Minibot: speranze e timori
MINIBOT:
SPERANZE E TIMORI
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MINIBOT: SPERANZE E TIMORI Vari sono i precedenti più o meno simili nella storia: valute parallele germogliate in momenti di crisi, destando a volte grandi speranze, spesso grandi timori. L’ipotesi dei Minibot è tornata in auge nelle ultime settimane. Ed in particolare dopo la mozione votata dalla Camera dei Deputati lo scorso 28 maggio, che ha visto il voto unanime a favore dei Minibot da parte di tutti i partiti presenti in aula. Ma l’idea era già presente nel primo contratto di governo stipulato tra Movimento 5 Stelle e Lega. E ancora prima, nel programma che la Lega aveva presentato per le elezioni politiche del 2018. A idearli è stato Claudio Borghi Aquilini, economista eletto alla Camera dei Deputati con la Lega proprio in quelle elezioni. C’è in ballo il grave problema dei ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione, la stragrande maggioranza del debito commerciale. L’analisi, che si allarga anche a tutti i Comuni sopra i 60mila abitanti, individua nella città di Salerno il peggior pagatore d’Italia, con 134 giorni di attesa media, seguito da Alessandria in perenne crisi e in attesa di “salvataggio” nel decreto crescita (129 giorni medi per pagamento) e da Andria (127 giorni). Bisogna però dire che ci sono anche Comuni virtuosi come Verona, che paga tutti in 15 giorni, e tanti altri capoluoghi che se la cavano prima dei 30 giorni concessi dalla legge. Eh si, l’Italia detiene il primato del più grande arretrato commerciale d’Europa, intorno al 3% del Pil contro una media continentale dell’1,6%. Ma il quadro è in miglioramento costante dal 2012, grazie a una strategia avviata dal governo Monti e proseguita negli anni successivi. Strategia duplice, articolata su anticipazioni di liquidità sblocca-debiti e sanzioni per i cattivi pagatori, ed efficace. Cerchiamo di capire analizzando un po’ più dettagliatamente la questione. Se dovessero davvero diventare reali, i Minibot sarebbero titoli di stato al portatore di piccolo taglio. Il loro valore sarebbe compreso tra i 5 e i 100 euro. Verrebbero emessi senza interessi dal Ministero del Tesoro. Avrebbero forma cartacea, e nessuna data di scadenza. Secondo chi li propone non sarebbero una vera e propria moneta, cosa che i regolamenti europei non permetterebbero. Non avrebbero infatti corso forzoso, e cioè nessuno sarebbe obbligato ad accettarli come strumento di pagamento. Vi sarebbero anche dei limiti di utilizzo dei Minibot: non potrebbero venire utilizzati per pagamenti superiori ai 25mila euro. Rivediamone per punti le caratteristiche principali:
I Minibot verrebbero utilizzati per pagare i debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese. Come accennato sopra, nessun creditore dello Stato sarebbe comunque obbligato ad accettarli. Chi li dovesse accettare potrebbe ricevere in questo modo fino a 25.000 euro. La parte restante del debito verrebbe invece pagata dallo Stato in euro. Chi ha ricevuto i Minibot potrebbe poi usarli per pagare le tasse o altri beni e servizi legati allo Stato, come ad esempio i biglietti del treno. E solo in Italia. Nel programma politico della Lega per le elezioni 2018, i Minibot erano previsti anche per pagare i crediti di imposta. Chi avesse un credito di 5.000 euro per avere ad esempio ristrutturato la casa, e ne avesse già ricevuto 1.000 in due anni come detrazione fiscale, ne riceverebbe subito gli altri 4.000 in Minibot. Tra gli aspetti positivi del progetto Minibot, oltre alla finalità immediata di ripagare velocemente i debiti della PA, secondo chi li propone, c’è anche la successiva spinta alla crescita economica. Una volta ricevuti i titoli, infatti, non solo le imprese potrebbero risanare i loro bilanci, ma anche incrementare il loro livello di spesa. E una maggiore crescita economica porterebbe anche ad un maggiore gettito fiscale. Secondo i critici, invece, la Banca Centrale Europea non accetterebbe l’emissione dei Minibot, in quanto emissione di ulteriore debito, e in quanto moneta illegale. E tutto questo potrebbe portare all’uscita dell’Italia dall’euro. Invece, per chi li propone non sarebbero di fatto una moneta parallela, perché non avrebbero un corso forzoso. Chi avrà ragione? Cosa succederà? Sarà solo una strategia provocatoria per alzare la posta nella trattativa con Bruxelles, oppure l’asfissia finanziaria è proprio ciò che qualcuno vuol far rischiare al Paese per giustificare la rottura con l’euro? |