Nella carne viva delle cose
Sono come condannati messi al muro ad attendere che il plotone faccia fuoco, con la sola differenza che il muro ce l’hanno tutto attorno: i valichi dei tre lati di terra sbarrati, e il quarto del mare interdetto.
Dentro questa scatola in cui solo la distesa blu ad occidente crea un’illusione di libertà, ci sono madri che costrette a tutto, lo sono anche a sperare nella più disgraziata, innaturale e odiosa delle speranze: trovare un medico o qualcuno che si improvvisi tale, affinché con un arnese da cucina o da falegnameria, o da macellaio o da barbiere o da sarto, o con altro strumento di fortuna e insieme di strazio, incida, estragga, amputi, cucia.
Pare una carrellata dell’orrore, e invece è sempre più la deviazione standard che diventa moda statistica, normalizzazione e collettivizzazione di un inimmaginabile che proprio per non essere immaginabile a mano a mano, col suo ripetersi, rosicchia l’oscenità fino all’ordinaria amministrazione di una notizia che non fa più notizia.
Sperare in questa disperata speranza e supplicare affinché vi sia chi si adoperi suo malgrado ad attuare questo supplizio dominando il tremore delle mani e chiedendosi se il riuscirci lo riveli ai suoi stessi occhi sovrabbondante o carente di pietà, è il quotidiano di Gaza.
Che non può venir meno, neanche quando la madre resta accanto al figlio mentre il segaccio fa il suo corso e stride sull’osso fino a separarlo. Poi l’aceto per disinfettare, se un po’ se ne trova presso qualche benefattore estemporaneo o tra i varchi delle case crollate, dono terribile e ultima pietosa tortura in un frangente in cui si perde il criterio della prevalenza del bene e del male, e nell’uno e nell’altro ci si divincola e invischia e li si scopre nemici contaminati.
E infine lo smaltimento dei rifiuti, gambe o braccia che siano.
Intollerabile e mostruoso che una cosa simile accada, fino a far pensare che l’assurdità sia tanta da non poterne trovare altra. E invece è unica solo perché è indivisibile, non perché non è moltiplicabile.
Sono situazioni che per un bambino raggiungono l’acme aberrante del mutismo: non solo non saprà darsi la risposta del perché accadano, e proprio a lui; ma essendo la sua sofferenza così intensa ed espansa da coprire come una nuvola ogni naturale punto interrogativo, non sa che avrebbe diritto almeno di porsi la domanda.
Non sa che le cose potrebbero darsi in modi diversi in un mondo diverso. Sente solo di essere il dolore che è. Sente solo di essere solo.
Perché se una madre anche quel pochissimo cibo, o quella pochissima acqua sporca o quel lembo di coperta può condividerla con il figlio, non può, nemmeno se lo volesse con tutte le sue forze, condividerne la sofferenza in modo da caricarsene una parte.
Non sono fantasie macabre. Sono fatti comprovati, testimoniati, documentati. Ma poi traditi da una informazione seriale ed eterodiretta che trova più conveniente e meno imbarazzante fotografare la scorza senza entrare nella carne viva delle cose.
Tuttavia, se si preferisse giudicare dall’esterno per dare un’impressione di maggiore oggettività, non manca certo materiale tangibile e parametrabile:
Nel Rapporto Violenza e cure negate, di “Medici senza Frontiere” si legge:
L’incremento della violenza in Cisgiordania ha gravemente ostacolato l’accesso all’assistenza sanitaria e fa parte di un modello di oppressione sistematica da parte di Israele che è stato descritto dalla Corte Internazionale di Giustizia come equivalente alla segregazione razziale e all’apartheid. In totale, almeno 870 palestinesi sono stati uccisi e oltre 7100 sono stati feriti tra ottobre 2023 e gennaio 2025.
Brice de la Vigne, coordinatore delle emergenze di MSF, testimonia che
I pazienti palestinesi stanno morendo perché semplicemente non possono raggiungere gli ospedali. Vediamo ambulanze bloccate dalle forze israeliane ai posti di blocco mentre trasportano pazienti in condizioni critiche, strutture mediche circondate e razziate e operatori sanitari sottoposti a violenza fisica mentre cercano di salvare vite umane.
E così ora sappiamo che questa modalità di convincimento di massa finalizzata all’abbandono della terra da parte dei palestinesi che fino a pochi giorni fa era agìta a Gaza, dove attualmente l’Israel Defense Forces a causa del Cessate il Fuoco non può agire, è stata prontamente dirottata in Cisgiordania nell’ambito dell’operazione “Muro di ferro”.
Eppure continuano ad esserci persone che, né esse stesse scudi umani né protette da scudi umani, fedeli testardamente al giuramento della professione medica, con coraggio ed abnegazione mettono a repentaglio la loro vita pur di salvaguardare o tamponare quella degli altri.
E’ successo tante volte.
Anche se sanno che quando c’è un ferito in strada che invoca soccorso, c’è un cecchino che pazientemente aspetta i soccorritori.