L’ultima variante dell’ultimo Consiglio

L’ultima variante dell’ultimo Consiglio

Un must, una pratica riassuntiva, con tutti i canoni classici di questi anni: variante al PUC, fondi da usare a tutti i costi purchessia, appalti e, naturalmente, Autorità Portuale

  L’ultima variante dell’ultimo Consiglio

Un must, una pratica riassuntiva, con tutti i canoni classici di questi anni: variante al PUC,  fondi da usare a tutti i costi purchessia,  appalti e, naturalmente, Autorità Portuale

Narrano le cronache giornalistiche che dopo lo scossone primarie e gli esponenti del PD l’un contro l’altro armati, un Di Tullio sconfitto ma non domo abbia tentato di portare a tutti i costi in Giunta le ultime pratiche urbanistiche, entrambe sul mare, così, tanto per gradire e per lasciare un buon ricordo di sé. (Sempre che di ricordo si tratti e la fenice sindacale non risorga dalle sue ceneri per un nuovo posto di prestigio, ove possa svolgere, come sinora dimostrato, solo e soltanto l’interesse dei cittadini.) Una il nuovo Famila, l’altra degli edifici a servizio della spiaggia di Zinola.

 

 

Si dice anche che Berruti fra lo scettico e l’ironico si sia chiesto, e abbia chiesto al suo vice, perché mai avrebbe dovuto cercarsi rogne in un ultimo consiglio burrascoso, e con una maggioranza in fermento per non dire a pezzi, e non sufficientemente controllabile.

Ma niente, alla fine per accontentare le insistenze del vicesindaco, si è scelto di votare la meno impegnativa, e di portarla come pratica urbanistica urgente in una commissione già convocata.

Ossia, i servizi a Zinola.

Nel frattempo, il Sindaco ha ben risolto i suoi dubbi esistenziali e il rischio di seccature: non si è presentato all’ultimo Consiglio comunale ufficiale del suo mandato, adducendo impegni. E lasciando a presidio dei banchi di Giunta solo i due assessori Lugaro e Di Padova, sbrigate le poche pratiche che interessavano, e quando iniziavano le nostre. Quasi un mio assolo in Consiglio: undici pratiche nostre su venti discusse,  tredici presentate sulle trentaquattro totali. 

Dovete sapere che non solo le delibere non sono necessariamente lette e analizzate da tutti i consiglieri, e molti votano sulla fiducia, ma che all’albo, e quindi nella pubblicazione disponibile a tutti i cittadini, non sono neppure complete, ma mancanti di molti allegati.

Se uno avesse consultato la delibera 70 all’albo…GUARDAavrebbe scoperto che si trattava di due fabbricati, uno a uso “ricreativo” e bar, e un altro consistente in  spogliatoi/servizi igienici, a servizio della spiaggia libera antistante di Zinola. Che il progetto era di Autorità Portuale, che erano state chieste integrazioni, che non vi erano oneri per il Comune, né richieste di oneri ulteriori al realizzatore.

In Commissione passa senza difficoltà, fra i sì di maggioranza e alcuni di minoranza, come Pongiglione e Santi, e il resto di minoranza astenuti, noi compresi, per riservare la discussione di merito al Consiglio.

Infatti studiandosi la pratica completa, disponibile in visione ai consiglieri su cartaceo, si scoprivano cose interessanti.


 Ossia, che alcune carte apparivano frettolosamente modificate, rispetto a un progetto originario che cubava probabilmente per più di un milione ed era riferito a un riempimento (con quali terre di scavo? Da quale grande opera inutile del circondario? Con quali caratteristiche di terreno?) per realizzare una pista di pattinaggio, poi sfumato. Insomma, si trattava di usare almeno una parte dei fondi pubblici purchessia, di dare comunque un corposo appalto per non perderli. Un copione già visto.

Edifici tutto sommato impattanti e non certo trasparenti.

Il costo di questo edificio a bar e servizi, e di queste cabine? Andando a cercare faticosamente fra le righe, le tabelle e le cifre, si scopriva che è di 494000 euro.

Sì, avete capito bene: quasi mezzo milione di euro, elargiti in extremis, tramite Autorità Portuale,  a un futuro fortunato vincitore dell’appalto.

Nessuno chiede illustrazione della pratica, nessuno interviene in discussione.

Parlo io in dichiarazione di voto, e manifesto la mia contrarietà.  E’ tutto un mormorio e uno scandalizzarsi dei consiglieri. Il Presidente mi ricorda che se voglio chiarimenti, li devo chiedere in discussione, quando l’assessore può ancora rispondermi, non dopo in dichiarazione di voto, che non ammette replica.

Ma io non voglio chiarimenti. Ho già sufficientemente chiaro il mio pensiero, e di ritorsioni, battute ironiche,manifestazioni di potere del vicesindaco, sinceramente, ne ho visti e avuti anche troppi, e ne farei anche a meno.

Non sapendo a cosa appigliarsi, fanno delle ironie per una mia imprecisione, perché parlo di edifici “sulla spiaggia”, e il consigliere Frumento mi attacca dicendo che dovrei almeno conoscere di cosa sto parlando.

Ora, che siano direttamente sull’arenile, o immediatamente dietro sul lungomare, in quei famosi 300 metri dalla battigia che si dovrebbero preservare il più possibile da nuove costruzioni, ditemi voi cosa cambia nella sostanza. Ma già, quando non si hanno argomenti e quando la verità fa male, ci si aggrappa a tutto.

 Oltretutto alcuni di loro, probabilmente lo stesso Frumento,  pensano di utilizzare questo progetto in campagna elettorale, per farsi belli con il quartiere di Zinola e questo nuovo grandioso edificio pubblico.

Forse dovrebbero ascoltare meglio i cittadini, perché noi, in proposito, abbiamo invece raccolto soprattutto malcontento. Per esempio da parte dei gestori di locali di ristoro e bagni della zona, all’idea di avere un altro concorrente. Non è più tempo di vacche grasse, ma di preservare e valorizzare quel che c’è, di economicamente sostenibile.

Ma c’è di più, c’è dell’altro: questa pratica inutilmente dispendiosa si inserisce perfettamente nella scia di arroganza e prepotenza con cui Autorità Portuale in passato ha rifiutato qualsiasi dialogo con cittadini e comitati, trattando l’arenile come cosa sua, come purtroppo legge consente, anomalia demaniale savonese, distruggendo ovunque qualsiasi nucleo storico di baracche o insediamenti popolari che avrebbe potuto, a basso costo e maggiore qualità sociale e ambientale, essere invece restaurato e valorizzato e dato in gestione ai cittadini e quartieri stessi, trasformato in punto di incontro per la comunità, conciliando modestissimi interessi privati (l’inghippo sta nell’aggettivo, gli interessi fanno scandalo solo quando sono piccoli: prepotenti coi deboli e ossequiosi coi forti) con il bene di tutti e la salvaguardia della tradizione.

No: lasciamo in abbandono, distruggiamo, tabula rasa, calce e vituperio sulle rovine, e dopo il “degrado” un salutare e profittevole cemento risanatore.

Ecco dunque in sintesi l’intervento che avevo preparato, e che solo in parte ho potuto pronunciare, fra mormorii, scandalo, derisione e tutto il repertorio a cui ormai mi sono abituata.

“Non e’ un caso che l’ultima pratica portata in consiglio dalla giunta sia l’ennesima variante urbanistica. D’accordo, a uso pubblico, ma si tratta sempre di favorire una costruzione sulla spiaggia. [non sull’arenile, o.k. , precisiamo…]

D’accordo,  fornirà dei servizi ai cittadini, ancora tutto da chiarire quali e gestiti da chi, ma  e’ la dimostrazione che si preferisce sempre distruggere  e fare terra bruciata dell’esistente per ricominciare con costosi appalti. E sottolineo costosi.

Anziché valorizzare l’esistente in accordo coi cittadini, cosa che non solo farebbe risparmiare soldi pubblici, e di questi tempi si sa che ce n’e’ bisogno, ma permetterebbe di migliorare naturalmente il tessuto urbano e la qualità della vita nei quartieri, integrando.

Un non ben precisato centro ricreativo di cui non sono ancora chiari uso, funzioni, destinazione, fruizioni, tra l’altro piuttosto invasivo come impatto, e che potrebbe diventare un domani l’ennesimo stabilimento balneare, non sostituirà  i piccoli gruppi di quartiere.

La Maina de Zinoa si era offerta di gestire la zona e tenerla in ordine, ma si è  preferito come sempre demolire le baracche anziché  trovare una soluzione condivisa e di buon senso. [Fatte demolire a loro spese, n.d.r. http://lnx.truciolisavonesi.it/469/st11.pdf ]

E non e’ un caso che c’entri sempre e comunque l’Autorità Portuale, che decide e dispone come crede, a tutto discapito dei diritti dei cittadini.

Lo stesso copione si e’ ripetuto a Fornaci, alla Madonnetta,  sotto il Priamar.  Si sarebbe ripetuto anche in zona Natarella se non fosse venuto fuori che i terreni su cui sorgono le baracche sono di proprietà privata.  E meno male, perché viste dal mare quelle baracche offrono un quadro grazioso, allegro, di vita, tutte curate, una diversa dall’altra, persino con il cortiletto e le piante.

Speriamo non passi mai la proposta che io giudico terrificante del progetto di passeggiata, con le baracche ricostruite su palafitte, artificiali e grottesche.

A Fornaci si sarebbe potuto realizzare la meritoria opera dello scaletto senza scalini per i disabili, inquadrandola nell’esistente,  spingendo  alcuni proprietari a ristrutturare le loro baracche in cambio di sorveglianza e magari pulizia dell’arenile, oppure appoggiando l’idea del museo del mare, mantenendo o ricostituendo un minimo anche simbolico del vecchio scaletto con l’argano, il tutto molto più interessante e pittoresco della situazione attuale, costata parecchio.

Non sempre a parer mio quello che si ritiene bello e nuovo è la soluzione migliore, e quello che si ritiene vecchio e da demolire è la peggiore, ma esiste la via di mezzo, la riqualificazione rispettosa dello spirito dei luoghi, che altrove, in altri paesi e’ la regola. [Ma che ahimè, ha il difetto di essere a costi bassi e gestibile senza indire grossi appalti. n.d.r.]

Qui si parla di spendere la cifra terrificante di quasi cinquecentomila euro per la costruzione  dei servizi e dei locali ricreativi.

L’equivalente di mezza elettrificazione di banchina. Lo so, non ditemi che sono fondi diversi per scopi diversi e che non potevano certo essere usati per quello, ma e’ per esemplificare, per avere un’idea, perché sempre di fondi pubblici stiamo parlando, ossia dei cittadini, si chiamino fondi regionali o europei o altro, li gestisca il Comune o l’Autorità Portuale.

Allora, visti anche i chiari di luna che stiamo attraversando, vista la necessità di avere sempre meno costruzioni fisse prospicienti la battigia, e non di più, io ritengo che questo progetto così dispendioso ed eccessivo non dovrebbe ricevere l’approvazione di variante,  ma si dovrebbe puntare a riqualificare l’area con strutture leggere e meno impattanti, collaborando e progettando coi cittadini. “

Al termine della mia prolusione, dopo interventi di Frumento e Pongiglione, il voto.  Pongiglione cambia il sì di Commissione in una dubbiosa astensione. A lei si aggiungono Casalinuovo, Arecco, Romagnoli, Bussalai, e, in maggioranza ma ancora per poco, Core, visto che dal PD passerà alla lista Noi per Savona con Pongiglione.

Sei astenuti, un solo no netto, il mio (assente dopo cinque anni di assiduità, per problemi personali, il collega Delfino) e 16  sì di maggioranza.

Il Consiglio approva.

Milena Debendetti  consigliera del MoVimento 5 stelle

 

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