LUCIDITÁ MENTALE = POPULISMO
Se qualcuno, in controtendenza al massiccio flusso di assurdità che arriva da coloro che decidono per tutti, osa affermare l’evidenza contraria, per lui è pronto l’epiteto più screditante: populista. Il termine fa il paio con l’altro, terrorista, usato a oltranza per bollare quanti difendono il proprio diritto più elementare: quello di esistere, che un tempo si chiamava più propriamente patriottismo. La nostra stessa storia è disseminata di ribelli al potere, bollati da questo come facinorosi eversori, e poi come eroici rivoluzionari ad memoriam.

Mark Rutte. Non mi stupirei se venisse eletto “uomo dell’anno”, a pari merito con Zelensky. Li accomuna l’abilità nel creare nemici immaginari e nel far sborsare centinaia di miliardi di euro in armamenti ad USA e UE. Rutte decollò come manager rampante in Unilever, multinazionale anglo-olandese nella quale io stesso lavorai per 15 anni. Ravviso quindi in lui quel mix di abilità e piaggeria che contraddistingueva i dirigenti olandesi “paracadutati” a controllare l’Italia e che userà poi in politica per diventare premier olandese. E infine, con lo stesso spirito con cui nel 2003 approvò l’invasione dell’Iraq, chiuse entrambi gli occhi sulle atrocità israeliane a Gaza per non offuscare le sue chance di diventare Segretario Generale NATO. [VEDI ] Un cinico opportunista in nome della carriera
Se si osa affermare l’ovvio, secondo l’aritmetica, e cioè che ottemperare alla spesa in armamenti del 5% annuo del Pil, corrisponde a prelevare -al ritmo di € 70 miliardi l’anno- fondi da altri capitoli di spesa essenziali, come l’istruzione e la sanità, già agonizzanti dopo decenni di tagli, si passa per populisti. Mentre dimostrano lucidità mentali coloro che siedono al governo, sia in Italia che ai vertici UE, in quanto sostengono caparbiamente il contrario. In particolare, la NATO è guidata da Mark Rutte, il quale, da propugnatore della sobrietà nella spesa come “voce saggia” del Nord Europa nei confronti del prodigo Sud, ora largheggia nelle richieste a tutti i Paesi membri dell’UE di dirottare soldi sin qui destinati al benessere dei cittadini -e sopravvissuti a drastici tagli a partire dagli anni ’90- sia per l’acquisto di carri armati e bombardieri, droni e missili, sia per continuare ad armare l’Ucraina; in ambo i casi al fine di difendere l’Europa dalle mire espansionistiche della Russia. Insomma, questo scalatore politico (è il più longevo, dopo Angela Merkel), che predicava il rigore quando andava di moda, oggi ha cambiato bandiera e non si fa scrupolo di dissanguare l’Europa in nome di un pericolo creato ad arte dalle lobby dei “mercanti di morte”, come li ha appena tacciati il nuovo papa Leone XIV, e fatto proprio supinamente da tutti i governanti europei, UE in testa. Unico ad ergersi contro la follia neo-bellica è il premier ungherese, Orbàn. Populista, naturalmente; e in quanto tale, esposto ad ogni genere di sanzione e censura da parte dell’UE: la pecora nera del gregge, quinta colonna dell’odiato Putin. La guerra preventiva è ammessa soltanto se a farla è Israele, guidata nelle guerre multi-fronti dall’anti-populista per eccellenza, Netanyahu.

Papa Leone XIV predica contro le guerre, suscitate dai “mercanti di morte” che speculano sulla produzione di armi; ma sembra non vedere che dietro gli sbarchi e i “salvataggi” in mare di tanti barconi alla deriva operano altrettanti mercanti di morte. Ai primi mercanti si affidano i governi, in preda ad una folle frenesia marziale; i secondi sono invece dichiaratamente fuori legge e negrieri

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Non ho mai nutrito particolari simpatie per l’ex premier “Giuseppi” Conte, in particolare quando ci traghettò attraverso il Covid, ma sono pronto a seguirlo nella sua recente battaglia a tutto campo contro il riarmo, nella sua qualità di leader del M5S, già tacciato di populismo per la difesa del reddito di cittadinanza in un mondo in cui macchine e AI non solo consumano quantità stellari di energia, ma tolgono il lavoro a milioni di persone, che da un giorno all’altro scadono a “esuberi”, in balia della disperazione e della fame. Oggi, avversando il riamo, il M5S rinnova la sua vocazione “populista”, secondo le lenti con cui lo guardano gli attuali organi di governo, a cominciare dalla sua leader, Giorgia Meloni, già distintasi dal lungo silenzio sui massacri a Gaza, visto che a farli era –ed è- il succitato Netanyahu. Ah già, c’è un altro termine abusato da coloro che già abusano del termine “populismo”, e cioè l’anti-semitismo. Chi prova orrore per il bellicismo israeliano, che spadroneggia in tutto il Medio Oriente, non comprende gli intricati fili della politica internazionale, per cui Israele sarebbe il nostro avamposto in quella regione, a difesa della nostra libertà e democrazia. Né più né meno di quanto significhi l’Ucraina, bastione contro l’autoritarismo dei Paesi che non godono dei nostri valori. L’Occidente, insomma, vuole plasmare l’intero mondo a sua immagine e somiglianza, brandendo la spada, se ritenuto necessario, incurante della scia di morte lasciata dai suoi temerari interventi passati.

A Giuseppe Conte e al Movimento 5 Stelle che dirige, indirizzo il mio plauso “populista” per aver organizzato una giornata di opposizione alla tendenza bellicistica che dilaga per l’Europa
Populisti sono poi quanti, come chi scrive, criticano alla base il sistema monetario vigente, basato sul denaro privato a debito, che arricchisce a oltranza chi quel denaro lo crea dal nulla a proprio esclusivo profitto, mentre si accumula un debito pubblico mondiale ormai equivalente al triplo del suo Pil. Per restare a casa nostra, questo sistema, considerato “naturale” e insostituibile, non solo da chi ne trae vantaggio, ma persino dai governi, che dimostrano così la loro vera natura di vassalli della finanza, questo sistema, dicevo, costa agli italiani oltre € 80 miliardi l’anno di interessi. Più o meno quanto la spesa in armamenti di cui parlavo più sopra. Entrambi a scapito di altre spese che renderebbero la nostra vita meno grama, restituendoci quel welfare di cui abbiamo perso memoria. È considerato buono e giusto che i soldi non li emettano i governi, a costo nullo, ma banche private, indebitando l’intero pianeta [VEDI], nella veste di creditori dei soldi che dovrebbero invece essere frutto del lavoro di tutti, e quindi non accreditato a chi si limita furbescamente a stamparli.

È oggetto di risolini sarcastici, è populista affermare che il sistema bancocentrico, che muove il mondo a ritmo accelerato da oltre 3 secoli, viaggia a velocità accelerata verso l’impatto terminale
Ma non facciamo del populismo, perbacco: quel benessere esistenziale che avevamo raggiunto altro non era che un’ubriacatura collettiva, mentre in realtà stavamo vivendo al di sopra delle nostre possibilità. Quante volte ci è toccato sentire questo mantra dalle nazioni più parche del Nord, in particolare da quella stessa voce che oggi predica il contrario? Rutte è uno di quei manager pubblico/privati che hanno la capacità di arrivare al posto giusto nel momento giusto. Di certo è giunto all’apice di una NATO sino allora sopravvissuta a se stessa ed oggi rivalutata a collezionista di centinaia di miliardi di euro da spendere per riformare l’insieme degli eserciti europei, che pure già costano ai contribuenti il doppio delle spese militari della stessa Russia contro la quale si preparano a scagliarsi. A dispetto dell’adagio che vorrebbe l’unione fare la forza. “Insomma, già oggi l’Ue spende tanto quanto basta per comprare almeno il doppio di armi e munizioni rispetto a Mosca.” [VEDI]
C’è infine un ultimo campo in cui è poco distinta l’attribuzione del termine populista. Si tratta dell’immigrazione clandestina. Vista la diffusa avversione popolare per l’arrivo indiscriminato (o meglio discriminato da altri “mercanti di morte”) di clandestini sulle nostre coste e attraverso i nostri confini, sembrerebbe più logico considerare populista proprio questa riluttanza all’accoglienza di gente di cultura e abitudini totalmente all’opposto delle nostre. E così è stato, finché, proprio in virtù del consenso popolare a misure di contenimento e respingimento dei barconi “salvati” dalle varie ONG, non è arrivato al governo una coalizione dichiaratamente anti-immigranti. Da allora, una posizione divenuta propria del governo non poteva continuare ad appellarsi populista.

Altro tema scottante: che sensazione si prova quando ti vedi scaricare natanti zeppi di persone selezionate dai “mercanti di morte” libici, ciascuna delle quali costituisce un’incognita anagrafica e un problema in più per l’Italia sotto i profili economico, di sicurezza, sociale e culturale? Si scontrano due visioni: una buonista, di stampo ideale, e l’altra “populista”, che cerca la normalità di ordine, sicurezza e dignità lavorativa
Eppure, è tornata ad esserlo, vista l’assodata incapacità del governo di mettere in pratica i suoi ardimentosi propositi. Chi tiene il piede in due scarpe, invece, è il Vaticano, che sembra non distinguere i mercanti di morte in chiave negriera da quelli disposti a mettere a ferro e fuoco il pianeta pur di moltiplicare i propri profitti.
Nel limbo dell’indecifrabilità metto invece il PD, che plaude all’arrivo in massa di clandestini, mentre sul no al riarmo rimane nell’ambiguità, non partecipando alla grande marcia indetta dal M5S, se non con qualche presenza a “titolo personale”. C’è davvero da non riconoscere cosa è diventata la sinistra dagli anni delle marce pacifiste, del contrasto “senza se e senza ma” a quella stessa NATO che oggi chiama a raccolta i guerrafondai dell’intera Europa; in una sottaciuta vicinanza ideale a quella Meloni che sfoggia, con colorito accento romanesco, il latino si vis pacem para bellum.
Marco Giacinto Pellifroni 29 giugno 2025