Ospedale di Albenga o GSL? Questo è il problema

Ospedale di Albenga o GSL?
Questo è il problema.

Ospedale di Albenga o GSL?
Questo è il problema.

 Nei giorni scorsi ho partecipato ad un importante incontro ad Albenga, presso il Teatro San Carlo, organizzato dal Sindaco Cangiano, che ringrazio per l’invito. Da quando sono in carica come Consigliere Regionale per il Movimento 5 Stelle ho partecipato a diversi momenti come questo per i più sensibili problemi del territorio, credo siano delle valide iniziative di incontro e confronto. Utili anche per capire come e quali sono le idee dietro ai problemi, le proposte ed anche le critiche. Se ci si pone nella visione costruttiva che a mio avviso deve avere la politica, credo ci stia tutto.


Nel caso specifico ci si è trovati a discutere su un tema ampiamente dibattuto nel quale è importante ricordare i gravissimi fatti di cronaca giudiziaria che hanno accompagnato tutti i soggetti attivi nel rapporto contrattuale tra la ditta privata GSL e la Regione Liguria. È bene ricordarlo perché se un rapporto contrattuale sul quale poi si sono manifestate irregolarità importanti tali da decapitare i vertici della stessa ditta GSL, dell’ASL2 e indirettamente della regione con l’ex Presidente e l’ex Assessore, non posso esimermi dal registrare una situazione quantomeno rischiosa per l’Ente e per la collettività. Ho percepito da molti che questi aspetti debbano andare in secondo piano. Mi spiace ma non condivido affatto e credo che nell’indirizzo politico tali aspetti debbano essere seriamente presi in considerazione per tutte le valutazioni del caso.
Alla luce di quanto sopra, prendendo atto della scelta della Giunta regionale di rescindere il Contratto di riferimento, che legava l’esperienza di Ortopedia privata con GSL all’interno dell’ospedale pubblico di Albenga, per il mancato raggiungimento dell’obiettivo previsto dal contratto di riduzione delle “fughe” di pazienti di ortopedia protesica dal territorio ligure, si delineano 2 punti che compongono lo scenario complessivo.

Il primo è il modello di governance ed utilizzo dell’ospedale di Albenga all’interno del quadro complessivo provinciale, e regionale. Al tempo, dopo l’inaugurazione del 2008, mi si perdoni l’estrema semplificazione, fu valutato che per ragioni economiche l’ospedale di Albenga dovesse erogare un servizio, nel caso fu scelto l’ortopedia elettiva, per sostenere di fatto la sua stessa esistenza, anche attraverso chi si propose con determinazione per esserne l’attuatore, ovvero il gruppo GSL. Certamente un ospedale deve essere utilizzato bene, nei principi dell’efficienza e dell’efficacia che guidano, o dovrebbero, qualunque amministrazione; peraltro certamente condivisibile che non solo un ospedale appena costruito con soldi pubblici non venisse messo in dubbio, ma visto l’importante comprensorio di riferimento dovesse essere valorizzato con tutti i servizi necessari per il territorio di riferimento.


Le scelte adottate successivamente sono tutte invece ampiamente discutibili, e non mi riferisco solo al depotenziamento del Pronto Soccorso: tema che oltretutto abbiamo condotto con forza nel valbormidese reputando necessario un presidio per la gestione dell’emergenza ora assente, emergenza che ad Albenga è stata depotenziata rispetto al passato divenendo un Punto di Primo Intervento, anche se non come la realtà di Cairo e con numeri di tutto rispetto. Ed infine su forte spinta della Giunta regionale di allora guidata dal Partito Democratico si valutò che l’unica strada per “occupare” l’ospedale di Albenga fosse un affidamento a privato di un servizio di ortopedia protesica all’interno dell’ospedale. Giova ricordare che lo stesso tipo di servizio fu, ed è per certi versi, lungamente e con apprezzamenti svolto nell’ospedale di S. Corona a Pietra Ligure.

Di fatto fu avviata dalla giunta Burlando la competizione tra pubblico e privato che ora nuovamente la Giunta Toti propone: quindi mi pare ovvio e palese che su questo punto ci sia piena convergenza tra Centro sinistra e centro destra. Sia chiaro: non lo scrivo con vena polemica, è una constatazione di fatto, ciò che mi preme è non sentire critiche provenienti da una parte verso l’altra su un modello di sanità privata che ambedue gli schieramenti vedono di buon occhio.

Non fu valutato allora un ampliamento invece delle funzioni già svolte nel S. Corona riversandone una quota parte ad Albenga: in sintesi se da una parte, a Pietra, si facevano dei numeri ma forse non sufficienti a trattenere i pazienti o a coprire le esigenze provenienti da fuori comprensorio, dall’altra si poteva “potenziare” il pubblico con investimenti simili a quelli erogati nel contratto di affidamento all’operatore GSL, utilizzando l’ospedale albenganese. In un equilibrio costi/ricavi mi domando se fu fatto un business plan serio che prendesse in esame l’opzione o, per ragioni di natura politica, si andò come treni verso la privatizzazione del reparto.

Oltretutto dubito fortemente che il solo comprensorio albenganese sia affetto da esigenze di ortopedia protesica tali da sostenere da solo una ortopedia costruita per attrarre pazienti da tutta regione e non solo, per ovvie ragioni non può essere altrimenti, quindi per sua natura il servizio non è solo per i pazienti del comprensorio albenganese ma è di natura più ampia, però “scambiato” con la sopravvivenza dell’ospedale stesso.


Vorrei però affermare che GSL non è l’ospedale di Albenga e l’ospedale di Albenga non è GSL e che per il territorio è importante avere un ospedale che risponda in primis alle esigenze sanitarie del territorio stesso, fatto salvo che in una potenziale specializzazione ciò non esclude strutture potenziate per erogare prestazioni a pazienti provenienti da più parti. La scelta però di incapsulare un operatore privato all’interno dell’ospedale ha posto le condizioni per creare artatamente un cul-de-sac da cui ora uscire è certamente e oggettivamente complesso. Eppure lo stesso ospedale manifesta eccellenze in settori pubblici come il “Centro Specialistico Regionale Malattie Infettive e Ortopedia Settica S.C. MIOA”, noto anche come MIOS, che ho avuto modo di visionare privatamente più volte per ragioni personali.

E se il concetto alla base è il trattenere i chirurghi di fama per trattenerne i presunti pazienti, tale per estensione potrebbe essere applicato a qualunque specialità: quindi con la stessa logica si dovrebbe intervenire in tutti i settori allo stesso modo? Medici che decidono di agire fuori dal pubblico sono di fatto lavoratori che lecitamente possono scegliere come tutti, mi domando quindi se dobbiamo disegnare la sanità intorno a loro o se dobbiamo farla funzionare bene? Quando si accerta che una stessa protesi un privato la compra ad un prezzo e il pubblico ad un altro ben più alto, chi sta lavorando male? Se il privato giustamente fa profitto con la stessa operazione, magari con un chirurgo pagato molto di più che il collega nel pubblico e la stessa operazione nel pubblico costa di più dove sta il problema? Nel Privato? No. E’ doveroso intervenire nel pubblico e fare quanto necessario perché funzioni bene, non però abdicando a favore del privato, laddove possibile ovviamente. Questo in termini assoluti non significa che non ci possono essere convenzionamenti per altri servizi che per varie ragioni il pubblico non ha modo di erogare.

Quando però si parla di Sanità pubblica il primo obiettivo è il bene comune, che in questo caso corrisponde all’erogazione di cure alla collettività. Quando si parla di Sanità privata il primo obiettivo è il profitto, attraverso l’erogazione di servizi. E’ bene ricordarlo sempre prima di attuare ogni scelta.

Questa lunga digressione per affermare che un potenziale percorso da adottare poteva vedere nella valorizzazione della sinergia con l’ospedale S. Corona il punto cardine con il quale avere una specializzazione dei reparti di Albenga attraverso una importante equipe medica con rapporto diretto nel pubblico e con le opportune risorse che rispondesse alle richieste dei pazienti puntando ad assorbire i numeri necessari per l’economia dell’ospedale albenganese. Una sostanziale condivisione del Servizio di Ortopedia mantenendo così l’ospedale di Albenga un punto di eccellenza e specializzazione in equilibrio con il S. Corona, nel caso specifico di ortopedia ma non solo vista appunto la presenza del reparto Mios, nella Sanità pubblica, integrato con Pietra. 


Anche se in termini assoluti credo che se il territorio, e condivido la richiesta, spinga per mantenere vivo ed operativo il proprio ospedale, tecnicamente parlando che ci sia un reparto di ortopedia pubblica o privata purchè le esigenze sanitarie del territorio siano corrisposte attraverso l’ospedale, dovrebbe essere fattore non determinante.

Ma tutto questo io credo non avverrà: la richiesta dei sindaci che capisco in virtù del delicato ruolo che assolvono, temendo la chiusura dell’ospedale senza il reparto di ortopedia protesica, presumo spingerà l’Assessore ad adottare strumenti idonei per fare un nuovo bando, sperando quantomeno esente da qualunque dubbio nella fase di affidamento. E tale avverrà a favore, presumo, di un nuovo soggetto privato. Commento amaro….“È così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi.” (citazione tratta da un noto film di fantascienza).

Scelta peraltro pienamente in linea con l’attuale Giunta ampiamente favorevole all’introduzione del privato e la cosiddetta competizione pubblico/privato, come precorso dalla Giunta Burlando a targa PD, anche questa valutazione è una mera constatazione di un impronta politica mai nascosta.

Si arriva quindi all’altro punto, certamente importante ed emergenziale, che è la questione occupazionale. Una cinquantina di persone professionali e dedite al loro lavoro sono alle prese con una azienda che ha oggettive difficoltà a garantire occupazione. Dico questo per chiarire che purtroppo siamo di fronte ad una realtà che ha impostato il suo business con un solo cliente con il quale aveva un contratto ”sperimentale” e certamente a scadenza determinata, a prescindere dalla rescissione anticipata. Non vorrei pensare che in questo frangente i lavoratori, e non sarebbe la prima volta, diventino “merce” di contrattazione anziché risorse da tutelare. 


 

Purtroppo la crisi sta colpendo molte realtà, abbiamo Bombardier con 600 addetti e indotto, Piaggio con 900 addetti e indotto, Tirreno Power con 160 addetti e indotto, i precari ASL2 circa 26 e tanti altri. Per tutti servono giuste opportunità e soluzioni. 
Vero è che l’assunzione in ASL diretta non è possibile, salvo passare da bandi aperti a tutti e che non possono certamente dare garanzie, vero anche che possono esserci, nei limiti di legge, dei titoli preferenziali ma non garantiti. Vero anche che qualunque soggetto privato differente dall’attuale datore di lavoro non può essere obbligato ad assumere nessuno, si possono certamente costruire accordi di programma e percorsi ma è bene non creare illusioni o certezze che le norme non consentono. Comprendo anche la posizione delle organizzazioni sindacali che vogliono avere occupazione, d’altronde come potrebbero sostenere il contrario.

La mia speranza è che vi possa essere un percorso di potenziamento più ampio delle risorse in ASL2 con concorsi che possano dare risposte alle necessità della nostra sanità, trovando nel rispetto della legge eventuali formule di titoli preferenziali che diano priorità a chi ha esperienze importanti. Non solo, la Regione potrebbe favorire il dialogo fra i vari operatori privati in convenzione per creare dei percorsi di assorbimento del personale fuoriuscito. E certamente, pur non condividendo la scelta politica, qualora subentrasse un nuovo soggetto privato, dovrebbe attraverso opportuni accordi, favorire il reimpiego dei lavoratori. Tutte strade incerte, comunque. Spero che nessuno si spenda in garanzie certe quando ora di certo non c’è nulla. Ed infine un invito all’Assessore: è il momento delle scelte, chi Governa ne ha il dovere per incarico conferito dagli elettori e lo deve fare con chiarezza. Ma lo deve fare guardando oltre il mandato della propria legislatura; se oggi siamo arrivati a questa situazione è perché non si è valutato appieno il sostanziale “ricatto” in qui ora è costretto a muoversi l’ospedale di Albenga per la sua stessa sopravvivenza.

Ci troveremo probabilmente il modello lombardo, che ci ha lasciato diverse indagini ed inquisiti importanti, ci siamo trovati un modello GSL- Regione Liguria, con diverse indagini ed inquisiti importanti, se ci trovassimo un modello ligure dove non c’è nulla di tutto questo ci farebbe tanto schifo?

Andrea Melis Consigliere Regionale del M5S

 

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