Meloni tra dazi, Salvini e sogni atlantici: il governo naviga a vista
Altro che governo del fare: il governo Meloni sembra ormai quello del rincorrere. Rincorrere i danni, rincorrere Salvini, rincorrere un ruolo internazionale che – per ora – resta confinato più nei comunicati stampa che nelle cancellerie europee.

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L’ultima grana in ordine di tempo arriva da Oltreoceano. Gli Stati Uniti hanno imposto nuovi dazi su alcuni prodotti europei, e l’Italia rischia di pagarne il prezzo. La premier ha subito indossato il vestito della rassicuratrice-in-capo, liquidando il tutto con un “niente panico, i danni saranno minimi” che suonava più come un augurio che una valutazione oggettiva. Intanto, agricoltori e imprenditori fanno i conti (veri) con mercati in fibrillazione e ordini che evaporano.

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Ma mentre i dazi colpiscono, Salvini scalpita. Il ministro dei trasporti – e del traffico d’opinioni – ha rispolverato il suo vecchio repertorio euroscettico, in perfetto stile “cattivo ragazzo del Nord”. Attacchi al Green Deal, bordate contro Bruxelles, nostalgie di lira e frontiere: un déjà-vu che fa tremare i tecnici del MEF e imbarazza non poco la premier, impegnata com’è a mostrarsi affidabile davanti a Ursula von der Leyen… e possibilmente a Biden.
Meloni sogna un ruolo da “pontiera” tra Europa e Stati Uniti. Un’immagine suggestiva: Giorgia col casco giallo, intenta a costruire ponti tra due sponde che, a ben vedere, le concedono poco spazio. Washington alza dazi, Berlino pensa solo al proprio export, Parigi guarda dall’alto in basso (come sempre). E lei resta lì, in mezzo, a cercare di tenere insieme i pezzi: un po’ Angela Merkel, un po’ influencer del G7.
Nel frattempo, la luna di miele col Paese sembra finita. l’inflazione morde, i salari arrancano, e il PNRR è ancora in modalità “promessa sposa”. L’opposizione? Disorganizzata, certo. Ma la vera opposizione, oggi, siede al Consiglio dei Ministri con la felpa della Padania e l’elmetto del sabotatore.
In sintesi: il governo Meloni è in crisi? Dipende da chi lo chiede. Per la premier è tutto sotto controllo. Per gli osservatori, invece, la nave va… ma senza timone. E con un equipaggio dove ognuno rema per conto suo. Giorgia cerca di governare, Salvini di sopravvivere, e intanto il mondo va avanti, con o senza “ponti”.