MACEDONIA.
In circostanze meno drammatiche non si può scartare l’idea che l’esclusione dell’Italia dai mondiali di calcio avrebbe sollevato clamori e polemiche a non finire. Lo sport nazionale sarebbe diventato una corsa affannosa per puntare il dito contro i colpevoli resa ancor più astiosa dal rimpallo delle responsabilità. Invece così non è stato.
A trasformare il lutto sportivo in una quasi composta manifestazione di cordogliò nazionale hanno provveduto le due emergenze attuali: la guerra e la pandemia, impossibili da scalzare dalle prime pagine.
Nel clima dettato dall’emergenza ci sono state persino risparmiate le solite, stucchevoli manfrine sul calcio metafora della vita. Dopo tutto nel gioco del pallone con risultato secco si perde o si vince senza attenuanti e senza farne un dramma. Di par loro gli azzurri hanno vinto tanto, ma anche mancato appuntamenti di riguardo.
Stavolta, come alludeva la graffiante vignetta di Giannelli sul Corriere della Sera: “Il gas è finito! Cena fredda, insalata russa e macedonia”. Se la rinascita andrà bene il prossimo pasto sarà servito caldo. Ma serve tempo e l’umiltà di ripartire dal basso.
Renzo Balmelli da L’avvenire dei lavoratori