Nazismo e comunismo pari sono?
NAZISMO E COMUNISMO PARI SONO?
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NAZISMO E COMUNISMO PARI SONO? |
Il Parlamento europeo ha votato a larghissima maggioranza, il 19 settembre scorso, una Risoluzione sull’importanza della memoria storica condivisa tra tutti i cittadini europei, e fin qui ci troviamo tutti d’accordo; ma in questa Risoluzione si afferma anche che “la Seconda guerra mondiale, il conflitto più devastante della storia d’ Europa, è iniziata come conseguenza immediata del famigerato trattato di non-aggressione nazi-sovietico del 29 agosto 1939, noto anche come patto Molotov-Ribbentrop e dei suoi protocolli segreti, in base ai quali i due regimi totalitari, che avevano in comune l’obiettivo di conquistare il mondo, hanno diviso l’Europa in due zone d’influenza; ricorda che i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità e rammenta l’orrendo crimine dell’ Olocausto perpetrato dal regime nazista, condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrati dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari”. Anche da queste brevi citazioni appare chiara la tesi di fondo di questa Risoluzione: nazismo e comunismo sono stati entrambi regimi totalitari criminali che quindi vanno entrambi ugualmente condannati, non ha senso infatti mettere sulla bilancia i crimini di questi due totalitarismi per vedere quali pesano di più, se c’è una differenza, sostengono gli estensori del documento in questione, è quella che i criminali nazisti (anche se non tutti) sono stati giudicati e condannati a Norimberga da una giuria formata dai vincitori della guerra, mentre per i criminali comunisti non c’è stata nessuna Norimberga. E questa rimane una ferita aperta che deve ancora essere sanata perché ci possa essere finalmente una stessa memoria condivisa da tutti i cittadini europei. Giusto. Ma come? Riesumare i sovietici morti, a cominciare da Stalin (il cui cadavere, peraltro. imbalsamato è sepolto accanto alla tomba-mausoleo di Lenin nella Piazza Rossa a Mosca), per fucilarli alla schiena o impiccarli ai cancelli del Palazzo d’inverno a San Pietroburgo? Ma non sarebbe nemmeno accettabile, con la scusa che i morti sono morti e il passato è passato, lasciare in pace i criminali defunti. Inoltre, a complicare il quadro, c’è un particolare su cui gli estensori della Risoluzione hanno stranamente sorvolato: l’Armata Rossa di Stalin ha vinto la guerra contro la Germania nazionalsocialista, lasciando sul terreno milioni di morti. Mi sembra già di sentire le voci di chi è d’accordo con la tesi di fondo che percorre il testo della Risoluzione: “La vittoria contro i nazisti non assolve i comunisti dalle loro colpe altrettanto gravi”. Mi sorprendo a pensare che piega avrebbe preso la storia se a Stalingrado avessero vinto i tedeschi invece dei russi, ma scaccio subito questo pensiero fastidioso come una mosca molesta. Tuttavia questa equiparazione del totalitarismo nazista con il totalitarismo comunista sancito a maggioranza dal Parlamento europeo mi sa di operazione difensiva e assolutoria delle colpe storiche di cui anche le democrazie liberali occidentali dovrebbero rendere ragione, a cominciare dal “cordone sanitario” che ha isolato l’Unione Sovietica minacciata dall’espansionismo nazista spingendola ad accordarsi con Hitler in quel Patto di amicizia e non aggressione che, nelle intenzioni di Stalin (ben presto rivelatesi infondate) avrebbe dovuto salvaguardare l’Unione Sovietica, almeno per il momento, da un’invasione nazifascista senza contare le conseguenze della pace punitiva e umiliante nei confronti di una Germania già impoverita ed esausta dopo quattro anni di guerra che ha preparato il terreno alla presa del potere da parte del partito nazionalsocialista. E la resa di Francia e Inghilterra, con l’aiuto del Duce, alle pretese annessionistiche di Hitler nella conferenza di Monaco, nel settembre 1938, non fu un calcolo sbagliato che, invece di portare alla pace, fu interpretato dal Fuhrer come un incoraggiamento alla sua politica aggressiva, purché rivolta a est, e quindi un altro passo verso la guerra? E nella seconda guerra mondiale non ci furono crimini e massacri anche da parte degli Alleati, contro la popolazione civile tedesca e italiana, per non parlare delle due bombe atomiche sganciate sul Giappone? Questo per dire che la storia non si riscrive a piacere e a maggioranza in una pur prestigiosa aula parlamentare. Inoltre l’equiparazione di nazismo e comunismo non regge a un esame più approfondito della questione, la differenza delle basi ideologiche dei due totalitarismi vorrà pur significare qualcosa: il fondamento teorico dell’Unione Sovietica era il materialismo dialettico di Marx ed Engels interpretato da Lenin e dallo stesso Stalin, un solido corpus dottrinale che mirava, almeno in teoria, all’emancipazione dell’umanità dallo sfruttamento capitalistico, mentre il Mein Kampf di Adolf Hitler e le teorie razziste e antisemite interpretate dagli ideologi nazisti Hans Gunter, Gottfried Feder, Walter Darré ed Alfred Rosemberg, il più fanatico di tutti, dichiaravano la superiorità razziale dei cosiddetti ariani e il loro diritto-dovere di sottomettere e ridurre in schiavitù le razze inferiori non ariane, a cominciare dagli slavi, cioè, guarda caso, proprio i polacchi e i russi.
Va pur detto che, malgrado questa differenza ideologica di base, sia il nazismo che il marxismo sovietico presentano la tendenza caratteristica dei totalitarismi a mettere in atto prassi analoghe, gli stessi schemi politici e psicologici e le stesse forme di controllo sociale: come ha ben spiegato Hannah Arendt nei regimi totalitari vige la funzione livellatrice dell’ideologia e della propaganda, così come la mobilitazione permanente delle masse e l’uso sistematico del terrore poliziesco. Si pensi al terrore poliziesco usato da Hitler ma anche da Stalin per eliminare gli oppositori, per mantenere in uno stato di soggezione il resto della popolazione e per trarre un profitto scellerato dall’economia criminale e schiavistica del Lager e del Gulag. Sotto questo aspetto le “purghe” staliniane non hanno niente da invidiare alle persecuzioni degli avversari politici e alle “epurazioni” interne al partito nazionalsocialista (basti pensare all’eliminazione fisica del nazista “di sinistra” Ernst Rohm e delle sue “camicie brune”) messe in atto dal Fuhrer. Per quello che riguarda Stalin, tramite le famigerate “purghe” vennero epurati e condannati, sovente alla pena capitale, tutti i dirigenti del partito comunista bolscevico non allineati alla volontà del segretario generale. In questo modo furono epurati, tra gli altri, il vincitore della guerra civile contro i russi “bianchi” Lev Trotzkij, i dissidenti Zinov’en, Kamenev e Bucharin, il poeta Osip Maldel’stam, lo scrittore Isaak Babel, il grande regista teatrale Mejerchol’d… La seconda metà degli anni Trenta fu veramente un periodo tragico per la Russia; va comunque ricordato che le vittime del terrore staliniano erano il fior fiore dell’intellighenzia sovietica, tutti comunisti della prima ora sacrificati dal delirio paranoico di onnipotenza dell’”uomo d’acciaio” Iosif Vissarionovic Dzugasvili. Per questa ragione non è corretto identificare il comunismo con lo stalinismo, ci furono comunisti non stalinisti: gli spartachisti tedeschi Karl Liebknercht e Rosa Luxemburg, se fossero sopravvissuti alla feroce repressione dell’ (ahimè) socialdemocratico Ebert, sarebbero stati certamente processati e condannati a morte in contumacia per cospirazione antibolscevica come fecero con Trotzkij; così il nostro Antonio Gramsci, isolato in carcere dagli altri detenuti comunisti perché critico nei confronti di Stalin; come anche il filosofo ungherese Gyorgy Lukàcs e il filosofo francese Louis Althusser e il filosofo tedesco Ernst Bloch. A questi filosofi comunisti ma non stalinisti si è aggiunto, di recente, Gianni Vattimo con il suo Comunismo ermeneutico. Da Heidegger a Marx, Garzanti, 2014, mentre non risulta che ci siano mai stati nazisti non hitleriani. E’ anche vero che le popolazioni dell’ Europa dell’est, liberate dal giogo nazista nel corso della travolgente avanzata dell’Armata Rossa, passarono da un regime dittatoriale a un altro regime dittatoriale , e bisognerà aspettare la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica tra il 1990 e il 1991 per la restaurazione dell’indipendenza delle repubbliche sovietiche, delle repubbliche baltiche e delle cosiddette “democrazie popolari” (a proposito di populismo!) degli Stati dell’Europa centrorientale rimaste, malgrado le rivolte di Budapest e di Praga, sotto il dominio del blocco sovietico. Con la dissoluzione del totalitarismo sovietico e l’ormai incontrastata egemonia mondiale degli Stati Uniti d’America, sembrò che, finita la guerra fredda, si aprisse per il mondo una duratura stagione di pacifica convivenza tra Oriente e Occidente, tra gli Stati e i Continenti della terra. Purtroppo, invece di un nuovo ordine mondiale, è cominciata una fase di disordine e di guerre locali che dura tuttora e nessuno ha idea di quando e come finirà. |