Noli

Il mio contributo alle proposte dell’on. Carulli
Pesca proibita, ma i cicciarelli arrivano dalla Francia
La ‘Corte marziale’ ha condannato i pescatori di Noli

 Il mio contributo alle proposte dell’on. Carulli
Pesca proibita, ma i cicciarelli arrivano dalla Francia
La ‘Corte marziale’ ha condannato i pescatori di Noli

Buon giorno, onorevole Carulli, come da Lei richiesto, Le invio alcune considerazioni che ritengo utili a perorare una giusta quanto legittima causa da sottoporre a livello politico europeo.

 I fondali del golfo di Noli ricoperti di poseidonie sono sempre stati  pescosi. Da sempre la marineria peschereccia nolese ha vissuto ubbidendo a regole che risalgono  addirittura agli anni della nascita della Repubblica Nolese (1193 – 1797)  e che sono  ricordate negli “Statuti della Repubblica“.

Il progresso post bellico, attraverso la distruzione di vaste aree di poseidonie lungo la costa causata da ripascimenti con materiale proveniente da trafori, sia ferroviari che stradali per creare nuove spiaggie, ha  prodotto il primo impatto negativo sull’ambiente marino (oggi S.I.C.).  

L’oltraggio perpetrato da pescherecci  con i loro divergenti, sconvolgendo l’habitat, sia all’interno del golfo oltre che nella zona pescosissima di Capo Noli, ha determinato un progressivo depauperamento della flora, con conseguente  impoverimento delle molteplici specie ittiche, arrivando, purtroppo, all’estinzione di alcune di queste.

Per verità di cronaca, un mio intervento da Sindaco in qualità di P.G. a metà degli anni 80, ha  contribuito ad evitare ulteriori incursioni piratesche nel golfo.

 Purtroppo, inquinamenti anche tossici, hanno contribuito a fare ulteriore scempio della fauna.

Ogni stagione aveva le sue caratteristiche di cattura.  Alcune di queste, da giovane, praticate anche dal sottoscritto.  Poco per volta, a cominciare dagli anni ’50, ho visto scomparire le “nasse” per le aragoste; i “palamiti” per naselli,gronghi,mustele e tutti i pesci da fondale. Altri tre tipi di reti  con terminale a sacco, di limitate dimensioni,  recuperate dalla barca quali il ” Tartanun“, il “Buliccettu”  per la cattura di frittura di pesce e l”Agunea” per la cattura degli aguglie, attrezzature tutte operanti nella zona di Capo Noli sono anche loro  definitivamente scomparse.   Ed infine la stessa fine è stata riservata alla “lampara“, la rete a circuizione per la pesca notturna del pesce azzurro come le acciughe,  sardine, sgombri.

Sino a due anni fa la cattura si era ridotta a due tipologie di attrezzi: il tremaglio, rete fissa  di “posta” e la rete a strascico, denominata “sciabica”, trainata sia da terra che da bordo della barca. Quest’ultima, pur avendo le caratteristiche della rete usata al traino dai pescherecci, (con terminale a sacco) pesca  giustamente interdetta dalle regole della C.E. onde evitare di distruggere le praterie di poseidonie  vive nei fondali sino a 50 mt. di profondità per i motivi sopra descritti, non possiede i “divergenti”, gli “aratri”.

A questo proposito ci sono specifici filmati sottomarini prodotti dall’Università di Genova per conto della  Regione Liguria, eseguiti sulle praterie di poseidonie sui fondali del nostro golfo. A dimostrazione che la rete a strascico non produce danno, semplicemente l’accarezza.   Rif. Dott.ssa Rapetto.  

 

L’unico elemento che ho potuto recepire da semplice cittadino, è che la “sciabica” in oggetto viene equiparata a quella di un peschereccio, per cui interdetta.  Forse non è tutto qui, ed essendo “fuori” dalle istituzioni non mi sento di lanciare accuse.  Un fatto è certo però.  La   potenza contrattuale di oltre cento iscritti alla locale Cooperativa è stata sfruttata, nel passato, ad uso e consumo di interessi della marineria più grande (pescherecci) senza ottenere benefici specifici locali.  Per cui, è bene dirlo, di fronte alla loro incapacità di autogestirsi, abbandonati sia dai politici che dalle istituzioni locali, oggi si trovano in  balia di una situazione negativa. Solo “buonsenso” viene richiesto per rimediare.

Formalizzare, a livello comunitario, la possibilità di “deroga”  (consistente nel distinguere la stazza del peschereccio da quello del “gozzo”) renderebbe  non solo giustizia nel continuare  un lavoro pulito, economicamente indispensabile per gli ultimi rappresentanti di una storia centenaria, culturalmente valido per il turismo, oltre che l’educazione scolastica attraverso le frequenti visite mirate da parte degli alunni di scuole italiane.

E poi, in ultimo, perchè rendere impossibile la cattura stagionale di una qualità di pesce tipo lo “zerlo” ancora abbastanza presente e che solo con la “sciabica” può essere pescato?

Così come il “cicciarello“, Presidio Slow Food?   Stamane, 15/12/2011, passando per il mercato ittico di Savona, ho visto i “Cicciarelli” provenienti dalla Francia!!!

Mi si permetta di constatare che  sino a due anni fa eravamo ridotti, noi nolesi, con i nostri pescatori, “a pane ed acqua”.  Il pane era la “sciabica“, l’acqua il “tremaglio“.  Vita da galeotto per i pescatori, ma sopravvivenza. Oggi, il proibire l’uso della “sciabica” significa condanna a morte, emanata da istituzioni simili ad una corte marziale.

A disposizione per qualsiasi chiarimento utile per facilitare l’auspicabile urgente intervento, porgo cordiali saluti.

                    Carlo  Gambetta 

   25  dicembre 2011 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.