politica nazionale

I leader contano eccome…
Il partito che non c’è…
Mettere in campo grandi personalità…
Perché continuare a polemizzare con Vendola…”

I leader contano eccome…
Il partito che non c’è…
Mettere in campo grandi personalità…
   Perché continuare a polemizzare con Vendola…”

Caro Franco,

rispondo dopo qualche giorno alla tua nota “Popolo ed organizzazione politica” perché ho voluto rifletterci su e cercare di argomentare le ragioni del mio dissenso.

Premetto che sono d’accordo quasi completamente con la parte, per così dire, “costruttiva” del tuo scritto, in particolare là dove delinei le caratteristiche che dovrebbe avere il nuovo partito della sinistra che è urgente costruire: certo, un nuovo partito di sinistra deve, prima di tutto, contraddistinguersi sull’idea di società e farsi carico di alcune proposte concrete, come quelle che tu indichi per uscire dalla crisi. D’accordo anche con quanto affermi a proposito della ”questione morale”, così come si pone oggi. D’accordo sui temi da mettere al centro, in primis la difesa della Costituzione.

D’accordo sugli elementi che ritieni fondamentali per un partito di sinistra: il suo carattere “ad integrazione di massa”; la battaglia da intraprendere per tornare ad una legge di tipo proporzionale; il forte richiamo agli “ascendenti nella storia della sinistra”, che non debbono essere regalati a nessuno ma restare un fondamentale punto di riferimento.

Ma perché continuare a polemizzare con Vendola? Quando parla della necessità, per la sinistra, di “ritrovare il suo popolo” non dice affatto che questo popolo non esiste, ma che si è trovato in questi anni senza rappresentanza, proprio a causa degli errori e dell’inadeguatezza della sinistra: di tutta la sinistra, compresa Sinistra e Libertà. Tanto è vero che questo popolo – che è poi quello delle classi lavoratrici e dei ceti più deboli – in parte si è smarrito scivolando su posizioni come quelle leghiste, in parte si è rifugiato nel non voto, come dimostra l’impressionante crescita dell’astensionismo soprattutto nelle ultime elezioni, un fenomeno che tocca una buona fetta dell’elettorato di sinistra.

Di qui la necessità di un partito che oggi non c’è ancora: lo stesso Vendola ha rivolto recentemente un appello invitando ad iscriversi a SEL, lo ha fatto con un certo ritardo – questo è vero – ma lo ha fatto, segno che della costruzione di questo partito condivide l’urgenza.

Ma non mi pare che tutto questo sia in contrasto con quella che ho definito la “parte costruttiva” del tuo scritto.

Ma tu evidentemente pensi alle “fabbriche di Nichi” diffuse ormai su tutto il territorio nazionale (anch’io ho qualche dubbio e bisognerà chiarire al Congresso il rapporto fra queste “aggregazioni” e il partito che si va a costruire, e anche definire i rispettivi obiettivi), che pensi mirino a “portare un altro uomo solo al comando”. Non credo che sia questo il fine, sebbene – in una società come quella in cui viviamo, con le trasformazioni che ha subito, anche se non ci piacciono – bisogna pur considerare che i leader contano eccome, così come contano strumenti quali i media e soprattutto la TV, che non possiamo demonizzare (non si tratta di dare più peso al “comparire” rispetto all’ “essere”: ma bisogna pur comparire per farci conoscere e far sapere che esistiamo!).

Certo, bisogna combattere la “personalizzazione della politica”, ma senza negare la necessità di mettere in campo grandi personalità, a tutti i livelli – da quello nazionale a quello locale – che possano efficacemente impersonare le nostre idee e rappresentare degnamente il partito e il popolo che in esso si riconosce (o si riconoscerà).

Un’altra cosa non mi convince nel tuo ragionamento: la contrapposizione che vede da un lato un popolo in qualche modo mitizzato (ma oggi non è, in buona parte, confuso e smarrito?), dall’altro il “partito che non c’è”, per responsabilità soprattutto dei gruppi dirigenti della sinistra e del disastro che in questi anni hanno combinato. Giusta la critica feroce a questi gruppi dirigenti e ad alcuni degli errori che citi; ma se “non si può cancellare l’esistente con un colpo di bacchetta magica” (come vorrebbero fare, secondo te, certi leader o “astri nascenti della politica italiana”), non bisogna illudersi che una “bacchetta magica” possa ricostruire o ricompattare un popolo (o “comunità politica militante”) che prima di tutto – lo dici tu stesso – va recuperato.

Un altro punto che mi convince poco è quello dei due tempi, cui accenni alla fine del tuo scritto: prima si fa il partito, poi verrà il tempo delle alleanze. No, purtroppo non si può aspettare: è difficile e rischioso, ma le due cose vanno fatte contemporaneamente, ci sono scadenze di fronte alle quali saremo costretti a scegliere.

Ma per questo ci vorrebbe già ora (parlo per SEL) una classe dirigente – a partire dal livello nazionale – che purtroppo non c’è ancora.

Chiudo con questa nota di realistico pessimismo, che vuole essere però anche una sollecitazione a tutti i compagni a muoversi, a fare ciascuno la propria parte.

 

Savona, 16 giugno 2010                                                         Franca Ferrando

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