Minuetto

Minuetto

Dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi…
cantava desolata la compianta Mia Martini.

Minuetto

Dormi qui, te ne vai, sono sempre fatti tuoi…

cantava desolata la compianta Mia Martini.

 Questa canzone e il suo ritmo tormentato non cessano di ronzarmi nella testa, da qualche giorno. Un po’per via del titolo. Soprattutto del titolo, che si presta bene a descrivere il clima politico attuale, come è vissuto da centrodestra vs. centrosinistra: un balletto, manierato, vagamente frivolo, vagamente stucchevole.


 Per nascondere l’evidenza dei troppi legami e intrecci consolidati da lunga data, su scala locale, regionale, nazionale, niente di meglio che far passare la narrazione di una politica che deve essere garbata, in punta di forchetta, intrisa di ossequi e carinerie.

Chiunque provi ad andare appena appena a fondo, alla radice dei problemi, è immediatamente additato con sdegno: fomenta l’odio!

Confondendo, non inconsapevolmente, argomenti decisi, posizioni chiare, nette e coerenti, sgombre da ipocrisie e ambiguità, nonché  una  doverosa dialettica, con una  offesa alla sacralità (ma quale sarebbe, poi?) dell’agone politico.

E qualsiasi protesta anche del tutto pacifica, sia sciopero, sia manifestazione, sia sfogo verbale di qualche cittadino, con eversione, attacco alle istituzioni e intollerabile degrado.

E va bene, è una delle tante narrazioni mutuate dal ventennio berlusconiano, in cui il centro sinistra si era autonominato “quelli perbene”, quelli educati, per contrapporsi alle vere o presunte o teatrali intemperanze della parte avversaria, affidando alla forma ciò che non poteva attribuirsi alla sostanza.

 

 E’ il veleno del politically correct sparso a piene mani, seminato e cresciuto rigoglioso, nel quale si identificano vivamente tante brave persone, finendo per rinunciare ai loro stessi diritti e tollerare sgarbi e soprusi.  Persone passate direttamente  e fieramente dall’antiberlusconismo all’antigrillismo, convinte di stare sempre dalla stessa parte, di seguire un percorso coerente, senza accorgersi di quanto avessero in comune, in realtà, i berlusconiani e certi antiberlusconiani di allora, senza soluzione di continuità fra chi governava allora e chi governa oggi.

Solo coi grillini brutti sporchi e cattivi è cosa buona e giusta posare il guanto di velluto, il fioretto di gomma, e indossare guanti di acciaio temprato roteando scimitarre.

Tanto loro se lo meritano, ecco. Sempre e a prescindere. Da destra e da sinistra.

Tu non sai perché, ma loro sì. (O loro non sanno perché, e tu sì? Boh. )

Ed ecco dunque il secondo significato, di quel titolo, oltre al balletto di figura: la canzone, il testo stesso.

Riflettendo e rileggendolo mi appaiono evidenti analogie: abbiamo una donna delusa, malinconica, maltrattata dal suo innamorato che dispone di lei un po’ come vuole. Lei ne è consapevole, eppure non riesce a rinunciare  a lui, e continua ad aspettarlo, rassegnata. E a dirgli di sì. Tanto ormai la sua vita se ne sta andando, non è più neanche tanto giovane, le occasioni le ha perse tutte, e chi se la vuole, ormai? In un continuo balletto, andirivieni di frustrazione, impotenza, rassegnazione e sensi di colpa.

 

Non vi sembra un elettore dei vecchi partiti? Non vi sembra un ritratto, tra le altre cose, di chi ha pensato, a Savona, al centro destra come valida alternativa al centrosinistra?

Deluso, consapevole, eppure rassegnato. Tanto non cambia niente, almeno non sono più quelli di prima. Eccetera.

Chissà se questo elettore tipo persiste ancora e sempre nella sua convinzione.

No, perché noi che elettori tipo dei partiti non siamo, ma persone che vorrebbero un cambiamento vero (e credetemi, in questo momento non sto parlando da 5 stelle ma da chi seguiva la politica  con delusione e frustrazione ben prima dell’avvento del MoVimento) non è che siamo poi così entusiasti del balletto che continua sui media, delle dichiarazioni incrociate in punta di forchetta. Ci  sentiamo, come dire, un cicinin, ma appena un cicinin, eh… presi in giro. Per non dir di peggio.

Come strenna natalizia abbiamo avuto il garbato duello fra il  savonese segretario nazionale dei giovani democratici, figlio d’arte,  con un padre ex parlamentare, e la Sindaco.

Prima cosa, devo ammettere che mi hanno sottratto entrambi, e di molte lunghezze, la palma di prolissa ad honorem.


Potrei  festeggiare, tanto per cambiare, con un articolo breve…

Ci avete creduto? E invece no, spiacente.

Inizialmente è forte la tentazione di mettersi da parte e fare da spettatore, sgranocchiando pop corn.

Perché per entrambi i “duellanti” o ballerini che dir si voglia, è anche troppo facile trovare argomenti.

Criticare questa amministrazione per l’assenza di una vera svolta, di un piano coerente, per una bassissima efficienza di alcuni assessorati, è argomento alla luce del sole. Attaccare per i tagli indiscriminati che pesano soprattutto e fanno cassa sui più deboli e sul sociale, roba da commissariamento,  è sfondare una porta spalancata.

D’altro canto, per la Sindaco è anche troppo facile, se la critica viene dal PD, far notare quante mine innescate, quanta polvere sotto il tappeto, quante scelte criticabili abbia lasciato un lungo governo, quasi ininterrotto, della stessa parte politica, con una china ancor più discendente nelle due amministrazioni Berruti.

Far notare l’assenza di visione, l’eredità dei derivati e della pessima gestione delle partecipate, è direttamente sfondare il portale monumentale di una cattedrale, aperto per la messa solenne.

Eppure no. Spettatori siamo, in qualche misura, sia come cittadini sia come opposizione maggioritaria alle urne, minoritaria nelle aule. Ma spettatori paganti.

Ahimé, duramente paganti.

E allora ci sono tutti i diritti di osservare lo spettacolo con occhio critico, dalla scenografia ai dialoghi.

Vediamo solo brevemente alcuni spunti, partendo dalla giovane promessa del PD.

Va bene, dice, avete vinto le elezioni attaccandoci per i nostri errori (dopo che in cinque anni il centrodestra nelle aule consiliari non aveva mosso piuma, non aveva mai fatto nulla di qualsivoglia somigliante all’opposizione, ossia avendo ampiamente raccolto frutti che non aveva seminato.  N.d.r.)  Colpa nostra che non abbiamo fatto autocritica come si deve (e difatti inserire l’assessore Martino come ombra della candidata nuova Battaglia è stato geniale N.d.r.)


Giustamente lo scrivente fa notare il massimo pregio della neo Sindaco, oltre al gradevole aspetto e all’attitudine al presenzialismo: un ottimo addetto alla comunicazione che riesce meglio di quanto facesse un ben più nutrito staff del Sindaco precedente, valorizzando le minuzie, trasformando in notizia l’ovvio quotidiano, spezzettando e camuffando le cattive nuove.

Qui un accenno all’ “ottimo rapporto” con la stampa locale che ha fatto insorgere piccato più di un giornalista.  E con ragione: non pare che Battaglia sia trattata peggio. Spiritosa e ripresa dai media la battuta che i progetti per il futuro sarebbero un segreto “degno dell’area 51”.

Mi piace riportare  la frase: “i savonesi non siano solo elettori da chiamare a raccolta ogni cinque anni e che la città di Savona non sia fatta solo di pietre, cemento e SecoloXIX”. Con prevalenza di cemento, direi io. Giustamente non viene nominato neppure il verde, sempre più malconcio, la cui manutenzione è da tempo la cenerentola dei bilanci.

Poi la prima bordata: l’assessorato alla partecipazione che non c’è più, a  dimostrazione che non si tiene alla partecipazione.

Mossa non delle migliori, rivendicare una esperienza che, malgrado gli sforzi dell’assessore Lugaro, e come da lui stesso ricordato in questi giorni, si è conclusa con un perfetto fallimento per mancanza di appoggio vero del Sindaco e per l’arroccarsi di buona parte degli assessori, facenti muro e ostruzionismo contro le richieste dei cittadini.

Dunque, non certo uno di quei successi da celebrare, non certo una dimostrazione di ascolto da contrapporre a un distacco attuale. E mossa doppiamente sbagliata, perché nei giorni successivi (comunicazione rulez) da parte dell’amministrazione attuale si è sbandierato l’arrivo di una sorta di simulacro paleopartecipativo, che torna indietro, concettualmente, di decenni. Ma fa niente, basta la parola, basta l’annuncio. Basta dirlo.

  

Esempi di mancato ascolto? La chiusura della biblioteca al sabato che penalizza gli studenti. Giusto, l’avevamo fatto notare noi, per la verità, in Consiglio. Con scarsa attenzione.

Poi la chiusura della piscina vecchia, e va bene. Ma chiedere ancora, nello stato in cui sono le finanze, anche per colpa dei troppi investimenti sportivi del passato,  se e quando si farà il secondo lotto della piscina? Sarebbe da tacere per pudore. Se non altro.

Quelli sopra, come esempio di problemi savonesi e/o giovanili, non paiono i più eclatanti.

Si conclude ricordando i tanti giovani savonesi che se ne vanno. Per mancanza di piscine? Per abbondanza di pietre cemento e Secolo XIX?

Chissà.

In realtà ciò che l’amministrazione attuale custodisce e nasconde gelosamente ai cittadini, questo sì, segreto degno di Area 51, è di chi siano esattamente le responsabilità dello stato in cui siamo. Di quali azioni, di quali errori o leggerezze o scelte sbagliate. Anche ammettendo, come sta ripetendo continuamente l’assessore Montaldo, che non si evidenzino responsabilità di cui chiedere conto per vie legali o di giustizia amministrativa, (affermazione peraltro in contrasto con quanto affermato in alcuni casi dalla stessa Corte dei Conti), purtuttavia anche le leggerezze, le incompetenze, le strategie sbagliate o l’assenza di esse, possono e debbono essere evidenziate. Non è caccia alle streghe, non è offesa alla privacy, è o sarebbe proprio un diritto di chi ora si trova a patirne le conseguenze sulla propria pelle, sapere almeno il perché, il percome e il per chi.

Basterebbe questo, in perfetta trasparenza verso i cittadini, fatti e cifre snocciolati in chiarezza, spiegazioni accurate sul pregresso:  debiti, scelte discutibili nell’impiego dei fondi e nella distribuzione degli investimenti,  rapporti con le partecipate, mancanza di pianificazione in tanti settori,  bulimia cementizia, disastro gestione rifiuti, eccetera, e da lì muovere un piano preciso per il futuro,  per tagliare i ponti con gli errori passati e promuovere nuove idee, nuove iniziative virtuose cambiando decisamente direzione.

(Ops. Forse sto dando suggerimenti alla comunicazione per qualche altro annuncio spot a fondo perduto?)

Insomma, si potrebbe ribattere punto per punto, e seccamente.

Si potrebbe, già. Ma non per chi sta portando avanti il Crescent 2, il pasticcio passeggiata di via Nizza,  per chi sta riprendendo il canovaccio delle nuove speculazioni edilizie vista mare e monti, per chi ha indicato Canavese (!) come proprio rappresentante nella nuova autorità portuale accentrata con Genova.

Ossia, per chi si dimostra in perfetta continuità col passato.

Ecco, ora leggiamoci la risposta.

Primo punto: la Sindaco critica che il segretario nazionale dei giovani democratici, con una disoccupazione giovanile del 40%, si preoccupi di piscine e biblioteche.

Gol a porta vuota. Troppo facile. Come si dice, quello lo segnavo anch’io.

  

Poi si dice che si è mostrata la situazione in trasparenza ai cittadini. Ma quando? Ma come? Non certo con la chiarezza e l’indicazione precisa che sarebbero state necessarie e auspicabili, da parte di una amministrazione libera da vincoli col pregresso.

Anzi, a rincarare la dose, peraltro la scrivente si affretta subito a smentire di aver parlato male del PD. E dopo un breve accenno ai derivati e ai 14 milioni da recuperare (Ahimé, increscioso incidente, signora mia,  che vuol farci, casi della vita… l’imponderabile…), precisando che lascia ad altri il dibattito e le considerazioni critiche (ma non è lei la Sindaco che si è trovata la “spada di Damocle” fra capo e collo? A chi diamine lascia il dibattito?)  conclude con una sorta di chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce ‘o passato e pensiamo al presente e al futuro con i mezzi e le soluzioni che abbiamo. Scarsi.

Che è un po’ il leit motiv di questa amministrazione.

Che ognuno si assuma le proprie responsabilità, loro porteranno avanti il programma.

Non l’ho sottomano, ma giurerei che si parlasse di puntare sulla cultura e  non di chiudere musei, di ragionare sulla cementificazione e non di riavvire le betoniere. Mah.

Comunque stava andando bene, poi (ahia), anche lei mi casca sulla partecipazione, rivendicando il gran lavoro di coinvolgimento fatto da Arecco sul Crescent II (ri-ahia), e il progetto di riqualificazione di via Nizza.

Ossia, i tentativi di “urbanistica postpartecipata” del vicesindaco, pur lodevoli in qualche aspetto e per la buona volontà, ma non nella sostanza,  per far masticare, ruminare e digerire ai cittadini, con dosi da cavallo di antiacido e bicarbonato,  le indigeribili eredità lasciate dalla passata amministrazione, che sarebbe stato lecito e auspicabile  accartocciare e usare per far canestro nel cestino.

E ancora (tri-ahia) si rivendica l’adesione al progetto “Sai chi voti” per le nomine nelle partecipate. Un regolamento varato molto, molto dopo l’annuncio che tanta pubblicità positiva causò, e non certo in tempo per non iniziare con nomine ben poco partecipate.

Terminata la lettura, terminata la musica, i ballerini si inchinano lievemente e tornano ciascuno al proprio posto, da una parte la dama dalle sottogonne fruscianti, dall’altra il cavaliere col sottogola di pizzo.


Ottima esecuzione.

Ricordiamo che i famigerati tagli sono stati portati blindati in Consiglio, non rispettando sostanzialmente i tempi utili per poter presentare emendamenti e controproposte. Per tale motivo i nostri emendamenti, che cercavano di recuperare soldi da altre parti e risparmiare almeno in parte il sociale, che avrebbero potuto essere almeno dibattuti, messi in evidenza, e anche se non condivisi, quanto meno servire da spunto per miglioramenti e proposte alternative, non sono stati nemmeno discussi, appunto perché non c’erano i tempi.

Un vizio, quello delle pratiche dell’ultimo minuto, specie di bilancio, che era proprio della precedente amministrazione, ma che questa amministrazione sta portando al parossismo.

E il PD all’opposizione, che si lamenta dei tagli al sociale, ha tentato di fare proposte? Ha protestato per i tempi ristretti delle pratiche? Ha chiesto che le nostre proposte venissero dibattute, magari anche per stravolgerle o dimostrarne l’insensatezza?

No. Ha avallato la decisione di non discuterle, e si è affrettato ad attaccare e criticare noi in tutte le salse. 

La sostanza  dei fatti è quel che conta.

Ora ammetto che la colpa forse è solo mia. Avrei dovuto perderti, invece ti ho cercato.

Canta la Martini.  Eh, caro il mio elettore deluso, che dirti. Vedi tu.

 Milena Debenedetti  Consigliera del Movimento 5 stelle

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