Millenarismo ambientalista?

MILLENARISMO AMBIENTALISTA?

 MILLENARISMO AMBIENTALISTA?

 L’ultimo articolo del prof. Lisorini è una potente condanna del cristianesimo, dalle sue origini ad oggi. Con Lisorini mi trovo quasi sempre in sintonia; e anche in questo caso condivido la sua critica fin quasi alla fine, quando sminuisce Greta Thurnberg a confronto di Donald Trump. Ma di questo dissenso parlerò più oltre, pur nella consapevolezza che chi ha insegnato filosofia per una vita dispone di nozioni assai più numerose e approfondite di chi, come me, è uno studioso di tante discipline, senza però arrivare allo specialismo in nessuna di esse: uno dei miei primi articoli, dopo la conversione ambientalista, si intitolava “L’ecologia, antidoto della specializzazione”. Ergo, ho il fianco scoperto su molti lati. Oggi confesso il mio disorientamento su temi fondamentali come il libero cammino della scienza in campi eticamente cruciali, che pongono a rischio la nostra futura libertà, che oggi consideriamo un traguardo legittimo e irrinunciabile. Più la conoscenza si allarga e più ci accorgiamo di non sapere. 

Ho detto che condivido quasi per intero l’articolo in questione in quanto alle nefandezze che accompagnarono l’insediamento al potere dei cristiani nel IV secolo mi condusse la lettura del romanzo storico “Ipazia – Scienziata Alessandrina”, scritto a quattro mani da Adriano Petta e Antonino Colavito, con prefazione di Margherita Hack.

 

Ipazia, ultimo bagliore del paganesimo morente, eccelsa matematica, astronoma, filosofa neoplatonica, scienziata, fu uccisa nel 415, fatta a pezzi e bruciata da monaci invasati, col beneplacito del vescovo Cirillo, poi santificato dalla Chiesa

 

 Nel libro sono “rivisitati” personaggi cristiani del calibro di Ambrogio, patrono di Milano, Agostino d’Ippona, padre della Chiesa, Cirillo, vescovo di Alessandria d’Egitto, mandante di fatto del barbaro assassinio di Ipazia nel 415, Giovanni Crisostomo. Tutti fatti santi dalla Chiesa per il loro zelo nel combattere, non solo con la forza delle parole, ma anche con la violenza, gli epigoni della cultura pagana, vista come verbo di Satana. Una persecuzione che determinò il crollo dell’Impero Romano, in ben maggior misura delle invasioni barbariche, secondo la ricostruzione di Lisorini. Con la differenza che i barbari furono acculturati alla romanità, per la sua superiorità, mentre il paganesimo, col suo tollerante politeismo, il sincretismo religioso, l’apertura mentale nel pensiero e nella vita quotidiana, era difficilmente piegabile alla visione chiusa, assolutista, in sostanza regressiva, di una religione, come la cristiana, monoteista, ben lontana all’epoca dall’essere anche solo sfiorata dall’idea di un unico Dio al quale pervenire per strade diverse; come poi cercarono di proporre nel XV secolo pensatori ecclesiastici come Niccolò Cusano, anticipatore del pensiero di Giordano Bruno e per sua fortuna anteriore al sorgere dell’Inquisizione, che avrebbe rinnovati e moltiplicati i tormenti delle persecuzioni contro i neopagani, nel vano tentativo di soffocare l’anelito dell’uomo verso la libertà delle idee, del comportamento individuale e sociale, in particolare della sessualità, considerato che a nessuno è dato scegliere le proprie inclinazioni in questo campo, prettamente privato.

 


Giuliano l’Apostata, ultimo imperatore pagano. Che corso avrebbe preso la storia se non fosse morto in guerra contro i Persiani nel 363?

 

Il cristianesimo, ghermito il potere, fabbricò per secoli invenzioni a suo vantaggio, che oggi chiameremmo fake news, a cominciare dal in hoc signo vinces, e poi via via nei secoli, durante concilii ”illuminati dallo Spirito Santo”, prima fra tutti l’asserita “donazione di Costantino” del potere temporale alla Chiesa, smascherata dall’umanista Lorenzo Valla nel luminoso XV secolo. [VEDI 1Ma il vizio di fondo di tutte le religioni rivelate è l’assunzione di un rapporto privilegiato e diretto con Dio da parte dei loro fondatori, onde soltanto nei loro libri “ispirati da Dio stesso” sta la verità. Un’assunzione che porta loro benefici economici immensi, mentre nessuno sa chi abbia le chiavi dell’aldilà né che l’aldilà esista.

 


Niccolò Cusano, in bilico tra ortodossia cattolica e posizioni anticipatrici della successiva Riforma di Martin Lutero, cui si oppose la Controriforma, con la ricaduta nei “secoli bui”

 

Se sino qui ho proceduto in una sostanziale sintonia con le posizioni di Lisorini, cominciano ora ad insinuarsi le mie concezioni ambientaliste, che mi portano  ad elogiare il rapporto con la natura della civiltà greco-romana, che per essa nutriva un rispetto sacrale, divinizzando addirittura le sue parti più influenti sulla vita dei singoli e della società, come i fiumi, i laghi, i boschi, il mare, con déi preposti alla loro tutela. Ma sono anche consapevole che la scienza, dapprima in nuce nei pensatori presocratici e poi progredita, specie in campo astronomico, con Aristarco, Eratostene, Ipparco et al., subì una battuta d’arresto durante il periodo ellenistico (tradizionalmente iniziato con la morte di Alessandro Magno nel 323 a. C.) nelle sue applicazioni pratiche (che oggi definiremmo “tecnologia”), specie dopo l’annessione all’impero di tutti i Paesi mediterranei, Grecia inclusa. Ciononostante, i germi del possibile sviluppo tecnologico erano già presenti –e le invenzioni pratiche di Ipazia ne fanno parte- come documentato da Lucio Russo nel suo “La rivoluzione dimenticata”.

 


I progressi in campo scientifico della Grecia classica subirono un rallentamento nel periodo ellenistico-romano, per poi estinguersi con l’avvento del Cristianesimo

 

Visto come sono andate le cose a partire dal XVIII secolo “dei lumi”, con un progresso inizialmente finalizzato al benessere delle persone e poi sfociato nell’attuale sviluppo fine a se stesso e sfruttatore delle ricchezze della Terra al vano inseguimento di una crescita infinita, non sono così propenso oggi a vederlo in chiave positiva (o meglio positivistica) come lo sarei stato, ad esempio, nell’800, quando ancora i pro sopravanzavano i contro del nostro atteggiamento predatorio, appiattito sulla mentalità materialistica dei vari economisti “d’assalto”, alla Adam Smith, per i quali la Terra non è che un serbatoio di materie prime, ad esclusiva disposizione dell’umanità.

La posizione della Chiesa nei confronti della Terra, pur qualificata come “creato”, non ha l’autorità, e forse neppure la convinzione, necessarie a fermare il clima plasticamente rappresentato dalle contrattazioni di Borsa, dove tutto ha un prezzo, ma nessun valore. Vorrei vedere l’enfasi con cui papa Francesco difende i confini aperti a tutti i disperati del globo impegnata invece sul fronte ambientale, anche se la scelta del proprio nome come pontefice aveva alimentato le mie speranze in tal senso.

Con la chiave di lettura ambientalista, quale io sono da ormai mezzo secolo, non condivido affatto il dispregio di Lisorini nei confronti di valori come pauperismo, sobrietà, continenza, e di conseguenza l’irrisione di una ragazza come Greta, che soffre per il destino del mondo, in mano ai signori dei soldi, quindi contro quel mondo che invece Lisorini encomia in frasi come queste: La civiltà occidentale si caratterizza per la centralità della conoscenza, il primato delle scienze e della tecnologia, la libertà del costume e l’accentuato individualismo. Sarei tentato di aggiungervi l’importanza dei beni materiali e l’organizzazione sociale basata sul denaro e sulla competizione. Siamo agli antipodi rispetto ai motivi ispiratori del cristianesimo. Ebbene, mi sento invece vicino a questi motivi ispiratori, che infatti ci preservarono per quasi due millenni dagli eccessi cui siamo giunti lungo quella strada. Nella mia ottica la tendenza all’ascetismo, al controllo dei propri impulsi, compresi quelli della carne, la povertà voluta (non la miseria imposta), il piacere della rinuncia, il rispetto dell’altro, allargato alla natura, rendono una società più “longeva”, mentre ha vita effimera una società dedita a superare ogni limite in ogni ambito, come quella attuale.

Se i cristiani vivevano nella millenaristica ossessione del fuoco eterno, ciò era dovuto alle fosche descrizioni dell’aldilà da parte di una Chiesa che aveva l’interesse a dominare le coscienze con la paura; ma sono contrario a comparare quel sentimento con l’attuale, diffusa, paura del futuro, che non è più frutto di superstizione, ma di previsioni che la stessa scienza, oggi tanto idolatrata, ci fornisce con dovizia di dati, che gli eccessi meteorologici non fanno che confermare, in un sinistro crescendo.

 


San Francesco, come Pio II oltre due secoli dopo, mostrò di voler convertire il Sultano, nonostante le inconciliabili divergenze di fondo tra le due religioni. Oggi il cristianesimo è passato dal barbaro proselitismo sulle popolazioni più deboli alla mera difensiva dagli attacchi dei nemici di sempre

 

I grandi avanzamenti scientifici mostrano oggi il loro risvolto negativo, con un boom demografico incontrollabile, se non con metodi brutali, una natura ribelle, un clima impazzito, una tecnologia ormai al di sopra dell’uomo. Spesso mi chiedo cosa sarebbe oggi il mondo se il cristianesimo non avesse fermato i progressi di una scienza senza freni etici o religiosi. Naturalmente ripudio i risvolti feroci usati dai cristiani per affermare la propria supremazia, ma penso con sgomento dove saremmo arrivati, con largo anticipo rispetto ad oggi, senza il loro intervento, privilegiante la spiritualità, l’ascetismo, il misticismo, eretti a regola di vita da alcuni santi, venerati dal popolo come esempi di imitatio Christi, a loro volta da imitare, per quanto nelle capacità dei più. Questo è la faccia del cristianesimo per cui mi sento cristiano, anche se solo di desiderio. Ma questa è anche la mia limitazione, perché non riesco ad abbracciare, come i tempi vorrebbero, né l’irenismo quattrocentesco né l’ecumenismo odierno, nella consapevolezza che ciò equivarrebbe alla dissoluzione dell’identità del cristianesimo stesso, fuso in un calderone con altre religioni, sullo stile del globalismo economico e culturale che oggi va tanto di moda (salvo poi scapparne a gambe levate quando questi “orizzonti aperti” mostrano i loro lati peggiori, come dimostra l’odierno isolamento sanitario della Cina, infettata da un virus pandemico). 

Scendendo dal campo religioso a quello politico, abbiamo assistito all’affermarsi di definizioni come “populismo” e “sovranismo”, quasi fossero equivalenti. Se sovranismo indica l’attribuzione allo Stato della sua legittima sovranità nei campi basilari della convivenza civile, in primis quello monetario, linfa vitale di ogni nazione e oggi delegato a cricche parassitarie private, populismo ha connotati meno nobili, racchiudendo in sé vizi deleteri come la demagogia: promesse elettorali al solo scopo di mietere facili consensi.

Con queste definizioni Donald Trump è un populista, ma non un sovranista, in quanto ha anteposto i successi economici a breve termine alla salute dell’ambiente, accarezzando invece quei circoli finanziari di cui ha sempre fatto parte, che oggi lo idolatrano per aver ridato fiato alle Borse, riducendo le tasse alle imprese dal 35% al 21%. [VEDI 2]

 

Molta ironia si è fatta sugli oscuri poteri dietro di lei. Sospetti fugati dall’affronto in pieno campo a Davos di Greta contro Trump, il populista  negazionista della minaccia climatica

 

Molti hanno ridicolizzato Greta, in quanto ipocrita espressione del capitalismo in procinto di fare business riparando i suoi stessi guasti, ma questa accusa mal si concilia con la ferma opposizione pubblica di Greta a Trump, che Lisorini ripropone, per sottolineare la loro differente statura, certo che nessuno abbia dubbi a mettere sul piedestallo il primo; mentre io, per quanto possa contare, ci metterei di sicuro la “povera ragazza”.

Del cristianesimo abbiamo perso i valori fondanti, dei quali avremmo estremo bisogno in un mondo ipertecnologizzato che si illude ancora di diffondere e inculcare bisogni superflui per tutti con i medesimi strumenti che ci hanno portati sull’orlo del baratro. L’ottocentesca lezione dell’entropia ha trovato orecchie sorde nella politica, nella finanza e persino tra quegli scienziati negazionisti dei cambiamenti climatici di origine antropica.

 

 Marco Giacinto Pellifroni  2 febbraio 2020

 

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