Nessuna giustificazione

Nessuna giustificazione 
Mi sembra che questa frase si possa applicare bene a quanto si sente ripetere da molti politici nei loro discorsi

Nessuna giustificazione 
Mi sembra che questa frase si possa applicare bene a quanto si sente ripetere da molti politici nei loro discorsi
  

Prendo a prestito il titolo di un bellissimo libro di fantascienza di una mia cara amica, Enrica Zunic, attivista di Amnesty e molto altro, perché mi sembra che questa frase si possa applicare bene a quanto si sente ripetere da molti politici nei loro discorsi.

 E cioè tentativi di spiegare, di giustificare ai cittadini e agli elettori i perché di certe scelte indifendibili.

Dato che questi argomenti sono evidenti pretesti, spesso con legami molto tenui se non assenti con realtà, buon senso, bene comune e persino logica, dato che le vere ragioni di queste scelte sbagliate le conosciamo tutti, anche se spesso non si possono confessare apertamente, rimane l’ammonimento: nessuna giustificazione.
 
Nessuna scusa. Non ritenetevi assolti, non tentate di farci credere che avete agito spinti da necessità, da ragioni plausibili, in buona fede. Non proponeteci di digerire l’indigeribile.
Non osate affermare che vi mancavano informazioni, che avete sottovalutato, che non avevate il quadro completo, i dati, il polso della situazione.
 
Se questa affermazione assurda fosse vera, del resto, sareste ugualmente colpevoli, perché chi si trova nella situazione di decidere e impostare strategie che coinvolgono anche il futuro della comunità, e non si tiene abbastanza informato sotto tutti i punti di vista e ascoltando tutte le campane, sarebbe un irresponsabile, esattamente come un autista che guidasse senza patente o un chirurgo che operasse senza la laurea.
 
Ma così non è, i dati li avete, vi sono prove di questo, e allora mai e poi mai potrete dire: non sapevamo, non pensavamo, non potevamo immaginare, credevamo in buona fede che…
 
No. Non vi sarà concessa alcuna assoluzione, alcuna attenuante, nel giudizio della storia e della comunità. Siatene almeno coscienti.
Sarebbe almeno un sollievo, se pur minimo, per i cittadini cornuti e mazziati, non dover sopportare la presa in giro delle vostre dichiarazioni, dopo aver subito scelte devastanti.
 
Prendiamo il Presidente della regione, Burlando, che afferma: “Il dramma del Giappone ci ha fatto capire che il nucleare è vulnerabile, mentre per altri motivi i prezzi del petrolio sono arrivati alle stelle, come quelli del gas. Il carbone è invece ancora abbordabile. Credo che questi siano discorsi da fare”.
 
Ecco, signor Presidente, questo discorso non ha né capo né coda, e porre così la questione è del tutto fuorviante. Proviamo ad elencare una serie di motivi.
 
a) Si tirano in ballo la questione giapponese e quella libica. Era ovvio che prima o poi qualcuno l’avrebbe fatto, un’opportunità che fa gola. Ma voler far credere che nello spudorato voltafaccia della Regione c’entrino in qualche modo le crisi di cui sopra significa affermare di essere estremamente tempisti, per non dire preveggenti, vista la sequenza temporale degli eventi, praticamente contemporanei alla decisione.
 
b) si fa in qualche modo pensare che si debbano cercare alternative al nucleare. Ma queste sono preoccupazioni semmai dei Paesi che affidano al nucleare buona parte del loro approvvigionamento energetico, come Giappone, appunto, e più vicino a noi la Francia. Che infatti si sta agitando molto sul piano internazionale e, purtroppo, bellico, in vista di nuovi scenari energetici in cui trovare una posizione. Noi che c’entriamo? Improvvisamente ci si è bevuti, per l’occasione, la balla del nucleare indispensabile?

Il fatto di non essere ancora nel nucleare per noi potrebbe essere uno scampato pericolo, un’opportunità, tant’è vero che lo stesso Tremonti, in difficoltà per la crisi del nostro debito pubblico, si è inventato la storia del “debito nucleare”: noi rispetto ad altri Paesi non dovremo affrontare la costosa dismissione di centrali non più sicure (dimentichiamo Caorso, Trino e gli altri siti, sorvolando per carità di patria su come sia avvenuto e avvenga lo smaltimento scorie e lo smantellamento, i dubbi su navi affondate e interessi non proprio leciti di organizzazioni non proprio legali.)

c) tutto il discorso sembra sottendere uno stato di necessità: ci si è trovati comunque a fare una scelta, si è scelto il male minore, valutando costi, rischi e sicurezza di approvvigionamento. Ma questa necessità, con la quale si vorrebbe giustificare la decisione, NON ESISTE.

La situazione energetica del Paese è perfettamente a posto, non esistono carenze. Solo la speculazione, il guadagno fine a se stesso, ripeto se non si fosse capito, LA SPECULAZIONE e l’AVIDITA’ sono alla base di questo ulteriore avvelenamento imposto.

Non posso credere che il Presidente della Regione ignori come l’argomento della fame di energia sia privo di senso. Lo si sente ripetere nei bar, nei discorsi comuni “d’altra parte c’è fame di energia…”

ma è, appunto, luogo comune.

Terna e la stessa Tirreno Power nei rapporti fanno notare come il consumo energetico sia in diminuizione, per effetto di crisi economica e misure di risparmio.

E per citare un altro luogo comune: “ci serve energia, non vogliamo il nucleare, non vogliamo il carbone ma importiamo dalla Francia nucleare…”
Prima di tutto, sappiamo come tali importazioni siano in parte legate a orari in cui c’è surplus di produzione, e poi, conti alla mano (sempre Terna) scopriamo che incidono per il 3% su scala nazionale. Un’inezia rinunciabile. Considerando che non tutta l’energia francese è prodotta col nucleare, per quest’ultimo si scenderebbe all’1,5 %. Una bazzecola. La disinformazione fa miracoli, certo, ma dovrebbe valere appunto per il bar sotto casa, non per i politici tenuti a sapere, e giudicare, sulla base della realtà.
 
d) le rinnovabili non sono neppure citate, minimamente prese in considerazione, come se non esistessero. Nessuno, neppure in un Paese del quarto mondo, può ormai permettersi di ignorarle. Figurarsi nella assolata e ventosa e marittima Italia. Dappertutto si discute se possano o no rappresentare una alternativa sufficiente, come pianificare il loro sviluppo, quali privilegiare…ma neppure nel profondo del Borneo o fra gli Ottentotti ci si permetterebbe di far finta che siano trascurabili.Questo è purtroppo il livello della nostra arretratezza. Bipartisan, per non far torto a nessuno: la differenza è solo che la destra sposa con entusiasmo le idee più obsolete e devastanti, senza fingere riluttanza.
  
 Ecco, ho solo espresso alcune obiezioni basate su dati concreti e connessioni logiche, strategiche ed economiche.
Non ho minimamente sfiorato il discorso ambiente e salute, quante persone farà ammalare l’ abbordabile carbone, quanta radioattività finirà nel ciclo naturale, terra, vegetazione, mare, quanti inquinanti si spargeranno, come aumenteranno morbilità e degrado ambientale.
Non ho fatto presente che costo anche sociale ed economico rappresenterà tutto questo, costo che graverà sulla comunità che dovrebbe essere rappresentata da QUESTI politici.
Non ho rammentato che forse, a fronte di dati sempre più allarmanti provenienti da tutto il mondo, prima o poi quella famosa tassazione per far pagare anche alle imprese i costi indiretti, verrà introdotta su base internazionale, e allora addio carbone economico. Speriamo presto. Si può pianificare uno sviluppo a carbone in questo scenario?
 
Quindi, anche al di là dei dati portati da comitati, medici e scienziati, dati che vi compiacete di minimizzare, ignorare, stravolgere, di buoni argomenti ce ne sono tanti.
 
Veniamo a quell’altro dato, che piace tanto ai sindacati: quello dei posti di lavoro. Come non pensare a cattiva fede anche in questo? Quante imprese, da decine, da centinaia di posti di lavoro, magari anche più tecnologiche o meno inquinanti, vengono lasciate languire nell’indifferenza, solo perché non comprese in certi giri di interessi?
Vogliamo parlare del fotovoltaico di Ferrania, per esempio? Di quella ditta di Valleggia di cui si parla in questi giorni, della cartiera di Varazze, della famosa Omsav con le sue lavorazioni a filo di banchina, delle industrie ceramiche eccetera?
E riguardo ai posti di lavoro. Ogni tanto, anche di recente, in Tirreno Power avvengono esuberi agevolati, con beneplacito sindacale. Se si guarda il bilancio 2009 dell’Azienda nazionale, emerge come, a fronte di maggior produzione, gli utili siano diminuiti, forse per minore reddività del mercato o altri fattori. E i posti di lavoro, nel frattempo? Diminuiti, ovviamente.
Ecco il mercato dell’energia, come altri mercati. Per rimanere competitivi bisogna aumentare i margini producendo di più e con minor costi, tagliando dove si può, ma senz’altro sul personale.
Questo è il futuro, seguendo questo andazzo: aziende sempre più slegate da obblighi e vincoli, produzioni tese al solo profitto, non ai bisogni reali delle comunità o al rispetto dell’ambiente. E politici compiacenti.
 
Dunque, per favore, ditecelo chiaramente: ci piace il carbone. O meglio, piace tanto a nostri amici che non possiamo non accontentare. Lo concentriamo su Savona e dintorni, sono periferia e tanto non si lamentano. La strategia è questa, abbiamo deciso. Almeno finché i cittadini ce lo permettono e ce lo permetteranno.
 
Ma per favore, smettetela di insultare la nostra intelligenza cercando spiegazioni e strategie che proprio non ci sono.
 
Milena Debenedetti  candidata a Sindaco di Savona per il… movimento 5 stelle
 
 

La Stampa censura l’Unione Cittadini e Comitati di Savona!

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