alle masse più deboli, compensare immediatamente il disavanzo con un piano di produzione di maggior ricchezza nel paese, solo così le concessioni fatte dai governi populisti alle masse possono diventare strutturali, sicure, e non effimere cosa quest’ultima pericolosissima per la democrazia.

     Biagio Giordano 

 

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