Michele Scandroglio

 

Da Varese storie di presunte tangenti e due capi di imputazione
Nel “partito dei perseguitati” c’era Scandroglio
Il Pm chiese 2 anni e 4 mesi. Dichiarata la prescrizione 
Sette pagine di documenti. Titolo “la melma”.
Comitato d’affari e assegni circolari

Da Varese storie di presunte tangenti e due capi di imputazione
Nel “partito dei perseguitati” c’era Scandroglio
Il Pm chiese 2 anni e 4 mesi. Dichiarata la prescrizione 
Sette pagine di documenti. Titolo “la melma”.Comitato d’affari e assegni circolari

 

Ho due posti barca, degni di questo nome. Nel porto sfavillante di Imperia. Mi costano dei soldini. Ho due yacht, uno di “marca Sasso”. Regolarmente pagati e fatturati. E qui mi fermo. Non vi racconto più nulla delle mie proprietà, note e meno note, dopo anni di sudore vero. Intraprendenza.  

Sono Belfagor, vittima in caduta libera di una grande ed inaudita farsa mediatica, ai miei danni, come direbbe lady Gasco/Mastella che in quel rigorosissimo foro di Reggio Calabria ha sudato sette camice per il conseguimento dell’abilitazione professionale. Munita di residenza nella dimora di un sottufficiale.

Sono Belfagor incazzato nero perché mi attribuiscono (L’Espresso, ultimo numero in edicola, edito del finanziere “rosso ebraico”) di aver dato vita, tramontato l’impero scudocrociato, ad un “feudo Liguria”. Controllando banca Carige. E la sorellastra Carisa. Coltivando, nel giardino rubicondo, un esercito crescente di saggi imprenditori amici. Muniti di antenne e radiotrasmittente. Sensori ultravioletti.

Io, diavolo di Belfagor,  sarei diventato uno dei compari del casato Vaticano e di un manipolo cardinalizio.

Io Belfagor, ras di gran parte dell’informazione locale. Dotato di linea rossa con i capiredattori più addentro alla soluzione di problemi che affliggono da decenni la società ligure-ponentina.

Ad iniziare dalla carenza di sviluppo edile che frena una qualità di vita, modello paesi nordici. Penso all’entroterra che gira che ti rigira, si è trasformato in un grande polmone di benessere generalizzato. Che continua a vivere di pacchia. Aree vendute a peso d’oro, case a peso d’oro, superaffollamento dei vecchi centri abitati, occasioni di lavoro che si sprecano, vecchi mestieri che risplendono.

Se mi avessero dato retta avrei frenato l’entroterra opulento, per preoccuparmi di più dell’espansione della fascia costiera. Ricca di spazi verdi, parcheggi, arterie stradali, vivibilità alla nordica. E sono anni e anni.

Ho lottato invano. Anche se al degrado generalizzato non siamo arrivati ed il “buon governo” si vede comunque dal mattino. L’ordine, il decoro, la pulizia dei centri urbani. Alla Svizzera. Siamo evoluti. Civilizzati.  

A fare la differenza ci sono anche le fontane artistiche, le nuove “rotonde” che ci libereranno dalla paralisi da traffico. I porticcioli che metteranno carburante aereo a decine di lussuosi alberghi. Grande offerta di monolocali e bilocali per un’industria turistica che sfrutta tutta la potenza della qualità.

La nuova classe dirigente, formata da un esercito “delle libertà”. Nulla a che vedere col libertinaggio. Sono state inaugurate “scuole di politica”. Per fare in modo che i “migliori” possano esprimere la loro raffinata professionalità. Tagliando subito le unghie ai “borseggiatori”. Ai pappa pappa che ingrassano, non sempre a visto d’occhio. Ormai il trucco è noto.   

 
Michele Scandroglio

Io Belfagor metto al bando equivoci e falsità. Non corrisponde al vero che Michele Scandroglio sia arrivato al vertice del Pdl della Liguria per mia imposizione. E sia rimasto sotto la mia “protezione”.

Anzi, contro Scandroglio che ha dichiarato un reddito imponibile, nel 2008,  di 397.035 euro, hanno persino architettato una pubblicazione (edizione Arterigere a cura di Franco Giannantoni e postfazione di Guido Calvi, avvocato di fama) dal titolo “la melma”. Atto di accusa del Pubblico Ministero, Agostino Abate, ai danni di un Comitato d’affari di Varese e provincia (vedi e leggi,  7 pagine in fondo , se non credete…).

Che si dice del primo dirigente del partito del Popolo della Libertà della Liguria? “…Scandroglio Michele, consigliere di amministrazione Provinciale ricandidato a tale carica nel 1990, per aver ricevuto da Di Luccio Nicola lire 19.700.000, provento di reati di appropriazione indebita e falso in scrittura privata, ai danni della società Basile Spa a sostegno della sua candidatura….”.

E al capo 2….”Scandroglio Michele con….consiglieri ed assessori dell’Amministrazione provinciale di Varese….di aver abusato delle  qualità e funzioni che alcuni di loro ricoprivano….per attribuire e conferire incarichi professionali a progettisti da loro scelti ed assegnare appalti alle ditte da loro indicate…tra i quali anche il piano d’area della Malpensa, il progetto del Lago Maggiore,  la costruzione del padiglione Seppelli per l’Università di Varese, ciò per favorire le imprese e i professionisti che consegnavano loro ingenti somme di denaro fino al 15 giugno 1992…”.

Una storia di assegni circolari, qualificati tra gli indagati….come restituzione di prestiti al socio. ….

Io Belfagor non ho dubbi. Le consuete accuse infondate, inventate, alla Travaglio Marco, al padre putativo Di Pietro Antonio, “sciabolane”., Ma tanto bastava  al Pm. Agostino Abate (compare rosso?)  per chiedere una condanna a 2 anni e 4 mesi  nei confronti di Michele Scandroglio.

Ecco che quella stessa giustizia, pur di non riconoscere l’”errore giudiziario” ha il  coraggio di invocare, secondo Costituzione e legge, che “tutti i reati sopraindicati sono estinti per intervenuta prescrizione”.  Anzi, diciamo assoluzione, come insegna il TG 1 Rai di Augusto Minzolini.  Prescrizione, uguale a soluzione. Innocenza.

E’ grazie a questa indiscussa liberatoria che l’hanno pregato in ginocchio di lasciare quel di Varese e raggiungere la più “salubre” Liguria.

Qui al massimo opera qualche birbantello. Certo una ventina, anzi secondo le cronache giornalistiche supererebbero la trentina, si sono dotati del medagliere contenente almeno un avviso di reato, un rinvio a giudizio o una punizione in attesa di appello.

Senza quel medagliere meglio non promuovere presidenti, sindaci, assessori. Ci sono rischi di infedeltà acuta e ripetuta.

Qualche esempio?  Un sindaco ha raggiunto quota 17, meno qualcosa già definito col proscioglimento. Un altro, più bamboccio e grassottello, è arrivato a quota tre.

Ci sono ex presidenti di Provincia, perseguitati per  l’edilizia, o le discariche che sono ormai un fallimento assicurato per i disgraziati privati che ancora le gestiscono.

Ci sono assessori, consiglieri. Ognuno ha la sua croce (dell’ingiustizia), pur consci che perseguitati in terra avranno il regno dei cieli. La felicità celeste.

C’è una novità dell’ultima ora. Tutti i seguaci di Belfagor dovranno d’ora innanzi documentare, con dichiarazione asseverata, le proprietà che avevano prima di entrare in politica, quelle che posseggono ora e fino a fine mandato. Loro, di famigliari e società di famiglia. In cooperative incluse. Cosi non avremo più “furbetti del quartierino”. Tentati dalla convinzione di farla franca.

Ho deciso dopo aver letto nelle pagine de Il Sole 24 Ore che “Il decreto intercettazioni vieterà la pubblicazione degli atti giudiziari, intercettazioni comprese, anche in sintesi, prima dell’udienza preliminare. Chiunque trasgredisce rischia fino a quattro anni di carcere. In questi giorni un ministro, Claudio Scajola, si è dimesso per la pubblicazione di sintesi di atti processuali prima dell’udienza preliminare. Se il decreto fosse stato in vigore, non avremmo avuto notizia dell’inchiesta.  Il cittadino di un paese libero ha il diritto  di avere notizie utili alla formazione di un giudizio. I giornalisti rispondono civilmente e penalmente dei loro atti. Nessuno ha il diritto di eccedere, ma nessuno ha la facoltà di imbavagliare”.

Imbavagliare chi? Vogliamo scherzare. Da quando in qua! Una stampa e giornalisti liberi, come in questa nostra terra ligure, non sopravvivono in nessuna parte del mondo. Checche ne dica e sostenga l’anima dannata di Vittorio Coletti. E dire che è imperiese verace. E potrebbe aspirare ad un ministero senza portafogli, ma con le tentazioni a portata di mano non si sa mai.

L’acuto Coletti vorrebbe dividere la libera informazione tra “buoni” e “cattivi”. Coraggiosi e pavidi. Graffianti e servili. Sostiene su “Repubblica-Genova” che in cronaca nazionale ci scrivono i più bravi, raccontano a ruota libera “fatti e misfatti”. Mentre quelli che curano le cronache locali ponentine  dei due quotidiani più diffusi sarebbero dotati di museruola.

Per me sbaglia, semmai di fronte agli “odori sgradevoli”, utilizzano la maschera antigas.

Nel regno di Belfagor la giustizia forcaiola non va mai in prescrizione.

(A cura di Belfagor)

 






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