L’ultima proroga alle concessioni balneari (Ennesimo pasticciaccio all’italiana)
Dopo intensi colloqui tra i leader Meloni, Tajani e Salvini, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla proroga delle concessioni balneari fino a settembre 2027.
Insomma altro che fine estate 2024 ma fine estate 2027, ancora ben 3 anni di queste gestioni fatte alla carlona.
Questa decisione segna una tregua temporanea nel protratto conflitto con la Commissione Europea, la quale ha deciso di sospendere la procedura di infrazione, riconoscendo che il decreto permette ai Comuni di bandire gare per la riassegnazione delle licenze anche prima del termine stabilito.
Sinceramente è una soluzione di ripiego che di fatto congela la situazione attuale, così come si presenta sotto gli occhi di tutti, fruitori e papabili gestori di un ameba pubblica ma di fatto data in mano a privati da decenni, e nonostante gli sviluppi, la questione infatti non è completamente risolta.
Il Consiglio di Stato aveva precedentemente determinato che le concessioni, prorogate ripetutamente fino al 2033, non sarebbero più state valide dopo il 31 dicembre 2023. Tuttavia, si registra un ulteriore slittamento al 30 settembre 2027, con la possibilità di un’ulteriore dilazione fino al 31 marzo 2028, in presenza di “oggettive ragioni che impediscano l’avvio dei bandi”.
I bandi di gara dovranno essere avviati entro giugno 2027, ma i Comuni hanno la facoltà di anticipare questa scadenza, qualora vi siano motivazioni adeguate.
Insomma si demanda ancora una volta ai Sindaci ed alle Amministrazioni comunali, invece di prendere una chiara posizione definitivamente.
Resta da vedere se le resistenze dei concessionari attuali influenzeranno ancora e come fatto finora, questa palese inadeguatezza.
Per ora si sa che le nuove concessioni avranno una durata minima di 5 anni e massima di 20 anni, anche qui seppure siano ste stilate regolamentazioni, per ora sulla carta e per accontentare Bruxelles, non si sa ancora quali siano i veri criteri di assegnazione dei bandi, e per quali motivi alcuni li avranno al minimo dei 5 anni ed altri no.
Con riferimento alle nuove concessioni, resta la responsabilità del Comune che deve comunicare un’eventuale mancata suddivisione in lotti e deve essere precisato il numero massimo di quelli aggiudicabili a un solo offerente, cosa che sarebbe proprio da evitare assolutamente, con una clausola che dovrebbe servire a tutelare le microimprese.
C’è poi una griglia articolata di criteri di gara, alcuni elaborati in modo da assegnare comunque un punteggio premiale agli uscenti o ai piccoli operatori.
Ad esempio, saranno valutati anche il fatto di essere stato titolare nei cinque anni precedenti di una concessione come prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare; l’esperienza tecnica e professionale in attività comparabili; il numero di lavoratori che l’offerente si impegna ad assumere dal concessionario uscente; il numero di concessioni di cui si è già titolare nel territorio concedente, penalizzando i pluri-licenziatari per tutelare le piccole imprese; ma anche la corrispondenza degli impianti alle tradizioni locali e l’offerta di servizi che valorizzano le specificità del territorio.
Per quanto riguarda gli indennizzi, salvo modifiche dell’ultim’ora, saranno pari al valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione, compresi gli investimenti effettuati in conseguenza di calamità, al netto di ogni misura di aiuto o sovvenzione pubblica percepita e non rimborsata, nonché pari a quanto necessario per garantire al concessionario uscente un’equa remunerazione sugli investimenti degli ultimi cinque anni. Il valore sarà stabilito sulla base di una perizia asseverata.
I vecchi concessionari saranno indennizzati dai nuovi con somme proporzionali al valore degli investimenti non ancora ammortizzati. Non sono previste prelazioni per i concessionari uscenti.
È importante, come sottolinea Andrea Ducci, considerare l’esperienza tecnica e professionale dei candidati in relazione ad attività turistico-ricreative comparabili.
Inoltre, verrà valutato se, nei cinque anni precedenti, il candidato sia già stato titolare di una concessione che abbia rappresentato la principale fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.
Il compromesso raggiunto dal governo Meloni è così strutturato:
1) la proroga alle concessioni balneari è confermata fino al 30 settembre 2027;
2) sarà possibile ulteriore dilazione fino il 31 marzo 2028 solo in caso di «oggettive ragioni che impediscano l’avvio dei bandi»;
3) entro giugno 2027 i Comuni dovranno indire nuovi bandi di gara per nuove concessioni;
4) le nuove concessioni dureranno minimo 5 anni e massimo 20.
L’auspicio è che queste nuove disposizioni non diventino pretesti per mantenere lo status quo, ma piuttosto strumenti per una reale apertura e rinnovamento del settore delle concessioni balneari, in linea con gli standard europei di trasparenza e concorrenza.
In ogni caso, le spiagge libere o organizzate, resteranno piccoli tratti a volte veri e propri ridicoli accessi al mare, insomma un miraggio, per sempre sui lidi italiani!