PIO VINTERA, ARTISTA e ANIMATORE CULTURALE, e Villa CAMBIASO

l savonese Pio Vintera (1940 – 2020) ex professore di geografia e vicepreside al Nautico di Savona e presidente dell’associazione Leon Pancaldo, che riunisce i capitani di lungo corso e di macchina usciti dal sopracitato e omonimo istituto scolastico locale, per la vita della sua città è stato un uomo importante. 

 Pio Vintera visto da G. Vangelista

Nell’agosto del 1986, infatti, egli acquistò dall’ultimo discendente dei marchesi Cambiaso, G.B. Giuseppe De Majo, la (almeno) cinquecentesca villa savonese sita in via Torino e denominata Cambiaso o, per indicare il nome completo con cui era in precedenza nota, Colonna Cambiaso. La palazzina, infatti, era appartenuta, in ordine cronologico nel corso dei secoli, alle due citate famiglie nobiliari, che erano succedute ai Ferrero proprietari originali e ai successivi Spinola. 
Ed essendosene fin da subito innamorato e già possedendo di suo una molteplice varietà d’interessi, Vintera la volle restaurare, nei limiti possibili alle sue finanze, per poi trasformarla in un vero e proprio polo culturale cittadino oltre che in un centro d’attività del popolare quartiere semi periferico di Villapiana in cui sorge e che perciò dalla villa poté costantemente trarre linfa vitale. Compito a cui Pio dedicò con impegno tutto il resto della vita. 
Peraltro questa vera e propria Casa museo, anzi, “Villa museo” (oggi: Mu.Vi.Ca.), era già di per sé un edificio degno d’interesse, a partire dalla sobria facciata dove ancora si distingue, sopra il portone principale d’ingresso, un affresco raffigurante lo stemma araldico dei marchesi Cambiaso. 

Villa Cambiaso

All’interno dei suoi antichi saloni conserva, infatti, numerose opere d’arte, a partire dai soffitti affrescati, fatti realizzare dalla famiglia Cambiaso proprietaria dell’epoca. Nel diciannovesimo secolo, nel salone delle feste, il compito venne affidato a Domenico Buscaglia, mentre negli anni ’30 del novecento, nel resto dell’edificio, a Giuseppe Ferro (con risultati artistici invero altalenanti). Fu inoltre realizzata una serie di magnifiche vetrate, si presume coeve agli affreschi, prodotta dalla ditta Apolloni di Firenze. 
Conserva inoltre anche quella parte dell’arredamento originale salvatasi dalla depredazione purtroppo avvenuta alla morte dell’ultimo marchese, tra cui spicca una pregevole fontana marmorea e bronzea attribuita a Bernini e donata nel 1822 da papa Pio VII. In più vi sono antichi mobili, arazzi, tele e oggetti in ceramica o in ferro battuto, oltre a enormi lampadari seicenteschi in vetro di Murano. A tutto ciò oggi si sommano alcuni pezzi acquistati nel frattempo da Vintera stesso. Nella palazzina è in effetti presente perfino un’affascinante e raffinata cappella consacrata, a cui si accede attraverso la porta posta subito a fianco del cancello d’ingresso al giardino.

Una vetrata interna

E così, nel corso dei successivi trentaquattro anni, sia nelle sale cinquecentesche sia nell’ala open space moderna, che nella seconda metà degli scorsi anni novanta sostituì una scuderia edificata nell’ottocento e poi trasformata nel garage di un meccanico, Pio Vintera organizzò o accolse innumerevoli attività: mostre di pittura e scultura di artisti per lo più (ma non solo) locali, sfilate di moda, spettacoli musicali, presentazioni di libri, dibattiti, convegni, assemblee politiche aperte a ogni colore e tutto quanto potesse fare cultura o avesse valenze sociali, compreso perfino alcuni matrimoni. 
In collegamento con le attività organizzate all’interno dell’edificio, il proprietario aveva inoltre fondato la rivista “Villa Cambiaso.” con anche un paio di pagine chiamate “La voce dell’A.L.P.”, sull’associazione Nautico Leon Pancaldo, di cui era direttore ed editore e che delle varie iniziative si faceva promotrice.
Tra le tante idee avute negli anni da Pio vale qui la pena di segnalare perlomeno la collezione delle piastrelle in ceramica, scritte o dipinte, che soleva far realizzare agli artisti e ai personaggi più o meno noti, anche appartenenti al mondo dello spettacolo nazionale, giunti in villa in occasione delle varie manifestazioni, per poi applicarle sui muri perimetrali esterni del modernamente rimpiccolito ma ancora fascinoso giardino interno privato. 
Tali piastrelle allietano un intero lato dell’alberata Via dei Cambiaso oltre che un singolo spicchio di Piazza Bologna, alternando semplici testimonianze di presenza a dipinti di vaglia realizzati da artisti anche quotati, come ad esempio Luigi Pretin e Gigi Caldanzano. Nei tempi moderni si tende ad andare sempre di fretta e a non far caso a quanto ci circonda, ma se capitaste da quelle parti fermatevi a dare un’occhiata all’estesa e interessantissima raccolta di piastrelle di Via dei Cambiaso: ne vale la pena, come l’autore dell’articolo in lettura ritiene che possiate constatare almeno un poco dalla foto presentata qui sotto. 

 Particolare delle piastrelle di Via dei Cambiaso

Nelle intenzioni originarie Vintera stesso avrebbe dovuto partecipare all’encomiabile iniziativa artistica e commemorativa, realizzando un’opera propria in ceramica. Purtroppo, però, a furia di rimandare per lasciare la precedenza agli ospiti, pur essendo effettivamente giunto al punto di buttar giù il disegno del progetto, gli venne a mancare la volontà di trasformare tale bozzetto nel prodotto finito, lasciando così (almeno per ora) vuoto lo spazio previsto nella fila. Un vero peccato, perché di una sua opera visibile ogni giorno a chiunque la via e la città intera avrebbero di certo tratto guadagno.

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Specifichiamo ciò perché, oltre a tutto quanto sopra descritto, Pio Vintera fu anche, se non soprattutto, un ottimo e valente pittore, noto e apprezzato, sì, ma di sicuro meno di quanto avrebbe meritato, che nell’antica dimora aveva stabilito il proprio atelier. 
A parziale rimedio di tale, relativa, sottovalutazione, la sua attività artistica è stata celebrata in questi giorni in una ricca mostra interamente a lui dedicata che termina oggi pomeriggio, 10 marzo 2024 (è aperta dalle 16,00 alle 19,00) e, certo, ormai è tardi per segnalarvela, cari lettori, lo sappiamo. D’altronde la mostra è durata appena 8 giorni, davvero troppo poco, e non si poteva fare diversamente se si volevano mostrare anche le foto di almeno alcune delle opere esposte e soprattutto dell’inaugurazione, ma approfittatene, se potete, perché merita. Se poi non fate in tempo ma avrete prima o poi occasione di entrare all’interno della prestigiosa magione, magari anche solo per un’assemblea condominiale (se ne svolgono), tenete presente che alcune di tali opere pittoriche sono in essa esposte in maniera permanente e visibili dunque insieme ai tanti oggetti d’arte già presenti.
A ogni modo all’inaugurazione del 3 marzo, giornata scelta perché data di nascita di Pio, vi era un pubblico numeroso, a riprova della stima e dell’interesse da cui l’artista era circondato, e hanno partecipato alla presentazione sia vari appartenenti al mondo culturale cittadino sia il sindaco di Savona Russo, che vedete in foto qui sotto insieme a Veronica Vintera figlia di Pio e a numerosi altri personaggi. Molto visitata è stata inoltre la mostra nei giorni successivi.

Il sindaco Russo e Veronica, figlia di Pio, presenziano alla mostra

Con la sua arte Pio Vintera raccontava in primis Savona e in secondo luogo Genova, il resto della Liguria e il basso Piemonte, attraverso la realizzazione pittorica di angoli ed edifici tipici, per lo più antichi e/o artisticamente rilevanti, delle varie località prescelte. Pur riuscendo anche ad emozionare lo spettatore, egli raccontava i luoghi raffigurati e le loro bellezze architettoniche in maniera distaccata e asettica, priva di giudizi morali inevitabilmente arbitrari, rinunciando inoltre del tutto alla presenza della figura umana (o animale). 
In compenso riportava nei propri dipinti, in maniera all’incirca leggibile e, si potrebbe dire, documentaristica, i graffiti e le scritte lasciati sui muri dalla gente comune, che i più considerano solo vandalici e mai si sognerebbero di conservare, ma che Vintera, maggiormente aperto di mente e illuminato degli altri, considerava invece come puntuali segnali dell’esistenza stessa degli esseri umani con i loro desideri e passioni, i loro amori e odi, le loro speranze, paure o illusioni, insomma come precise tracce di vite vissute e immortalate sulle pareti degli edifici. E in tal modo egli riusciva così a raccontare e a tramandare attraverso la propria opera, da autentico artista qual era, la società a lui contemporanea, dimostrando grande personalità e una propria originalità pur tenendo comunque conto, tanto inevitabilmente quanto doverosamente, anche dell’arte passata. 
Per spiegare la qualità della sua opera la critica parla, tra le altre argomentazioni, di “realismo novecentesco ma meno cupo” di “prospettive esasperate” e di “stacco onirico” e in particolare Franca Maria Ferraris di lui ha scritto che “all’intensità espressiva che fa pensare a certe opere di Maurice Utrillo, si uniscono atmosfere di respiro Dechirichiano”. Ma giudicate voi:

Centro storico. Cuneo 

 Palazzo ducale

Quelli a cui qui sopra abbiamo fatto riferimento sono i dipinti per cui Vintera è più noto e a cui in effetti si è maggiormente dedicato, ma nella propria pittura egli ha trattato anche altre tematiche, rimaste a volte del tutto inedite benché comunque interessanti. Potete ad esempio farvene un’idea con il bel quadro raffigurante girasoli proposto nell’immagine sottostante, a conclusione di questo breve articolo: la maniera ideale, ci sembra, per completare la panoramica su questo personaggio che a chiunque, come il sottoscritto, lo abbia conosciuto personalmente, ha lasciato uno splendido ricordo sia come uomo sia come artista.

Testo e foto  di Massimo Bianco

Girasoli

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