Politica energetica all’italiana…

Mentre da noi si blocca l’estrazione delle nostre fonti energetiche, Croazia e Slovenia si tuffano a prelevare nella stessa riserva adriatica

Il Decreto energia approvato dal Consiglio dei Ministri del 18/3/ 2022, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21/3/ 2022, prevede interventi volti al contenimento dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti.
Sono molti i punti trattati: Tagli alle accise sulla benzina, Bonus carburante 2022, Credito d’imposta per le Aziende non energivore, Credito d’imposta gas per le imprese, Cessione del credito per le imprese energivore, Bonus sociale elettricità e gas, Aiuti per le aziende di autotrasporto, Monitoraggio nel mercato del gas naturale, Accoglienza dei profughi ucraini e persino Medici Ucraini che potranno essere assunti dai privati e nel pubblico e che potranno esercitare in Italia, ecc.

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Non viene trattato il come potrebbe provvedere il nostro Paese a produrre energia pulita, a basso costo ed in casa nostra, senza dipendere da Paesi terzi.
Il rischio del blocco delle forniture del gas proveniente dalla Russia è concreto.
L’intera Europa ha aperto una partita su come far fronte alla chiusura dei rubinetti Russi.
Sono allo studio nuove infrastrutture energetiche ed è sul gas presente nei mari d’Europa che la partita si concentra. E questo interessa anche il sistema-Paese Italia.
Con il  decreto Energia si prevede un aumento di 2 miliardi di metri cubi l’anno. Si tratta di gas proveniente soprattutto dal giacimento presente nel canale di Sicilia, ma per l’analista geopolitico Gianni Bessi “siamo molto al di sotto della potenzialità dei nostri giacimenti se consideriamo che quelli dell’Adriatico sono stimati con oltre 40 miliardi di metri cubi disponibili”
Oggi il nostro Governo, per sostituire il gas russo, punta sulla diversificazione degli acquisti da paesi terzi, ma non c’è il progetto di riconquistare l’indipendenza energetica, trascurando persino la possibilità di estrarre il gas presente nell’Adriatico.
In questo mare invece si stanno tuffando la Croazia e la Slovenia.
La Croazia nel 2021, secondo i dati dell’Agenzia nazionale per gli idrocarburi, ha estratto 780 milioni di metri cubi di gas naturale dall’Adriatico; quest’anno  conta  di estrarne ulteriori 285 milioni di metri cubi, coprendo così il 40% della domanda nazionale con fonti proprie.
A partire dal 2019, anno dello stop alle trivelle italiane imposto dal governo “Conte I”, l’Italia ha assistito all’accelerazione della Croazia per garantirsi l’esclusiva su pozzi e giacimenti nell’Adriatico, proprio  di fronte alle coste dell’Emilia-Romagna.
Anche Albania, Montenegro e Bosnia vogliono partecipare alla gara e hanno avviato progetti di ricerca, gare per le concessioni, esplorazioni che ora completeranno la caccia al gas Adriatico. Persino la Grecia  ha anticipato l’Italia nello sfruttamento del giacimento “Fortuna Prospect” sul confine marittimo tra la Puglia e Corfù.
La Slovenia sta guardando all’Adriatico che, come dice il suo Ministro degli Esteri, “ha un ruolo importante da svolgere nella diversificazione energetica”
Riprendere la corsa al gas naturale italiano dell’Adriatico è fondamentale.
Di Maio, in occasione del Trilaterale dell’Alto Adriatico del 4 aprile, ha parlato di gas. ma di gas russo, non dell’Adriatico, parlando della possibilità di sanzionare l’oro blu proveniente dalla Russia.
Nessuna novità invece sulle trivelle offshore che il governo del quale egli era Ministro dello Sviluppo Economico, nel 2019, ha contribuito a fermare.
Adesso andrebbero fatte ripartire per difendere l’autonomia energetica nazionale. Mentre il tempo stringe e questa possibilità diminuisce, i Paesi vicini all’Italia agiscono.

Pier Luigi Torielli
Da Magazine Federalismosi.com

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