Pazzescamente ingegnere

Pazzescamente ingegnere

Pazzescamente ingegnere

      ”  Nel mezzo del cammin di nostra vita

        mi ritrovai per una selva oscura

        ché la diritta via era smarrita” …..

 

     ”  Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

      esta selva selvaggia e aspra e forte

      che nel pensier rinova la paura!”

 

(inferno, canto 1 de La Divina Commedia di Dante Alighieri)

Parole di un vecchio testo di scuola,

che al momento che fu da leggere e studiare 

lo definivamo “un mattone”,

 

ma che oggi….. il pensiero di questa ricercata e voluta lettura ,riporta lei,

suo malgrado, perchè oggi consapevole degli errori suoi,

a tenerne allora ,di poco conto, La Divina Commedia,

perchè proprio tra questi versi,

riesce oggi,

 

a comprendere che, dotto e saggio 

non fu pazzescamente il suo essere laureato,

pazzescamente ingegnere,

ma un personaggio incontrato in una selva oscura,

perchè la retta via era smarrita,

 

una selva, lui,

selvaggia e aspra,

che nel pensiero non rinnova solo la paura,

ma la fortuna d’aver trovato,

pazzescamente nella sua pazzia,

oltre e lontano 

 

la retta via, o se non retta ,

comunque diversa,

da quella da chi,solo per istruzione cartacea,

non ha….. invecchiando…… capito,

 

che oltre alla “divina conoscentia”,

esistono i tre sensi….

che solo insieme distinguono l’uomo,o il” vir”,

dalla bestia, non intesa come animale vertebrato o invertebrato….

 

…ma animale, perchè senza un cuore, un’anima e la mente,

che fanno nella poco scienza di molti, la “conoscientia”

che senza questi tre “elementi fondamentali”,

 

non si possa essere considerati individui con coscienza……

Pazzescamente ingegnere

fu ciò che viene descritto come “la  via smarrita”

che nel pensier rinova la paura……

Perchè è bello essere tutti diversi

definiti come individui a se,

e mai uguali a nessun altro….

Saggio è colui il quale,

durante il giorno, in piena luce ,

con un lume in mano…..cerca l’uomo!!!!

Diogene di Sinope, cercava così un uomo……

 Fu visto percorrere le strade di Atene in pieno giorno,

 con una lanterna in mano, proclamando di essere alla ricerca di un “uomo”.

 Quest’uomo era quello teorizzato da Platone, ossia “l’idea dell’uomo”.

 Diogene rifiutava l’esistenza di una «idea dell’uomo», non vedeva altri che uomini concreti.

Alla luce dei fatti ,intendo riflettere 

che sia pur giusto errare, per la selva oscura,

ma che ci è anche dato, usando i sensi e la

nostra coscienza, e non solo la scienza,

guardare indietro ricercando una via diversa,

che sarà ancora: 

“selvaggia e aspra e forte 

che al pensier rinova la paura”

ma pur certo mai più

così pazzescamente ingegnere

da esser certo solo Lui, che ci sia sempre 

e solo luce e solo sul suo cammino……

c.barux

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