Non solo B&B Che non è bed and breakfast…
Non solo B&B Che non è bed and breakfast, ma Bitume e Bilancio
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Non solo B&B Che non è bed and breakfast,
ma Bitume e Bilancio
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Vae victis, guai ai vinti. Per alcuni soloni le colpe della malamministrazione ventennale del centro sinistra ricadrebbero su di noi 5 stelle, “colpevoli” di non essere riusciti a scalzarli dal Comune lasciando spazio al centro destra, notoriamente brace di quella padella. La nuova Giunta di centrodestra
Al tempo stesso, si nota comunque una certa riverenza e ossequio a prescindere per la neoSindaco e i nuovi arrivati, una cautela tutta italiana verso il potere, chiunque l’abbia. Tranne, appunto, i 5 stelle, che notoriamente sono un errore di natura. Se vincono, è per caso, per sbaglio, e vanno bastonati per farli cadere, sottolineando ogni inciampo, soprattutto se non fanno i graziosi e compiacenti, ma mostrano di voler fare sul serio. Se perdono, tutti si trasformano in potenziali sostenitori e simpatizzanti. Però esterni. E comunque delusi e in diritto di esserlo. E che diamine. Siccome dunque tutti si fanno gli affari nostri in casa nostra, mi pare giusto farmi un po’ gli affari altrui per qualche precisazione. Perché di visioni parziali e strabiche, tese solo a evidenziare quello che fa comodo, ne ho viste anche troppe in questi giorni. Delfino, Debenedetti, Diaspro e Meles i 4 consiglieri del M5S
Innanzitutto, nessuno ha sottolineato la potenza di fuoco messa in atto dal centrodestra: Toti, Vaccarezza e compagni trasferiti in pianta stabile a supporto della loro candidata per tutta la campagna elettorale, usando tutti gli strumenti di relazione, immagine, comunicazione e consorterie loro tipici e ben consolidati, già rodati nella conquista della Regione. A cui si contrapponevano una candidata, Battaglia, e una strategia fotocopia di quella perdente paitiano-burlandiana. Poi, un’altra caratteristica che contraddistingue il centro destra, e l’abile politico Vaccarezza in particolare: l’abilità nel non farsi beccare. Nel senso che le istantanee sui grandi problemi locali colgono sempre uno o più del PD delle varie istituzioni, in primo piano, abbagliati dal flash, mai uno del centro destra dietro le quinte. Caso centrale, caso bitume, Margonara, cemento, piattaforma, ossequio ad Autorità Portuale, eccetera: la Provincia sempre in prima linea, sempre fra i decisori, anche con qualche nome fra gli indagati, a volte.
Eppure, in qualche modo sempre secondari, defilati. In parte per disinvoltura loro, in parte per scarsa sensibilità del loro elettorato su questi temi, al contrario di quello piddino, in parte per ossequio dei media. Per dire di scarsa sensibilità… il centro destra non si pone neppure il problema delle primarie, del limite dei mandati, del CV e delle competenze, dell’assenza di indagati dalle liste, dei “patroni” ingombranti e discussi, e altre quisquilie da democrazia evoluta e moderna, punti fondanti del M5* che il PD è costretto, almeno formalmente, a non ignorare del tutto. Procede spedito, alleggerito da questi ingombranti bagagli, e se ne prende tutti i vantaggi numerici e il peso dei voti. Per esempio quelli dei sempiterni Santi e Romagnoli. Non ha difficoltà a fare annunci spregiudicati, a dire tutto e il contrario di tutto, con notevole faccia tosta. In campagna elettorale una associazione chiese impegni precisi di trasparenza ai candidati. Caprioglio li sottoscrisse tutti, Battaglia disse no alle nomine trasparenti per bando. Ora, ovviamente, scopriamo che i primi atti della neo Sindaco ignorano bellamente cotali impegni e non rispondono a chi ne chiede conto. Scopriamo, senza troppa meraviglia, comunque, che fra le due, Battaglia è stata giusto un pelino più sincera. I PD più si agitano per far finta di niente e più finiscono nel mirino. Mancano della furbizia necessaria a mascherare una politica totalmente opposta a quello che il loro elettorato chiede. Pensano di poterla sostituire con l’arroganza. Una arroganza tipica o di chi si sente troppo sicuro e non è in grado di percepire gli scricchiolii, che pure c’erano, e tanti, o al contrario dell’insicuro che vuole mascherare le sue indecisioni dietro un falso senso di padronanza. Fallimentare, in ogni caso, almeno sulla lunga distanza. E lo si è visto. Ecco, dunque, i banali motivi: il centro destra si rivela sostanzialmente più solido e più resistente perché comunque accontenta almeno in parte il suo elettorato, in quel che il suo elettorato chiede, non ha grosse questioni morali da affrontare e maschera meglio i “tradimenti”. Il centro sinistra no. Ha pensato per troppo tempo che bastassero riferimenti puramente retorici a valori in sé ottimi come antifascismo, antirazzismo, qualche manifestazione di facciata, per tener buono il proprio elettorato “ideologico”. Alla lunga, invece, contano i fatti, e alla fine il giochino si è fatto troppo scoperto e insufficiente. Alla fine la retorica finisce per rendere odiosi anche i valori più puri, specie se disattesi nei fatti. Alla fine, ancor peggio, per uso e abuso, per crisi e problemi concreti che mordono le ossa, le persone sono diventate indifferenti, quando non, purtroppo, incattivite anche a sproposito, e non basta più sollevare una questione di principio per ricevere appoggio e indignazione verso l’avversario. Anzi il tutto si rivela controproducente. Anche se ora non è difficile, dai primi atti consiliari, capire come si svolgerà la rappresentazione: puntare tutto sull’ideologia, contrastati scenograficamente dalla maggioranza, assecondati da Rete a Sinistra e Noi x Savona (e, ahimè, da alcuni siti e giornali compiacenti e pronti a enfatizzare il nulla) e glissare sui problemi concreti. Sotto tutto questo si agita il magma di un elettorato astensionista cronico dalle varie forme, difficile da catturare. Non essendo stato catturato, neanche da noi 5 stelle (sta qui la principale nostra autocritica), ecco che nei votanti tradizionali il “nocciolo duro” della rete di centro destra, col supporto del finto nuovo leghista, con le listine civiche, e allungando il brodo dei candidati (e parenti connessi) e nessuno scrupolo nell’utilizzare l’improponibile Salvini come acchiappa voti, ha superato di un soffio noi. Il centro sinistra ha preso al primo turno gli irriducibili o quelli ancora convinti di votare contro le destre, ma al secondo ha visto prevalere la protesta, con il voto che si sarebbe ammassato sul candidato contrapposto, chiunque fosse. Non è valso, da parte nostra, ripetere sino alla nausea che si trattava di due facce della stessa medaglia. Ora i primi atti amministrativi lo dimostrano già, con la scelta degli assessori e le competenze attribuite, con le prime poltrone (Rambaudi e Strinati) restituite garbatamente al centro sinistra, con i guanti di velluto sulle partecipate e la voglia di non farsi troppo male e di battersi sulla retorica, come dicevo sopra, non potendo farlo sui fatti e le azioni pregresse. E vedremo sui temi caldi come andrà avanti. Certo non in antagonismo coi poteri forti che hanno contribuito a devastare la città, trasformandola in un deserto occupazionale cementificato. Il PD paga le sue divisioni interne e il peso del renzismo, ma anche e prima di tutto la cattiva amministrazione, non dimentichiamolo, e allora, in questo quadro, diciamocelo, non deve uscirne vincitore nessuno. Men che meno lo sconfitto alle primarie, che ora si comporta come quello che l’aveva detto, tutto soddisfatto. E che da più parti viene gratificato oltremodo di intelligenza politica e tattica. Eh, no. Colui che è stato, di fatto, il vero Sindaco di Savona, sin dal suo insediamento, non può cavarsela a buon mercato e pontificare e far pontificare sugli errori altrui. Specie dopo aver giocato a far perdere il suo partito, con un giochino tutto politico e nel pieno disprezzo del bene cittadino, anzi godendo che vincessero i peggiori, l’improponibile centrodestra regionale. Avversari? Viene da dubitarne. Il partito avrebbe perso comunque, mettiamocelo in testa: con lui, ancor di più. E per gli stessi motivi se non peggio. Adesso le nubi si addensano su Martino capro espiatorio. Non che non le meriti tutte: reduce da cinque anni in cui ha sempre mostrato disprezzo per le opposizioni e financo per i cittadini in protesta, da una gestione pessima del bilancio e della sua delega allo sport, con un recente rinvio a giudizio, è indubbiamente una delle macchie nere della passata amministrazione. Le sue intemperanze nel Consiglio sul bitume sono emblematiche, così come la mogia rassegnazione di un Berruti apparso prima distante, in cerca di altre cariche, poi distratto e assente. Ma gli altri? La vecchia Giunta targata PD
Avevamo una amministrazione opaca e tesa al tran tran, con Berruti che appunto mirava ad altri lidi e non aveva alcun interesse nel banale quotidiano, solo bravo, questo bisogna riconoscerglielo, a tenere insieme la sua maggioranza e a respingere le varie richieste di spartizione poltronistica o avvicendamento dei gruppi minori, e a curarsi l’innocua opposizione interna del “Pierino” Aschiero. Una amministrazione che si sarebbe limitata a fare danni solo finanziari, se non fosse stato per l’irruzione a gamba tesa del nuovo vicesindaco, piombato a dare nuovo impulso ai peggiori scempi edilizi, dove evidentemente i potentati premevano, insofferenti di troppo lunghe attese. Il precedente vicesindaco, Gaggero, l’unico di questa amministrazione a mostrare una invidiabile e cristallina chiarezza nello spiegare le pratiche, non era evidentemente disponibile a realizzare altrettanta pressione. Lo ricordo quando si approvò la sostituzione del secondo cubo in Darsena, onere di urbanizzazione non ancora realizzato, con un giardinetto. Si era al 28 maggio 2012, in Commissione Seconda. C’erano anche ambiguità sulle cifre degli oneri, che facevano pensare vi fosse già compresa parte della nuova edificazione. Pongiglione chiese rassicurazioni sul fatto che questo non fosse propedeutico al Crescent 2, quando con ogni evidenza lo era. Se ne stette, e votò a favore, con la maggioranza. Noi contro, suscitando le ire di Larosa che ci accusò di essere a favore del cubo e contro il giardinetto. Questo per dire chi fa veramente opposizione. Ma lasciamo stare, tanto non c’è peggior sordo… In quella occasione vidi imbarazzo nel vicesindaco. Lo vidi di nuovo quando si parlò di problemi su Binario Blu a causa dei pozzi dell’acquedotto, e io supplicai di non far prevalere la speculazione sul diritto fondamentale all’acqua. E ancora, quando si volevano fare ampliamenti e park sotterranei a villa Zanelli e lui suggerì ai contrari come opporsi con una mozione. Gaggero e Di Tullio
Poi si dimise. Da lì in poi avemmo l’alacre operosità di Di Tullio, che da molti sento lodare come politico attivo e decisionista. Sì, nel fare danni. Una spinta al Crescent 2, approvato per di più con oneri di urbanizzazione che nel complesso sarebbero una penalizzazione, non un miglioramento, per la città. La volgare bitumata del S. Chiara. L’orrido allestimento della galleria degli ascensori. La passerella esterna sul Priamar. La perdita dei finanziamenti per la Campanassa. Le dispute e il disprezzo della Consulta e della cultura cittadina. La scarsa trasparenza su Aurelia bis. Il discutibile progetto della passeggiata a mare lato ponente. Tutte le restanti speculazioni imbastite e messe a incombere, minacciose, sulla città. A fare i conti di quanto sia costata tutta l’operosità, in termini economici e con finanziamenti mal spesi, credo ci verrebbe un colpo. Sarebbe stato meno dannoso stare fermi. E poi la ciliegina del nuovo regolamento edilizio, in apparenza pieno di buoni propositi e accorgimenti ecosostenibili, in apparenza condiviso e discusso con i consiglieri e con le varie associazioni interessate, ordini professionali compresi. Poi si scopre che nell’ultima versione elaborata i buoni propositi sono ulteriormente diluiti ed edulcorati, che ogni innovazione è ammorbidita, rivelandosi molto più chiusi e conservatori delle stesse associazioni inerenti l’edilizia, disponibili a ben più ampie aperture, e che è sparito qualsiasi riferimento cogente, men che meno alla classe A. Noi votiamo contro questa farsa, con grande scandalo e sconcerto. Tutti gli altri a favore, benché spiazzati dai nostri rilievi, comprese le sinistre e pure gli ambientalisti, la grande opposizione. Ma che ve lo dico a fare. E Lirosi? L’indignato Lirosi, che ora pure lui, continuando con le figure pietose già inanellate a inizio campagna elettorale, attacca con livore il suo partito per non aver ricevuto la deroga lungamente pietita, pure lui in qualche modo soddisfatto che abbiano perso, non potendo capitalizzare il suo pacchetto di voti come un centro destra qualsiasi? Vogliamo parlare dei lavori di piazza del Popolo, delle discutibili rotonde, dei giardinetti ingialliti e abborracciati, degli appalti dilazionati e spacchettati, dei lavori a S. Rita, della sua continua propaganda personale, e, anche per lui, della confusione, mancanza di decisione e promesse disattese su Aurelia bis? Insomma, per favore, un po’ di onestà intellettuale e obiettività. Nessuno difenda questa gente per colpirle altri. Nessuno sia lasciato sfuggire al disastro provocato in questi anni, che tutti noi paghiamo. A nessuno sia permesso di chiamarsene fuori, paludato da grande stratega. Un po’ di pudore, vivaddio. Nei fatti, è Savona che agonizza ancora un po’ di più, ancora un pelino peggio. Ed è questo il dato che conta. |