Politici geneticamente modificati e primarie liguri.
POLITICI GENETICAMENTE MODIFICATI
E PRIMARIE LIGURI. |
POLITICI GENETICAMENTE MODIFICATI
E PRIMARIE LIGURI. |
Dal “Partito del cemento”.
“Burlando è l’uomo più potente della Liguria”, così titolava un capitolo del libro IL PARTITO DEL CEMENTO di M.Preve e F.Sansa nel 2008, quando esplorava le sue amicizie contromano, che giustificavano già una politica ligure né di destra né di sinistra, dove ai tavoli che contano ci stanno i potenti che trattano grosse commesse, sponsorizzate da”discussi” sottosegretari liguri come Luigi Grillo, ritenuto oggi dalla Procura di Milano come una figura chiave del sistema di manipolazione degli appalti nel contesto dell’Expo di Milano. Claudio Burlando, il principale responsabile di quella politica decennale, urbanistica e paesaggistica scellerata le cui conseguenze sul territorio, oggi, sono palesemente sotto gli occhi di tutti e che a suo tempo gli costò anche un provvedimento giudiziario con l’accusa di aver elargito ingiustificatamente, ad Ansaldo, decine di miliardi di lire per la costruzione del sottopasso genovese, e dove fu prontamente assolto per non aver commesso il fatto. Altre accuse, infondate, gli furono mosse da un certo Callisto Tanzi che lo coinvolgeva, senza conseguenze, in ruoli alquanto pericolosi, come inconcludenti furono le intercettazioni telefoniche per l’inchiesta “fronte del porto” dove compariva anche l’altro protagonista, suo omonimo, della politica ligure, Claudio Scajola. Allora ministro del centro- destra e vicinissimo a Berlusconi, regnava, anch’egli, padrone in Liguria , ma soprattutto nell’imperiese dove s’impegnava, in prima persona, per la costruzione del famoso porto di Imperia, firmato Bellavista Caltagirone e tirava le fila di un gruppo nutrito di speculatori diventati politici e amministratori di Forza Italia e Alleanza nazionale e che insieme ad architetti e imprenditori senza scrupoli finivano sotto accusa e condannati anche per falsi rimborsi regionali. Tutto questo mentre Burlando a Genova cedeva il posto della Fondazione Carige al vescovo Angelo Bagnasco con la benedizione proprio di Scajola, che nella Carige aveva già piazzato gran parte della famiglia. Collaborazioni e questioni morali. Il patto di collaborazione si rafforzava e la questione morale non sfiorava minimamente né il PD né la CGIL, tutti intenti a spartire poltrone e a tessere ulteriori alleanze. Eppure lunga è già la lista di scandali a Sanremo e a Bordighera, dove i magistrati parlano pubblicamente di infiltrazioni mafiose proprio mentre si affacciava il terzo re della repubblica ligure, quel Luigi Grillo che, nonostante le intercettazioni sull’inchiesta Antonveneta, veniva rieletto, proprio lo stesso giorno del suo rinvio a giudizio, presidente della commissione lavori pubblici del Senato, nel governo Berlusconi. Lui comandava alla Spezia, ma soprattutto si occupava di banche. Ma anche lui non resiste alle speculazioni edilizie come quella del suo amico Fiorani a Ceriale e con lui cade nella voragine giudiziaria Antonveneta che farà emergere corruzioni, collusioni, furbizie e distorsioni del mandato politico a uso personale. Eppure Grillo sembra incassare indifferente i numerosi avvisi di garanzia, e rimane impassibile sulla scena politica e non solo, non ultima quella bancaria di Carispe e delle cariche del potere spezzino, amministrato, guarda caso, proprio dal centro –sinistra. Il consenso dell’elettore ligure del PD. Amicizie contromano, quelle del Governatore Burlando, dalla lunga carriera politica e ministeriale. Espressione incontrastata del gruppo dirigente PD ligure che, non da ora, ha saputo gestire un potere indiscusso con il silenzioso sostegno del suo elettorato. Che fine ha fatto, in tutto questo tempo quello zoccolo duro di sinistra che faceva annoverare la Liguria come una delle Regioni Rosse? Quali valori politici hanno ereditato e rappresentano coloro che da decenni, ormai, rappresentano una classe politica senza spina dorsale, ma con il solo obbiettivo dell’affare, dell’accordo sottobanco, della spartizione becera del potere che spesso nulla ha a che fare coll’interesse pubblico di una regione e dei suoi amministrati? Quali elementi identificativi hanno permesso ai liguri di scegliere quella lista elettorale piuttosto dell’altra, quando era sempre più difficile coglierne le differenze programmatiche e ideali, spesso anche dichiaratamente sovrapponibili? Se prima potevano essere rigettate come sterili polemiche e atteggiamenti qualunquisti, se prima si poteva parlare di antipolitica, di populismi spinti dall’emotività dettata dagli scandali, anche quelli più squallidi, cui i politici liguri si sono distinti: oggi non è così.
Le primarie e i politici ogm. Le ultime primarie liguri, rimandate per opportunismi legati proprio alle tensioni territoriali, ci hanno offerto uno spaccato di una componente politica costituita da esseri geneticamente modificati. Non più alleanze, non più accordi sottobanco da smentire prontamente in pubblico, ma gli stessi politici, gli stessi amministratori, già intrisi di atteggiamenti compromissori in prima persona. Schizofrenici, sperduti nel percorso che diventa sempre più arduo, sono uno e l’opposto di se stesso. Difficile crederlo ma proprio mentre Grillo, arrestato nel 2014, chiede di patteggiare per non affrontare un processo scomodo e dannoso; Scajola, agli arresti domiciliari dal 2014, sta affrontando l’ennesimo processo, oggi per aver aiutato nella fuga l’ex deputato tuttora latitante a Dubai, Matacena, aiutando di fatto la ‘ndrangheta, si svolgono le primarie liguri del PD dove sembra chiaro che sarà proprio Scajola a definirne le sorti. La cosa sembra avere dell’incredibile, ma la sua vecchia alleanza con Burlando oggi è sotto gli occhi di tutti. Lo è stato ad Albisola nell’incontro: “Un progetto con Raffaella Paita”, la candidata sponsorizzata da Burlando. All’incontro gli altri candidati, tutti geneticamente modificati, come Franco Orsi, ex DC sostenitore di quel Luigi Grillo, ex Forza Italia e uomo di Scajola, infine Pdl, oggi, grande sponsor della candidata Pd. E’ chiaro che non si scandalizzerebbe più, oggi, alla nomina del marito della Paita, Luigi Merlo, alla Presidenza del Porto di Genova, anzi si prepara ad ingoiare di buon grado che lo stesso sia il marito della possibile governatrice della Regione, fatto ancora più imbarazzante. Ad Albisola, comunque, nessuno sembra imbarazzato, non lo sono soprattutto gli elettori PD che sembrano ingoiare rospi più indigesti come il candidato Alessio Saso, ex An, indagato nell’inchiesta “Maglio 3” sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel ponente ligure. Il sistema Liguria. Ma i voti scajoliani non hanno odore, d’altronde anche il PD ha i suoi scheletri nell’armadio, gli ultimi sono il tesoriere del gruppo Pd in Regione Liguria, Mario Amelotti indagato, il capogruppo in Regione, Nino Miceli accusato di peculato, mezzo consiglio regionale indagato per spese pazze, due vice-presidenti della Regione arrestati. Tutti tacciono, nessuno si scandalizza in Liguria, le opposizioni di destra per prime, come potrebbero! Il duello tra Paita e Cofferati si profila già ridicolo, con “cacciatori” e senza, e l’accordo con Scajola potrebbe essere determinante per la Paita. La Liguria, senza un movimento politico alternativo forte, che sappia interpretare l’esigenza di un vero rinnovamento, ma anche di una solida determinazione a preparare un’alternanza credibile e forte, magari anche senza le bandiere che spesso hanno fatto scudo alle metamorfosi più dannose, sembra prepararsi alla prosecuzione di un potere quello dell’attuale classe dirigente, sostenuta da un centro destra che, questa volta, entra a piedi uniti nella vicenda elettorale e in futuro nella spartizione delle poltrone chiave. Il “Sistema Liguria” sarà di nuovo salvo!
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