Pesciolini e fiori di lillà
Pesciolini e fiori di lillà “aveva una casetta piccolina in Canadà… con tanti pesciolini e tanti fiori di lillà…”
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Pesciolini e fiori di lillà
“aveva una casetta piccolina in Canadà… con tanti pesciolini e tanti fiori di lillà…”
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Ho una casa in vendita. No, non in Canada. Dalle nostre parti. E perché lo vieni a dire a noi – mi direte – non è mica una bacheca immobiliare. No, è solo un esempio di cui voglio servirmi, per spiegare quanto siano distanti del sentire comune i tanti dispensatori di verità indiscutibili e brioches fragranti che infestano i media, opinionando qua e là, politici, giornalisti, personaggi di cultura a qualsiasi titolo, o personaggi e basta. Altrimenti noti come radical chic buonisti, ovvero: la sappiamo più lunga su qualsivoglia, siamo dalla parte della ragione a prescindere, su di voi, volgo inclito. E più non dimandare.
Nel senso che loro sentenziano, assicurano, conoscono per certo, dall’alto di pulpiti privilegiati. Poi chiunque si confronti con la realtà quotidiana, molto banalmente, dall’entrare in un negozio allo svolgere incombenze burocratiche al cercare di sbarcare il lunario senza santi in paradiso, la vede un po’ diversamente, anche se magari manca degli argomenti dotti con cui illustrare il proprio pensiero. Populisti! Rozzi e incivili! Razzisti! Bollati senza speranza, con anatemi vari, ci si ritrae vergognosi, convincendosi per forza di avere torto. La via di mezzo, ossia persone che sappiano di congiuntivi e di Aristotele, che non disdegnino occupazioni intellettuali, che siano giustamente aperte alla fratellanza universale, ma al tempo stesso conoscano e riconoscano i problemi della vita spicciola quotidiana, pare non esista.
La differenza è sempre più netta: ormai è una casta chiusa in un suo guscio, persone che hanno lavori fissi, magari nel pubblico, magari ottenuti con criteri clientelari, che appartengono a una cerchia ben precisa, o politici, o funzionari, o sindacalisti nella bambagia, oppure che hanno pensioni più che laute, non sempre corrispondenti ai contributi versati, o che hanno a vario titolo privilegi piccoli e grandi di cui sono gelosi. Perciò proprio non conoscono e non comprendono i problemi altrui. Non si limitano ad arroccarsi, no: pretendono pure che tutti gli altri, quelli che sono sfruttati, disoccupati, precari, sottopagati, che la pensione non la vedranno mai, la pensino come loro. Oppure si sentano in colpa a prescindere, per il loro stato che crea disdoro, e dev’essere in qualche modo una colpa, in una visione calvinista-berlusconiana, dove la ricchezza è merito, la povertà pigrizia, visione che ormai anche il PD, specie renziano, ha fatta propria. (Curioso poi che la solidarietà umana, i drammi della povertà e il disagio di popoli interi siano al centro dell’attenzione, mentre il dramma dell’ambiente, a questi strettamente correlato, che alimentiamo continuamente e irreversibilmente coi nostri egoismi, i consumi scriteriati, gli sprechi, non interessi praticamente a nessuno.) Una volta si diceva: non sa quanto costa il pane al chilo. Purtroppo questi tempi esasperati di tifoserie facilitano gli arroccamenti e non aiutano la comprensione. Ormai siamo talmente bombardati da fake news a tutti i livelli, le più spudorate, le più impunite, le più false e costruite, sui media ufficiali “sbracati”, senza vergogna ed etica professionale, ancor più che su siti e pagine in rete, che è difficile ragionare obiettivamente, controbattere, contrastare questa deriva, che fa stare male qualsiasi persona conservi un briciolo di serietà. Non resta che aggrapparsi ai fatti, al semplice guardarsi intorno. Infatti torniamo alla casetta. A dispetto di “pesciolini e fiori di lillà”, e di tutti che dicono che bella che bella, non si vende. Non spiegherò né che tipo di casa è né dove si trova, perché come dicevo, non siamo su una bacheca immobiliare, e la sto usando solo come esempio ed esperienza di vita.
È noto che i prezzi delle case stanno rapidamente scendendo, e che il mercato è fermo, ancor più di quanto facciano credere le speranzose dichiarazioni delle agenzie che parlano di fantomatica ripresa. Savona ha una flessione maggiore dei prezzi, rispetto al resto della Liguria. Anche se credo che quel -2,6% di cui si parla sia frutto di una media iperottimista fra le case di lusso ancora richieste dai pochi che possono permettersele, e i tanti appartamenti dignitosi negletti. Non sono in grado di analizzare da esperta la situazione: è evidente che ci sia stata una bolla speculativa, prezzi gonfiati, case usate come bene merce, costruzioni ipertrofiche, invenduto in pancia alle banche ad appesantirne i bilanci. Ed è altrettanto evidente che, quando una bolla si sgonfia, non si limita a riportare i prezzi alla realtà, ma produce un crollo. Era prevedibile. Naturalmente ci si chiede, in questa situazione, come possano continuare a spuntare progetti edilizi deliranti, speculazioni mostruose, e di come nessuno di questi amministratori pubblici si ponga mai il problema, si metta una manina sulla coscienza e un’altra sulla fronte per cercare di percepire vibrazioni neurali, che pur dovranno esserci. Pensiamo solo a Savona, lungomare levante e ponente, ad Albisola dove ogni singolo orto è sostituito da palazzine, e le zone ex industriali lo saranno da palazzoni, a Celle, a Varazze…solo per restare nei dintorni. Altre abnormi colate.
Lungomare di ponente a Savona e 3 torri ad Albisola
Il calo dei prezzi di cui si diceva sarà frutto sicuramente dell’eccessiva offerta, ma se Savona è messa peggio ciò sarà dovuto anche a motivi strettamente economici. Ossia, anche la nostra economia è messa peggio della media, fra chiusure delle ultime fabbriche, terziario e commercio in crisi, ipertrofia (altra ipertrofia!) di centri commerciali, servizi pessimi e tasse che tartassano. Ecco, è qui che mi riallaccio all’esempio, e alla necessità di basarsi sui fatti. Il bene rifugio casa in questo momento non tira tanto, proprio perché persone già in difficoltà economiche, che ereditino magari un appartamento da un parente defunto, non sono in grado né di sostenere lavori di ristrutturazione, (necessari anche solo per affittare decentemente), né di pagare le tante tasse e spese condominiali. Devono vendere, per realizzare. A volte hanno letteralmente “bisogno”, di quei soldi. Ma non ci riescono, neppure svendendo. Il che produce altra disperazione e difficoltà. Nel mio caso, spesso, fra i visitatori potenziali acquirenti, si ritrovavano situazioni classiche che impedivano di concludere: chi attendeva di vendere un altro immobile peggiore (e qui il serpente si morde la coda), chi aveva difficoltà col mutuo, chi aspettava la pensione per ritirarsi in un luogo che preferiva, ma troppo scomodo per il lavoro. Appunto: i soloni che disprezzano e ridicolizzano il reddito e la pensione di cittadinanza, la quota cento e altre misure economiche, si rendono conto o no, che, se si vuole uscire da questo stato di crisi, da qualche parte bisogna partire? È evidente che le misure spot e le leggi rivendicate dagli “esperti” dei governi passati hanno prodotto solo precariato, incertezza, difficoltà economiche. Un fallimento su tutta la linea. Altro che rilanciare i consumi, specie i consumi seri. Magari con gli 80 euro ti compri una maglia in più. Ma se vuoi impostare la tua vita, hai bisogno di speranze e di certezze. Non di una pizza ogni tanto. Chi va in pensione, oltre a sistemarsi come dicevo sopra, a fare magari qualche viaggetto, praticare qualche hobby, fare acquisti in tranquillità, tutte cose che aiutano l’economia, lascia anche il posto a qualche giovane. Creando nuovi redditi e nuove certezze. Dunque, questa mia breve esperienza di venditrice di immobile una cosa mi ha insegnato: che le misure che si stanno attuando vanno nella direzione giusta.
Perché due sono i settori su cui si può agire: quelli lavorativi e retributivi, e quelli del sociale e dei servizi. Infatti un altro aspetto che condiziona le sistemazioni anche abitative sono, per esempio, le scuole e gli asili. Ebbene, sul primo punto, qualche passo avanti si è fatto, nella giusta direzione. In attesa della seconda parte, e in attesa di verificare gli effetti delle prime misure, mi auguro che le persone inizino a ragionare con la propria testa e nel proprio ambito, verificando quel che è giusto per loro o no, che produce effetti positivi o negativi, e non parlando per slogan vuoti e partito preso. Senza dire frasi senza senso come la nostra Sindaco, che si dice contraria al reddito di cittadinanza perché occorre “stimolare” i giovani. Ma che diamine significa? Mi auguro che molti possano ricredersi, incominciare a riconoscere la ratio di tutto quanto, sottraendosi al polverone per concentrarsi di nuovo sulle proprie vite e su quelle della comunità che li circonda. Che si inneschi un meccanismo positivo. E questo non lo dico per simpatie politiche, me lo augurerei in ogni caso, al contrario dei tanti che, pur di far cadere il governo, auspicano una catastrofe economica. E naturalmente, mi auguro che questo serva a farmi finalmente vendere il mio immobile, a qualcuno che possa apprezzarlo e goderselo. Milena Debenedetti Consigliera del Movimento 5 stelle
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