Pansoti, preboggion e partiti al dente: ricetta ligure per digerire dalla Toscana la politica italiana

Pansoti, preboggion e partiti al dente: ricetta ligure per digerire dalla Toscana la politica italiana

C’è chi in Toscana impasta la democrazia e chi, in Liguria, almeno impasta la farina.
Mentre Giani ringrazia la Toscana per avergli servito su un piatto d’argento la rielezione (“una straordinaria soddisfazione”, dice lui, come se avesse appena sfornato i pansoti perfetti), la Lega si ritrova invece a bollire a fuoco lento, con Vannacci che mescola la sconfitta come fosse salsa di noci venuta impazzita.

Nel frattempo, sul fornello politico a tre fuochi, il Movimento 5 Stelle tenta di non attaccarsi alla pentola: Appendino minaccia di lasciare il fornello acceso e Conte, tra un mestolo e l’altro, finge di non sentire il profumo di bruciato.

Ma facciamo ordine, come in una ricetta di GianiCucina (l’improbabile chef della porta accanto che divulga ricette via social… chi non ne conosce uno!):

*Ingredienti per la politica alla ligure:*
– 400 g di ambizioni regionali cotte male
– 200 g di promesse al pepe nero
– 1 spicchio d’aglio (per dare un po’ di carattere a dichiarazioni insipide)
– Una manciata di elettori stanchi
– Prescinsêua a piacere (serve a rendere tutto più molle e indeciso)
– Un pizzico di polemica interna, quanto basta per far impazzire l’impasto

*Preparazione:*
Impastate lentamente la tradizione con il disincanto. Aggiungete il vino bianco (che, in certi comitati elettorali, non manca mai) e lasciate riposare la base in frigorifero fino alle prossime elezioni. Nel frattempo, lavate bene le erbe della coalizione — quelle verdi, rosse, gialle, arcobaleno — e togliete i gambi più duri, quelli che si credono indispensabili.

Nel mortaio, tritate insieme i voti persi della Lega, il latte tiepido della retorica patriottica e qualche pinolo del dissenso interno. Aggiungete un pizzico di “non mollo” di Vannacci, che sostituisce il sale grosso, e mescolate finché non ottenete un composto di frasi roboanti e risultati inconsistenti.

Mentre la salsa politica sobbolle, Giani appare in televisione come il cuoco sorridente della tradizione progressista: “La Toscana decide col cervello”, dichiara fiero, mentre i sondaggi lo incoronano re del pranzo di famiglia.
Schlein applaude: “È una vittoria che dà gioia e speranza!”, ma il sorriso ricorda quello di chi sa che i pansoti, pur riusciti, si freddano in fretta.

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Dall’altra parte del banchetto, Meloni manda un bigliettino di cortesia, come si fa al ristorante dopo aver perso una scommessa: “Buon lavoro, Giani.” Il tono è quello di chi sa che il prossimo turno elettorale potrebbe servire vendetta alla griglia.

Intanto, in cucina, Salvini tace. Un silenzio da cuoco che ha bruciato la besciamella. Si sente solo Vannacci che rimescola: “Non mi scoraggio, sono determinato!”. Il tutto condito da un paracadutista in Consiglio regionale e una Ceccardi che serve riflessioni su piatti di ceramica social, con spruzzi di autoironia e punture di spillo.

*Risultato finale:*
Un’Italia dove la politica è come i pansoti: piena di buone intenzioni, ma ogni volta cambia sapore a seconda delle erbe trovate nei campi del consenso.

Il preboggion della settimana prevede:
– Pd in crescita leggera, come lievito di birra in giornata nuvolosa;
– Lega in calo verticale, tipo pasta tirata troppo sottile;
– M5s sbriciolato come mollica di pane raffermo;
– Meloni che, da brava chef, osserva e annota gli errori altrui.

E mentre GuaniCucina invita a “seguire su Instagram” la sua ricetta di famiglia, la politica italiana continua a seguire la sua ricetta di sempre:
una spruzzata di retorica, un mestolo di slogan, e la speranza che qualcuno, prima o poi, impari almeno a salare l’acqua.

Buon appetito, Italia.
O, come direbbe un ligure sconsolato davanti al Tg regionale:
«Almenu i pansöti riescian ancun bén.»

Antonio Rossello       CENTRO XXV APRILE

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