MAURIZIO COSTANZO NEI MIEI RICORDI
Nel mio piccolo, voglio dedicare il mio modesto tributo a questo grande innovatore televisivo rammentando un paio di suoi inviti a un illustre sconosciuto come me per parlare di una tendenza sessuale ben poco conosciuta, sia allora che oggi: il feticismo.
Erano i primi anni ’90; e anche se gli effetti nocivi del terrorismo giudiziario di “Mani Pulite” si facevano sentire, dopo l’allegra libertà in tutti i campi che avevamo vissuto negli Anni ’80, poi mitizzati nel rimpianto, il clima culturale non era ancora stato invaso dal perbenismo conformista che dura tuttora.
Costanzo, in entrambi gli show, mi convocò, prima di andare in onda, per conoscere, sia pur nello spazio di pochi minuti, le mie idee riguardo a ciò che sarei andato ad esporre. L’unica raccomandazione che mi fece, vista la delicatezza dell’argomento, fu di non usare termini volgari o scurrili. Non poteva sapere che non rientravano nel mio linguaggio, pur senza volermi riempire la bocca, d’altro canto, di termini che gli intellettuali spesso usano per sottolineare la loro distanza dal ceto nazional-popolare.
Ebbi così modo di spiegare che sotto la dizione “feticismo” avevano finito per rientrare pratiche lontanissime dalla sua vera essenza. Per feticismo deve intendersi, a mio avviso, la parte più estetica dell’attrazione che l’uomo prova per la donna. Il feticista è colui che non vuole “arrivare subito al dunque”, ma indugia nei corteggiamenti preliminari, che sono proprio quelli di cui la donna necessita per entrare nella giusta disposizione amorosa; e in vista della quale si acconcia per apparire più bella e desiderabile agli occhi dell’amante.
Questo atteggiamento del feticista attinge al lato femminile che è in ciascun uomo, e che evidentemente è in lui assai più marcato. Io lo definisco un atteggiamento estetico ed estatico di fronte all’amata, che in quei momenti egli vede come la donna più bella del mondo. Voglio sottolineare peraltro che l’avere una più accentuata componente femminile non significa affatto che il feticista abbia tendenze gay.
A tale riguardo, va detto che, sino a una trentina di anni fa, i gay non pubblicizzavano come in seguito hanno fatto, le proprie tendenze, che concedono molto più spazio alla componente femminile, fino ad essere attratti soltanto (o prevalentemente, nel caso siano bisex) da soggetti del loro stesso sesso.
Il feticista, al contrario, tende a lasciarsi abbagliare dalla bellezza femminile, fino al suo culto, direi alla sua adorazione, ponendola su un piano superiore al suo. Forse è una sopravvivenza, sotto diverse forme, del romanticismo ottocentesco e anche oltre, quando l’uomo sognava cosa la donna celasse sotto quei vestiti ingombranti e lunghi fino a terra, o sbrigliava la sua fantasia al vedere un piedino e una scarpetta spuntare dall’orlo di una sottana.
Oggi quel mistero si è dissolto; ma permane il sex appeal di un gonna che si solleva rispetto alle gambe già nude, o il suggerimento di una scollatura rispetto ad un seno o ad un corpo subito nudi. C’è una notevole differenza emotiva tra il vedere una donna in costume da bagno e un’altra che, partendo vestita, si scopre fino a rimanere in intimo.
Considerazioni del tempo che fu? Non proprio, a giudicare dalle rivelazioni delle ragazze d’oggi circa i gusti dei loro compagni. Trapela ad esempio un gusto insospettato per i bei piedi, quando la vulgata parla con enfasi di altre parti del corpo. Si scopre così che le tendenze feticiste rimangono celate ed escono allo scoperto soltanto nei momenti di intimità: sono l’ultimo segreto, in un contesto in cui tutto viene sfacciatamente esibito. Permane insomma un residuo pudore nell’esternare tendenze che si credono fuori dalla norma, e quindi non allineate al “pensiero unico”, che vige anche in campo sessuale, proprio quando si credeva fosse ormai stato sdoganato tutto.
In base a queste considerazioni, mi vien fatto di chiedermi in cosa possa differenziarsi il feticismo dai costumi islamici, che impongono la totale copertura del corpo femminile, fino alla follia di coprirne persino il viso col burka o la maschera sulla parte inferiore del viso. Inciso: faccio queste mie ultime riflessioni –a mo’ di appendice- soltanto oggi, che siamo permeati dai costumi islamici assai più dell’epoca delle mie apparizioni al M. Costanzo Show. La risposta che mi sono dato è che gli islamici rinchiudono entro le mura domestiche la bellezza delle loro donne, mentre il feticista è ben felice se esse si comportano nei modi che ho più sopra descritti: non solo l’amata nell’intimità, ma anche le altre donne nelle varie forme di spettacolo, dal cinema alla TV e, perché no, anche nelle ultime forme di esibizione sulla rete, la maggioranza delle quali è invece riservata al nudo immediato e ad atti osceni, che nulla hanno da spartire col feticismo.
Noto poi che anche le donne islamiche che limitano la propria osservanza al velo sul capo coprono una loro parte tutt’altro che insignificante sotto il profilo estetico-sessuale: la chioma. I capelli lunghi, un tempo connotato esclusivamente femminile, hanno una forte valenza erotica. E le donne lo sanno molto bene, con alcune che se li lasciano crescere a oltranza, consentendo così ogni tipo di acconciatura, dalle trecce, che suggeriscono la giovanissima età, alla crocchia della signora elegante. Anche i capelli sono una forma di linguaggio corporeo.
Posso solo fare un accenno finale agli indumenti tipici del feticismo estetico: le calze con la riga (un tempo una pura esigenza di fabbricazione) e i tacchi alti, entrambi nella zona su cui più si focalizza il feticismo classico: gambe e piedi.
Mi accordo di essere andato molto oltre le mie intenzioni iniziali, ma non posso che inviare ringraziamenti postumi a Costanzo per avermi dato l’estro di lasciare spazio alla nostalgia che sempre si prova a tempi di assai minor peso di anni sulle spalle, inviando una eco di quanto dissi allora ai lettori di oggi, chiedendomi quanti di loro, apertamente o in cuor loro, hanno condiviso le mie considerazioni su temi che gli intellettuali in genere rifuggono, in quanto scoprono, se dichiarati in prima persona, una nostra parte più intima, che io ho invece molto minori riserve ad esternare.
Marco Giacinto Pellifroni 26 febbraio 2023