Palazzo delle Pigne, un edificio da salvare
SAVONA LIBERTY, PALAZZO DELLE PIGNE,
UN EDIFICIO DI PREGIO DA SALVARE
Il patrimonio architettonico Liberty cittadino, così come quello dell’intera provincia, è tra i più significativi d’Italia. Peccato che i savonesi, pur dicendosene orgogliosi, facciano pochi sforzi per preservarlo e valorizzarlo. Ben note sono le vicissitudini attraversate da Villa Zanelli, in abbandono da decenni e il cui finanziamento statale annunciato di recente si spera possa comportare un rapido inizio dei lavori di restauro, perché la signorile dimora non può permettersi di attendere oltre. Ma Villa Zanelli non è l’unico gioiello cittadino Liberty in pericolo. Questa settimana vogliamo, infatti, soffermarci su un’altra emergenza, finora del tutto trascurata.
Uno degli edifici meno noto ma più belli e pregevoli della Savona Liberty è il cosiddetto Palazzo delle Pigne, sito nel quartiere settentrionale di Villapiana, in via Piave al civico 27, di cui potete vedere nella foto subito qui sotto una vecchia visione complessiva, con la facciata vivacemente elaborata e, sulla destra, l’originalissimo portoncino d’ingresso, dalla classica stondatura Art Nouveau ma nel contempo anche vagamente arabeggiante.
Si tratta purtroppo di un immobile in grave pericolo e che, come vedremo più sotto, ha già subito numerosi danni. Attraverso questo scritto vogliamo perciò rivolgere un appello all’amministrazione comunale. E non lo rivolgiamo solo ad essa, perché quando in ballo vi sono opere d’arte, non dev’esservi differenza tra maggioranza e opposizione: tutti i rappresentanti dei partiti, se tengono alla propria città, dovrebbero darsi da fare per preservarne le bellezze. Confidiamo quindi che le passate dimostrazioni di interesse per il Liberty savonese non fossero solo meri interventi propagandistici a scopo elettorale.
La facciata principale del Palazzo delle pigne è caratterizzata dalla presenza di raffinate decorazioni di stampo naturalistico in forte aggetto. Esse furono realizzate in cemento, il materiale principe dell’architettura ornamentale Liberty italiana, di cui nella nostra penisola si possono, infatti, trovare numerosi esempi degni di nota. Tra i tanti altri esistenti in Italia ve ne mostriamo qui due milanesi: la facciata dell’ex cinema Dumont di Tettamanzi e Mainetti e un balcone della rinomata Casa Galimberti, realizzata dall’architetto G. B. Bossi, autore anche del progetto decorativo, arricchiti entrambi da splendide margherite (e anche rose nel primo caso) cementizie, le seconde delle quali vere e proprie sculture a tutto tondo.
Ebbene, è convinzione dell’autore di questo scritto che gli ornamenti in cemento della palazzina condominiale d’inizio novecento in esame, qualitativamente nulla abbiano da invidiare rispetto ai suoi analoghi italiani. Essendo andati perduti i progetti, non sappiamo però né quale architetto abbia realizzato Palazzo delle Pigne né di quale maestro cementizio si sia valso. A ogni modo l’edificio deriva il proprio nome dal principale motivo raffigurato nelle decorazioni, di cui qui sotto potete ammirare alcuni particolari. Confrontateli con le soprastanti elaborazioni milanesi:
Si noti prima di tutto il balcone: le pigne, riprodotte con apprezzabile raffinatezza, sono realizzate in un vero e proprio altorilievo. Raffigurate peraltro anche sulla facciata stessa, alternate a frutti del caco (o melograno?) in un’esuberanza quasi barocca, le potete qui osservare pure nella sottostante ghirlanda, di nuovo insieme ai cachi, il cui albero è spettacolarmente rappresentato sopra il balcone stesso. Nella successiva immagine le pigne appaiono invece come coronamento di una delle due protome (originariamente tipici ornamenti dei templi classici: teste umane o animali in bassorilievo) presenti al piano terra, mentre nell’altra, non fotografata, ci sono di nuovo cachi.
Come avevamo scritto in Savona Liberty. Villa Zanelli e altre architetture:
“Qui ci troviamo di fronte a un classico esempio Art Nouveau di natura artificiale che si arrampica sugli edifici e smorza la piatta uniformità della muratura circostante.”
Purtroppo il Palazzo delle pigne è disabitato e giace in stato di abbandono oramai da parecchi anni. Negli spazi a pianterreno, in passato occupati da un bar, ha subito un incendio, inoltre poco per volta interi pezzi dell’edificio si stanno rompendo, al punto da costringere alcuni mesi fa il Comune, come potete vedere nelle seguenti foto, a far stendere reti sulla facciata, onde evitare che cadano calcinacci in testa ai passanti. Peccato però che da allora nulla più sia stato fatto.
Avete osservato con attenzione la seconda (foto 7) delle due immagini soprastanti? Avete visto il blocco staccatosi dal balcone e rimasto imprigionato nella rete? E avete notato la vicina, profonda venatura? Di fatto una vera e propria faglia, avvisaglia di futuri distacchi?
E come si può costatare nell’immagine successiva, riprodotta in calce all’articolo, altrettanto venato risulta il sottotetto, dove anche alcune delle decorazioni a forma di pigna vanno progressivamente sgretolandosi. Per giunta, lo vedete in tutte e tre le foto sottostanti e in particolare nell’ultima, scattata pochi giorni fa, non solo quella succitata artificiale, ma anche la natura “vera” si arrampica sul palazzo, al punto da invadere il tetto dell’edificio. Ma ciò non è affatto positivo, perché rami e radici si intrufolano nelle venature e contribuiscono ad allargarle, aggravando sempre di più la condizione dello stabile. Cosa si aspetta dunque a intervenire? Ci si vuole rendere conto che questo edificio è un unicum, artisticamente pregevole e meritevole perciò di essere mantenuto integro?
Da notare infine, sempre nell’ultima fotografia, la facciata laterale, un tempo, così almeno ci è stato riferito, a sua volta decorata, ma ricoperta ormai da decenni con l’amianto, materiale in via di eliminazione ovunque (tranne evidentemente che in questo caso) perché riconosciuto cancerogeno.
Al sindaco Caprioglio – persona sulla cui serietà e buona volontà non nutriamo dubbi – all’amministrazione comunale e a tutta la giunta, affinché la questione sia messa in fretta all’ordine del giorno, rivolgiamo dunque due richieste.
Primo: che facciano urgentemente domanda alla Soprintendenza ai beni culturali affinché la pregevolissima facciata del Palazzo delle Pigne sia vincolata, in modo che nessuna ristrutturazione possa modificarne l’aspetto esteriore. Ciò in analogia ai vincoli già posti sulla facciata della Casa dei gatti, nome con cui è più noto il Palazzo Viglienzoni di Alessandro Martinengo, in Via Luigi Corsi a Savona. Le deliziose decorazioni Art Nouveau della palazzina di Via Piave 27 non devono assolutamente subire mutamenti.
Secondo: se non potessero intervenire direttamente, sia per impedimenti burocratici sia per la disastrosa crisi finanziaria lasciata in eredità dalle passate amministrazioni di sinistra, devono tuttavia obbligare il proprietario dell’edificio (ignoro chi sia ma a quanto mi risulta si tratta di un unico proprietario) a effettuare urgenti lavori di restauro dell’edificio e di preservazione della facciata, prima che sia troppo tardi, perché non c’è davvero più tempo da perdere. Grazie da:
Massimo Bianco (Autore anche di tutte le foto)