Museo archeologico: un caso emblematico E un finale ancora non scritto

 
Museo archeologico: un caso emblematico
E un finale ancora non scritto

Museo archeologico: un caso emblematico
E un finale ancora non scritto
 Se qualcuno volesse avere un’idea della considerazione, come dire, a fasi alterne che gli amministratori savonesi nel tempo hanno riservato alla cultura, dovrebbe ascoltare le parole degli operatori che con impegno, competenza, passione, spesso infarciti di volontariato, a quella cultura si sono dedicati sia direttamente, sia con consulenze e assistenze, come le varie associazioni sul territorio.
In quale fase stiamo entrando adesso, o siamo già saltati dentro a pie’ pari? Una fase pessima, a giudicare da alcuni segnali. Dall’abbandono, la negligenza, la noncuranza, a un dubbio sfruttamento. Le frasi tipo: con la cultura non si mangia, più di centro destra, o l’analogo opposto: sulla cultura non si specula, più di area pseudosinistra, nascondono spesso il sottotitolo: sempre che  non ci possa entrare un privato, o una cooperativa, o comunque qualcosa di diverso dal pubblico.

A livello nazionale si segnalano, ce lo segnalano alcuni nostri rappresentanti parlamentari,  casi eclatanti di gestioni di cui sopra, magari collegati con reti gradite a esponenti governativi o comunque influenti,  che entrano a gestire realtà museali o culturali consolidate, in un’ottica puramente speculativa: fare cassa, staccare biglietti, risparmiare su personale spesso sottopagato e/o non qualificato.  Con buona pace di conservazione, studio, ricerca. Il nostro patrimonio trattato alla stregua di un parco giochi per turisti, incuranti che, così facendo, qualsiasi meraviglioso giocattolo si romperà presto, e ciò che si dovrebbe preservare verrà  distrutto.


Civico Museo Archeologico della Città di Savona

 Del resto in un Paese in pesante arretramento culturale, con un prepotente rigurgito di ignoranza volgare e trionfante costruito con cura, a base di canali tv ipnotici con involuzione ventennale, di scuola depauperata e disprezzata, di politici sprezzanti e arroganti, di rozza venalità spicciola venerata ed elevata su piedistallo, che ci si può aspettare di diverso?

Questo il quadro generale.

A Savona di questi tempi si vedono segnali che preoccupano. La vicenda del Museo Archeologico, la cui gestione è stata affidata a un bando di gara, ha occupato le pagine dei giornali.

Non sto a riprendere la questione più di tanto: quel bando da molti, noi compresi, è stato criticato e giudicato carente sotto molti aspetti, al punto da richiederne l’annullamento, per tutelare non solo i concorrenti, ma anche il Comune da possibili ricorsi futuri.  Una vicenda analoga era accaduta per il Museo di Finale, e si era risolta appunto in tal senso, con l’annullamento e con un nuovo bando.


Un particolare del secondo piano del Museo Archeologico di Savona

L’abbiamo richiesto sia con una lettera, sia con una mozione, che ha causato reazioni furibonde in aula consigliare ed  è stata rinviata.

La richiesta è caduta nel vuoto, la gara ha seguito il suo corso, ha avuto i suoi risultati, e puntuali sono partite le minacce di ricorso e altre grane collegate, con gli attuali gestori, l’Istituto di Studi Liguri, che minacciano di sottrarre allestimenti e collezioni, ritenendo di averne diritto, o perché di loro proprietà o perché comunque oggetto di studio.

Nell’ultimo consiglio, la nostra mozione è stata finalmente presa in esame. Di fronte al rischio di spaccature nella sua stessa maggioranza, il Sindaco è stato costretto a promettere  quanto meno un riesame dei documenti e della gara. Che non è un annullamento, ma è comunque uno stop.

Il solito prendere tempo, direbbero i maligni facendo il confronto con molte altre questioni e con le elezioni imminenti. Stavolta però la questione rischia di travalicare la scena locale,  e il ricorso potrebbe avere qualche freccia al suo arco, oltre a godere di una enorme e diffusa solidarietà accademica.


Passerelle che creano passaggi sospesi sopra aree archeologiche lasciate a vista

Intanto, giovedì prossimo è prevista anche una interrogazione parlamentare del nostro deputato Valente sulle vicende del museo savonese.

Questo sabato mattina l’ing. Massucco, in rappresentanza della consulta culturale savonese, che comprende Italia Nostra, A campanassa, la Società Savonese di Storia Patria, ha presentato una visita guidata del nuovo allestimento al secondo piano del palazzo della Loggia, sul Priamar, dove è ubicato il Museo.

Una visita che era anche una sorta di inaugurazione dell’allestimento, visto che mai quella ufficiale era avvenuta.

Le vicissitudini di quel piano nel tempo (sala prima tenuta vuota per eventuali esposizioni temporanee, poi destinata al museo Pertini, successivamente spostato..) prima di arrivare alla sistemazione attuale già rendono l’idea.

L’ingresso è un ottimo biglietto da visita, con un aspetto molto professionale, dal bancone alla piccola teca con simpatici gadget.

Da quando l’avevo visitato anni fa, il Museo ha fatto passi da gigante.  Non posso descrivere nel dettaglio quello che abbiamo potuto apprezzare,  pannelli sintetici ma esaurienti, persino con scritte in braille,  materiali emozionanti, frammenti ricostruiti con cura e contestualizzati,  ceramiche, maioliche, affreschi, oggetti di uso comune. Un affascinante viaggio nel tempo e nel quotidiano dei nostri antenati, dall’età romana, a quella bizantina, al medioevo.


Parte della biblioteca  che ospita i quattromila volumi della Biblioteca 

E poi la biblioteca,  gli allestimenti e i laboratori per le scuole. Un intero patrimonio prezioso di studio e ricerca, di lavoro e passione, frutto di scavi accurati e restauri altrettanto amorevoli e precisi.

Si intuiva, al contrario di tanti assurdi sprechi di fondi che spesso abbiamo intorno, la volontà di fare di necessità virtù, di risparmiare mantenendo le bacheche e i supporti ai pannelli del vecchio museo,  ma senza nulla cedere alla cura espositiva e alla documentazione necessarie.

In qualche punto le luci erano fioche, lucine provvisorie come quelle di Natale.

Ci han negato i fondi, volevamo mettere le luci a led ma siamo rimasti a metà, ci hanno spiegato.

Ci hanno mostrato, poco oltre le sale delle tombe bizantine, un anfratto semibuio e due teche vuote.

Vorremmo esporre dei vetri, antichi, ben conservati, unici, e pensate, forse fatti ad Altare. Ma non abbiamo luce a sufficienza. E il Comune non ce la concede.

Non sono necessari molti commenti, i fatti parlano da soli. Ho pensato ai dodici milioni di fondi Por in buona parte sprecati o usati male, di cui pure IPS si fa vanto con tanto di filmati.

Ho pensato alla assurda, rinunciabilissima e impattante passerella sul mare, costo stimato più di un milione di euro.

All’orrendo, pretestuoso,  sfigurante e insensato allestimento della galleria degli ascensori, che alla fine verrà a costare più di 400000 euro.


Sgarbi in visita al Museo 

Il deposito archeologico, forse lo stesso che si trova nell’Ostello e verrà spostato nella Polveriera, a liberare le aree e ridurre le spese per i futuri utenti (per i costruttori del Crescent 2 che lo allestiranno come oneri di urbanizzazione, o per le coop che, secondo gli articoli di questi giorni, ci hanno messo gli occhi sopra?) è inaccessibile da mesi ai gestori del museo. Non hanno le chiavi, non possono usufruirne per studio e attività didattica, sembra che ci siano già dei danneggiamenti da topi e incuria.

Intanto nelle attività museali del Comune abbiamo figli e figliastri.  Sgarbi viene accompagnato a visitare la Pinacoteca e il Museo della Ceramica, i fiori all’occhiello. Bellissimi, per carità.

Ma come ci viene spiegato dal prof. Varaldo, perché non esiste neppure un collegamento fra la realtà ceramica antica savonese  (fiorente e di rilievo assoluto) e quella moderna? Anche solo un pannello illustrativo all’ingresso del museo ceramico. Niente, come se tutto fosse nato dal nulla nel 1500.

La responsabile Rita Lavagna ci mostra, attraverso le vetrate di un camminamento, dove vorrebbero mettere cartelli per illustrare le bellezze della città, come il Brandale.

Sospira sul Crescent. Dice che i turisti ne restano sconvolti, fra chi lo crede un ospedale e chi dice: è una roba in fase di demolizione, vero?

Non ha il coraggio di rispondere loro che presto ne spunterà un altro.

Ci parla ancora del loro lavoro, degli scavi,  di ciò che hanno in progetto o vorrebbero fare, con la passione di chi non si può e vuole staccare dalla sua vita stessa, dall’attaccamento per la  sua città. Sentiamo parlare di ricostruzioni multimediali, di  nuovi allestimenti, e molto altro.

E tutto questo andrà perduto come lacrime nella pioggia.

Tranne il Crescent. Quello no, quello resta bello impattante con tutto il contorno.  Gli archeologi fra mille anni chissà cosa penseranno di noi.  Meno male che non saremo lì, per arrossire e balbettare scuse postume. 

 Milena Debenedetti, Consigliere Movimento 5 Stelle Savona

 

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